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Il Punto sul Bologna – Il conto! Per favore – 18 apr

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È la prima volta che mi capita ma mai come quest’anno ho il forte desiderio che il campionato giunga a termine. Non sono né arrabbiato né felice, né allegro né insoddisfatto. Semplicemente annoiato. Negli uffici rossoblu, molto probabilmente già da queste ore si sta ragionando sul Bologna del futuro, quello del prossimo campionato. Tuttavia, quello che è dilaniante è che ancora tutto ci sembra lontano. Perfino il calciomercato, ovvero quel lasso di tempo in cui raggrumiamo tutti i nostri desideri e, soprattutto, dove i sogni si accavallano e allargano le prospettive della speranza. Queste ultime sei giornate che attendono, a noi tifosi del Bologna, non diranno niente. Niente che possa farci aspettare la partita di turno con ansia e trepidazione. In questo stato di tiepido purgatorio, il Bfc veleggerà tra qualcosa di positivo e qualcosa di negativo; nulla, comunque, che ci possa far cambiare i programmi delle vacanze estive o far bollire il sangue nelle vene.
Ed allora? Mi fermo e ci penso. E capisco. Capisco che non è del tutto vero e che il Bologna non è una cosa come le altre. Capisco che “rosso e blu” non potrà mai rappresentare solo la somma di due colori e che la noia di cui mi sono preoccupato, non coinvolge in realtà, la squadra che amo. Perché perfino l’insulsa gara con il Pescara, sarà un momento di attenzione ostinata e verace: c’è la mia squadra che gioca, silenzio! Figuriamoci poi, quando nelle ultime due giornate di campionato, affronteremo Milan e Juventus, grandi che vorremmo affrontare da pari, quali noi fedeli ci sentiamo, a ragione, di essere già ora.
Ma sono un semplice tifoso che ha la fortuna di poter raccontare come giornalista, e dunque tra passione e lucidità, l’oggetto del mio amore. C’è però un fattore determinante che terrei in considerazione: questa stessa passione che tutti noi coinvolge non può e non deve essere mai messa da parte, in un angolo; dimenticata come come capita alle cose che vivono di abitudine e costanza. Perché, ragionando in maniera più prosaica, è un moto economico, il nostro essere clienti fissi. E quindi si è sulla stessa barca, il ristoratore ed il cliente che ama quella cucina. Ed allora vorrei sempre un livello alto di qualità. Vorrei sempre che anonime tagliatelle al ragù, fossero ogni volta e in realtà LE (in maiuscolo) tagliatelle al ragù. Vorrei un clima vibrante di preparazione, nonostante sia appena passato l’ottundente momento gastronomico pasquale. E la partita col Palermo non ha fatto altro che appesantire questo momento. Vorrei che gli chef rossoblu o cuochi che siano, pensassero sempre al mio palato. Si preoccupassero di rendermi felice e sazio. Ecco, voglio essere satollo di Bologna. Voglio godere del Bologna. E che ci sia questo clima, nelle stanze dove si prendono le decisioni. Destro o non Destro. Donsah o non Donsah. Rizzo o non Rizzo. Non mi interessa la nouvelle cuisine, voglio LE tagliatelle. Quelle che mi spettano di diritto, tifando Bologna.
So già che la cucina è sempre una spesa ed i conti bisogna farli sempre. Ma ci sono anche piatti che si possono fare con poco e che danno comunque enorme soddisfazione. In fin dei conti, la cucina povera non è un valore nel paese italico? Ecco, il punto è tutto qui. Fuor di metafora, siamo circondati da statistiche che ci intristiscono. Numeri anonimi se non pessimi, che riguardano i nostri colori. E la clientela appare estenuata, disarmata. Al peggio, disincantata. E questo volgere finale del campionato potrebbe irrobustire questo trend. Anzi, lo metto già in conto. Ma è comprensibile. Se non c’è più possibilità che l’entusiasmo riprenda vigore in questa stagione, che si lavori allora con forza per la prossima. Che si risentano quegli odori che fanno diventare “casa” e “piacere” sinonimi l’uno all’altra. Noi rimarremo clienti e, per sintesi, il tavolo a mio nome è già prenotato anche per la prossima stagione. Speriamo solo di non attendere troppo. Perché il servizio, in un ristorante, è cosa assai importante, nelle valutazioni al momento del conto.

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