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Il Punto sul Bologna – Il Dolce Stil Novo

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Forse non ne siamo del tutto coscienti. Forse è tale il magone che abbiamo appena alle spalle che ancora ci rimane qualche scoria a confonderci le idee. Eppure, a Bologna oggi ci troviamo dinnanzi a un grande cancello che, di là delle inferriate, fa intravedere un piccolo Eden dove ci si potrebbe accomodare. O ri-accomodare. Perché Bologna fu lo squadrone che tremare il mondo faceva negli anni 60’ ma che qualche soddisfazione se la prese anche negli anni 70’. È anche più in là. 

Bologna fu BasketCity. E il basket nazionale non poteva prescindere dalle due squadre bolognesi che erano lì per comandarlo, quel campionato. E Bologna fu tanto. Bologna fu una voglia di sport e di successi che difficilmente si poteva riscontrare in altre città italiane, di densità maggiore o minore che fossero. Si è vinto nel calcio e nel basket (da entrambe la sponde), si è vinto nella pallavolo (Do you remember, il canadese John Barret?) e nel baseball (quello anche ora, fortunatamente). Ma a Bologna tutto lo sport è sempre stato presente. E, spesso, anche vincente. Ad un certo punto si avevano perfino tre squadre nel football americano: Warriors, Doves, Towers. C’era gente che giocava a tamburello, ma sempre a livello agonistico. C’erano tutti gli sport immaginabili. In qualunque altra parte d’Italia, si è sempre guardato questo ambito felsineo (non l’unico esemplare e non l’unico trainante, a dirla tutta e senza eccessiva vanità) con grande ammirazione e con un po’ d’invidia. 

Laddove veniva a mancare una soddisfazione in ambito sportivo, c’era comunque la possibilità di rimettere l’umore a posto; perché sicuramente c’era una squadra della tua città che, in quella domenica, era andata bene.

Poi ci sono stati anni oscuri. È crollato il Bologna calcio. Virtus e Fortitudo retrocesse e lontane dalla seppur minima soddisfazione per i propri tifosi (poi l’amore e la Fede sono altre cose). E via dicendo, un po’ tutta la città si è impoverita d’entusiasmo. La domenica in molti casi era meglio fare una passeggiata sui colli o andar a mangiare una tigella o una piadina (a seconda delle preferenze) pur di non rimanere in città e soffrire come delle povere bestie.

Ma oggi siamo davanti a un cancello che potrebbe perfino schiudersi e lasciarci entrare. C’è un Bologna che ci fa sperare che qualcosa di buono e di piacevole sia nuovamente raggiungibile. Poi c’è la Virtus dei serbi e di quel Teodosic che sembra il giusto proseguimento di Danilovic e Ginobili. C’è una Fortitudo che dà a tutti l’idea di tornare a voler essere protagonista e che, insieme alla Virtus, sarà protagonista di derby entusiasmanti.

 

C’è un nuovo profumo, in città. C’è aria di Rinascimento. Il “maigodutismo” è una parola che ci siamo inventati e che, in un modo o nell’altro, ha coinvolto tutti. Ma è una parola che è servita a raccontare una fase della nostra storia. Una parola di cui ci ricorderemo domani ma che non rimpiangeremo quando sarà definitivamente scomparsa dal nostro dialogare. E questo sarà il nostro personalissimo Dolce Stil Novo.

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