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Bologna FC

Il Punto sul Bologna – Il peso della Storia

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Contro la bergamasca, il Bologna ha palesato pregi e difetti di un’intera stagione. Ad esempio, quando è riuscita a cercare e poi trovare il vertice della fase offensiva (nel caso specifico, Mattia Destro) l’attacco è riuscito a rendersi pericoloso, essendo capace perfino di recuperare, almeno in un primo momento, una partita che sembrava dannata già in partenza. Ma se questa è una nota positiva, bisogna fare i conti anche con problematiche di sviluppo di gioco e alternante fase difensiva che è poi lo scotto che ci ha impedito di raggiungere luoghi più alti in questa classifica, dove in realtà molto era stato già scritto su carta. Pregi e difetti, dunque. Capaci di determinare l’andamento di tutta la stagione, al ritmo dei nostri entusiasmi e delle nostre irritazioni conseguenti. Ma, questo tipo di equilibrio (qualora fosse realistico), non ci permetterà mai di fare l’upgrade a cui noi tutti ambiamo. Perché pregi e difetti si annullano vicendevolmente e la cifra “zero” è il risultato finale. E con “zero”, si rimane al palo.
Ora, se sapessi già in questo momento quale possa essere il nome giusto da inserire in questa squadra, o quale sia il modulo corretto da adottare e come incentivare i ragazzi in alcune situazioni particolari, non farei questo lavoro. Anzi, avrei arti divinatorie che mi permetterebbero di occuparmi di ben altro. Però, qualcosa la sappiamo già ora: questo equilibrio andrà cambiato. La somma non dovrà più essere zero. A guardare le squadre che hanno fatto meglio quest’anno, ad esempio la stessa Atalanta o la Juventus e perfino la Lazio, ci si accorge che le suddette hanno avuto la capacità di distrarre l’attenzione dalle proprie incertezze per palesare unicamente ciò che, invece, funziona benissimo. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ma noi non possiamo né dobbiamo guardare in casa altrui. Non è Bologna che può sperare di essere come gli altri, anche se parliamo di ambizioni positive. E questa è forse la nostra qualità più grande e al contempo una feroce dannazione. E se è facile da intuire il perché si tratti di una qualità, proverò a spiegarmi sul termine “dannazione”. Quando hai così tanta storia sulle tue spalle, quando sai che il Bologna è stato “lo squadrone che tremare il mondo fa”, quando pensi che c’è stato un tempo (e non si sta parlando di un’era geologica fa) che solo Bologna, Juventus e Inter non erano mai state in B, beh tutto è più difficile. Oggi come ai tempi di Gazzoni. Oggi come sempre. Il peso di quello che sei te lo porti dietro; con vanto, è vero, ma poi guardi cosa hai in mano e ti accorgi che è poco, troppo poco rispetto a quanto la tua storia ti ha raccontato. Ed allora hanno ragione tutti: quelli che si lamentano e quelli che sperano, quelli che inveiscono e quelli entusiasti. Se togliamo da questa massa, quelli (pochi) che potrebbero avere interessi nel dire una cosa o l’altra, quelli che restano siamo tutti noi. E, ormai da tre anni, ci siamo lasciati così coinvolgere da questa danza, che si è perfino pensato che potessimo essere davvero divisi tra “maigoduti” e “bengoduti”. E questa battaglia interna, questa soffusa ma, fortunatamente, non violenta guerra civile ci ha addirittura distratti, facendoci pensare che siamo davvero in uno scontro. E la colpa, se così si può dire, è in realtà ciò che ci rende ad esempio diversi dai nerazzurri bergamaschi, famosi sino ad oggi solo per avere un grandissimo vivaio dove le “grandi”, quelle per davvero, hanno sempre pescato e saccheggiato i giocatori migliori, mantenendo l’Atalanta tra “color che sono sospesi”.
La nostra storia, questo ce lo impedisce. Ci impedisce di essere un parco giochi per gli altri. I vari Gagliardini, Kessie o Caldara e tutti gli altri hanno già il destino segnato, se non palese come il neo-interista. L’Atalanta può essere un punto di arrivo per il Sassuolo, non per noi. E questa, sarà la nostra dannazione. Almeno per i prossimi anni, 10 come dice il Presidente. Nel frattempo, ci sarà sempre un “maigoduto” od un “bengoduto” che penserà di avere ragione. Portiamo pazienza.

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