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Il Punto sul Bologna – L’ologramma

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Sicuramente è un effetto della modernità: è il “come” che viene messo a giudizio, non più “cosa”. Tanto da svelare l’attuale origine delle nostre opinioni. Il caso posto a questione riguarda l’epifania di Luca Gotti nel dopo partita di Lazio-Bologna; i tifosi (ma non solo loro) hanno trovato nel vice di Donadoni il nuovo Mahatma, il novello maître à penser rossoblù. La nuova via da seguire, insomma.
Così come, non tanti giorni prima, era accaduto a Stefano Comuzzo, vice del coach Matteo Boniciolli in Fortitudo.
Una coincidenza particolare che, tuttavia, racconta abbastanza bene quello che accade in chi ascolta, nei “riceventi”, in chi vorrebbe la sintesi perfetta tra ciò che vogliamo udire e il latore del messaggio.
Questo passaggio non è per nulla trascurabile. Anzi, è determinante per comprendere “cosa cerca il cliente”. Chi parla deve piacere. E, nel tempo, i casi messi sotto la lente, ci dicono che Donadoni e Boniciolli non riescono a valicare completamente alcune barriere comunicative, non riescono a ricevere quanto, a mio parere, dovrebbero. Il loro “sapere”, la conoscenza dello sport di cui si occupano, il loro talento non hanno importanza. Con motivazioni diverse, non riescono a farsi apprezzare quanto meriterebbero.
Pur tuttavia, il tifoso/cliente non può fare a meno di avere un riferimento: ci deve essere, nella comparazione, un termine positivo che si contrappone ad un termine negativo. Poco importa se la responsabilità dei risultati (positivi o negativi che siano) cadono esclusivamente o, meglio, principalmente sulle spalle di Donadoni (e successivamente del suo staff) e di Boniciolli (e successivamente del suo staff). A riprova di ciò, le società sportive, spesso, non sanno di quale staff si stia parlando e in sede contrattuale vanno a cercare Donadoni e Boniciolli. Non Gotti o Comuzzo. Questi ultimi fanno parte del team lavorativo scelto, rispettivamente, da Donadoni e Boniciolli.
Il tifoso/cliente, dunque, non sceglie le idee ma come queste vengono esposte. Esempio eclatante è quel disgustoso modo di associare mister Donadoni ad un fiore prettamente funebre mentre Luca Gotti viene osannato. Il tifoso/cliente non si accorge che Donadoni e Gotti sono la stessa cosa perché propongono il calcio che noi vediamo ogni volta che scende in campo il nostro Bologna. Non è figlio dell’uno o dell’altro. È un’opera di concerto sì, ma il primo riferimento è Donadoni. E se Donadoni non sarà più l’allenatore del futuro Bfc, non lo sarà neanche Gotti.
E se questo è il presupposto, non mi stupirebbe, in un lontano (?) domani, vedere un ologramma sulla panchina del Bologna. Un ologramma sarebbe sufficiente, per il nostro bambinesco cazzeggiare.

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