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Il Resto del Carlino — Caso plusvalenze, parla l’avvocato Capello: “È un segnale al sistema”

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Pierfilippo Capello, senior counsel dello studio legale Withersworldwide, è uno dei massimi esperti di diritto sportivo in Italia. Ha studiato con attenzione il caso scoppiato nella tarda serata di venerdì, quando la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della Juventus, scoperchiando l’indagine sulle plusvalenze. Ha provato a chiarire i primi aspetti di questa vicenda sulle colonne del Resto del Carlino, guidato dalle domande di Doriano Rabotti.
 
Il primo punto, spiega Capello, è legato alla doppia natura dell’indagine: bisogna distinguere il piano penale da quello sportivo, così come le persone fisiche dal club. Per quanto riguarda la giustizia sportiva è stata teorizzata una violazione delle norme organizzative interne federali, per cui le sanzioni possono variare da una modesta ammenda fino a provvedimenti ben più severi, questi ultimi— sempre secondo l’avvocato — al momento appaiono meno probabili. Tutto dipenderà da cosa verrà contestato; oggi si è ancora nella fase istruttoria.
 
La società Juventus non rischia sul piano penale, in quanto a questo livello sono giudicabili i legali rappresentanti. Chiaramente essendo la squadra una società quotata in borsa, un’indagine penale ai danni dei propri dirigenti non può certamente rassicurare gli azionisti e quindi avere un buone ripercussioni sul titolo.
 
Come si diceva però, finché le accuse non verranno formalizzate, si sta parlando di pochissimo. Cercare di definire le plusvalenze, soprattutto per quanto riguarda gli scambi di calciatori, è come tentare di afferrare il mercurio: cambia forma e scivola via fra le dita. Capello si affida ad una similitudine calzante, che evidenzia la difficoltà nella regolamentazione del trasferimento dei calciatori, che nasce dalla specificità di questo tipo di mercato. “Io faccio l’esempio di un quadro famoso, perché l’unica industria in cui la valutazione di un asset non è oggettiva è l’arte”. In parole povere: i grandi calciatori sono pezzi unici, e il valore lo stabilisce il mercato. Trattare il cartellino di Cristiano Ronaldo è come contrattare il prezzo della Gioconda: non c’è un listino. Ancora più complicato è quando il denaro non passa proprio di mano, ma viene soltanto teorizzato: negli scambi nudi e crudi. “Il problema sorge se ci scambiamo due Picasso da 5 milioni e diciamo che valgono 30. — prosegue Capello — Qui la questione è più complicata perché il valore viene messo a bilancio, e se non è tra soggetti privati bisogna usare molta cautela”.
 
La Juventus quindi è risultata maggiormente penetrabile proprio per il suo assetto societario: una SPA ha doveri di trasparenza verso i propri azionisti, in virtù dei quali “per chi indaga è stato più facile iniziare da lì, ma non è certo l’unica squadra che fa ricorso alle plusvalenze”. Il motivo è semplice quando intuibile: per fare uno scambio è necessario essere almeno in due.
 
Prima ancora di conoscere quali siano i capi d’accusa è impossibile definire quali correnti seguirà la vicenda. A prescindere dalle eventuali sentenze, quello che secondo l’avvocato stanno facendo le autorità è mandare un segnale al sistema calcio: “questa cosa non si può più fare, non con questa leggerezza”.
 
Fonte: Doriano Rabotti, Il Resto del Carlino

 

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