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Il Resto del Carlino – Francesca Menarini, ex presidente del Bologna: «Sinisa ci ha insegnato a lottare fino all’ultimo, a non darsi mai per sconfitti»

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Dal 2008 al 2013 è stata presidente del Bologna, diventando la terza donna a dirigere una società calcistica. Francesca Menarini, in un’intervista a Il Resto del Carlino, ha ricordato quella sua esperienza in dirigenza, soffermandosi però su Sinisa Mihajlovic, in quanto sabato sarà passato un anno dalla sua scomparsa. Fu proprio Francesca, infatti, ad assegnare la prima panchina al tecnico serbo, concedendogli nel novembre del 2008 la guida di un Bologna in difficoltà, col l’obbiettivo della salvezza: «Il primo giorno di Mihajlovic a Casteldebole lo ricordo come se fosse ieri: ricordo il suo carisma, la sua voglia di fare, la sua sicurezza. E dire che da un punto di vista sportivo era una sfida molto complicata: debuttare in panchina ereditando una situazione pesante di classifica non era da tutti. Ma lui era Sinisa». La gavetta la fece con due anni da secondo di Mancini all’Inter, ma per la Menarini era la storia di Sinisa ad averlo temprato negli anni: «Un uomo che non aveva paura di niente, come poi ha dimostrato nella sua lunga e sfortunata battaglia contro la malattia. Mai un passo indietro, mai un tentennamento: ma penso che dipendesse dal suo vissuto. Serbo, cresciuto in una famiglia che ha dovuto fare i conti con la guerra: credo che questo avesse forgiato il suo carattere. Nelle cose che faceva io ci vedevo un comprensibile desiderio di riscatto». Ciò che più impressionava di lui era la persona, forte, a tratti dura, ma comunque mai scontata. Francesca ricorda piacevolmente il carattere di Mihajlovic: «Sinisa portava positività, tenacia e coraggio in tutto quello che faceva. È questa la lezione che ha lasciato: non darsi mai per vinti, provarci sempre. Personalmente, mi mancano le sue esternazioni, mai banali: si poteva essere d’accordo o dissentire, ma non si poteva che ammirarne la coerenza. Amava le provocazioni, era una voce contro. E poi sapeva essere dissacrante come pochi». La malattia alla fine purtroppo ha avuto la meglio, ma la sua lotta rimarrà sempre un esempio di coraggio e tenacia. La sua professionalità e la sua umiltà, soprattutto nei momenti difficili, non verranno dimenticate: «La sua battaglia contro la malattia non è finita nel modo in cui tutti speravamo. Ma questo non toglie valore al suo coraggio, al suo travaglio, al suo presentarsi a Casteldebole dopo i cicli di chemio o a Verona quel pomeriggio in panchina. In quei pochi mesi nel mio Bologna mostrò un attaccamento al club che non era scontato per uno che aveva una carriera da calciatore così importante alle spalle». Iconico, insomma. Un idolo per migliaia di tifosi che se fosse ancora tra noi probabilmente ricorderebbe altrettanto piacevolmente quella sua esperienza in rossoblù, come dichiara l’ex presidente: «Sono sicura che un po’ del suo cuore lo avesse lasciato qui». Infine, la Menarini si esprime sull’extracampo di Sinisa, un altro ambito nel quale secondo lei era eccezionale, essendo però un po’ più dolce e meno burbero: «Lo testimonia la sua bellissima famiglia: Sinisa l’ha voluta, cercata e costruita così. Ha tirato su dei figli e da quel che posso capire è stato un padre sempre molto presente nelle loro vite, oltre che in quella di Arianna. Anche in questo si è dimostrato speciale».

 

Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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