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Il Resto del Carlino – L’amico d’infanzia: «Riccardo era diverso da tutti, un campione. Ma è rimasto quello di sempre»

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Racconti d’altri tempi. Storie di un calcio che forse oggi non c’è più, o forse sempre meno. Ma non parliamo di quello televisivo, ripreso ormai da tutte le angolazioni e tecnologie possibili. No, ci riferiamo a un altro calcio. Quello di strada, delle piazze, dei campetti, delle finestre rotte.

È il calcio che ricorda bene, ad esempio, Riccardo Orsolini. Nato e cresciuto in un paesino marchigiano di 800 abitanti, Rotella, dove uno spiazzo ricavato in centro diventava teatro di mille partite. Quasi tutte vissute con Diego, compagno di Riccardo sin dalla scuola materna, che ricorda: “Facevamo talmente tanto casino che spesso gli anziani del paese venivano a sequestrarci la palla o a bucarcela”.

I primi passi di Orso

Diego ricorda il fare scherzoso e scalmanato dell’amico sin da bambino, quasi un leone in gabbia nel frequentare la scuola dalle suore. Ma anche una classe cristallina, un talento che si distingueva già nitidamente: “Riccardo era diverso da tutti: troppo forte, un campione”. E un talento che Diego ha seguito in tutta la sua avventura, dal debutto con l’Ascoli in Serie C (in maglia numero 16) sino al Bologna, passando per le varie ere di Inzaghi, Donadoni e Mihajlovic.

Quest’anno, iniziato un po’ sottotono, aveva forse bisogno anche della sua spinta per ingranare. E Diego s’è fatto trovare pronto, lì al Dall’Ara, per la sfida contro l’Empoli. Ricevendo in cambio ben tre goal: “Sì, ce l’ha detto: mi avete portato fortuna. Dopo la gara, dovevate vederlo: non ha mollato un attimo il pallone autografato da tutti i compagni. Se l’è portato a casa e l’ha esposto come un cimelio”.

Tra i segreti del numero 7

Ed è forse racchiuso proprio qui, tra queste righe, uno dei segreti di Orso: la semplicità, l’entusiasmo, la leggerezza. O come spiega direttamente Diego, l’essere rimasto quello di sempre, col sorriso stampato in volto e la battuta pronta.

Certo, anche se questo a volte contrasta un po’ col carattere del suo tecnico. Perché del resto, come ricorda l’amico: “Gli opposti si attraggono. E Riccardo mi racconta sempre che Thiago è un ottimo allenatore, con le idee chiarissime”.

Gli obiettivi

E ora, dopo essersi definitivamente sbloccato in campionato, il numero 7 appare carico anche per la gara contro l’Inter, speciale per Diego in quanto milanista dalla nascita, anche se ormai un po’ bolognese acquisito. Bologna che testimonia essere ormai “una seconda casa per Orso: mi dice sempre che lì sta da Dio”.

Poi cosa dire? Sono ancora diversi i sogni nel cassetto, gli obiettivi da realizzare. Ovviamente, nel mirino, c’è la Nazionale e l’Europeo che si terrà a giugno, per cui il ragazzo lotterà sino alla fine. Ma nel presente e nel futuro c’è anche e soprattutto il Bologna, a cui Orso tiene tantissimo e per cui ormai, chiosa Diego “ho il telefono pieno di coreografie della Bulgarelli”.

(Fonte: Il Resto del Carlino – Gianmarco Marchini)

 

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