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Il Resto del Carlino – L’intervista a Daniele Torrisi: “L’indifferenza ci ha ferito. Non ce lo meritavamo”

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Daniele Torrisi, detto Beba, è da 40 anni che frequenta la curva Andrea Costa. Simbolo del gruppo “Vecchia Guardia” è uno dei tifosi di più lunga militanza all’interno della curva e le sue parole rappresentano perfettamente l’umore della piazza.
Bastava un gesto, un saluto veloce, un accenno di applausi, un modo per farci capire che avevano apprezzato l’importanza del nostro gesto. Invece dentro quel pullman nulla, la totale indifferenza. Anzi no, anche qualche presa in giro. Questo ci ha ferito”. Questo è l’umore dei tifosi, dopo l’episodio del video all’interno del pullman rossoblù durante l’arrivo al Dall’Ara di venerdì scorso.

TANTI ANNI DI CURVA –Ho cominciato a quindici anni, meglio che non ti dica come”. Racconta così Beba l’inizio della sua frequentazione alla curva Andrea Costa, cuore del tifo rossoblù.
L’episodio di venerdì ha ferito lui e i tanti tifosi rossoblù che erano fuori dai cancelli del Dall’Ara per testimoniare la loro vicinanza alla squadra: “Io mi presento davanti ai cancelli della curva Andrea Costa dalla prima partita in casa a settembre. Vado lì, aspetto il pullman, applaudo e scappo a casa a vedere la partita in tv. Lo faccio ogni volta che il Bologna gioca al Dall’Ara. E lo faccio perché chi vive il Bologna come noi sente la curva Andrea Costa come la sua casa”.

AMORE PER LA SQUADRA – Un gesto d’amore per la squadra, che non può essere sostenuta da vicino, perché in questo periodo non si può entrare allo stadio. Un gesto di vicinanza nato e cresciuto nel corso della stagione: “L’idea di testimoniare con un anno di presenza la nostra vicinanza alla squadra nei mesi ha preso piede, tanto che col Milan eravamo una sessantina. È un modo per comunicare che noi ci siamo, e anche se adesso non possiamo entrare allo stadio non molliamo e sosteniamo i nostri colori”.
L’amore che va oltre ogni risultato, amore solo per i colori rossoblù: “L’altra sera non si giocava per il sesto posto in campionato, non era una finale di Coppa Italia, non era una partita di Champions League: ma per noi era comunque importante esserci”.

AMORE SENZA ETÀ – Un amore trasmesso non solo dai veterani della curva, ma anche dai giovani, e persino dai bambini, come racconta Beba: “Era importante esserci anche per quel bimbo di cinque anni che ha visto passare il pullman in mezzo alle fiaccole dal tettuccio della mia macchina”. Dice Torrisi, che racconta: “Era insieme al padre, con tanto di mascherina rossoblù, initirizzito come tutti noi per il freddo. Allora mi sono avvicinato al padre e gli ho detto ‘Se vuole accendo il motore, così il bambino entra e si scalda’. ‘No, io voglio vedere passare il pullman’ mi ha detto il bimbo. E mi ha chiesto se poteva sedersi sul tettuccio. Ecco, Bologna è anche questa”.

GESTO NON RICAMBIATO – Torrisi dunque si sofferma sul fatto che sul pullman la squadra non ha capito e ricambiato il gesto d’amore del tifo: “È quello che ferisce. Io capisco che i calciatori oggi sono cambiati, arrivano allo stadio ascoltando musica on gli auricolari, giocano col telefonino, si isolano dal mondo”.
L’amore del tifoso andrebbe riconosciuto e ricambiato, ma quello che ferisce è l’episodio: “Quello che mi ha fatto più male è stata proprio l’indifferenza. Poi certo anche le prese in giro danno fastidio: ma non averci degnato di un’attenzione ci ha lasciato di sasso. Non se lo meritava soprattutto quel bimbo”.

 

fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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