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Il Resto del Carlino — Medel incarna lo spirito del nuovo Bologna

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Le prime tre uscite di campionato evidenziano la rotta dettata da Mihajlovic per il Bologna edizione 2021-22, con la barra del timone tenuta fissa sulle coordinate dell’equilibrio. In attesa della quarta giornata i risultati parlano chiaro: squadra imbattuta con 7 punti, 4 gol fatti e soltanto due subiti.

Il posticipo di lunedì sera al Dall’Ara, che è costato la panchina a Di Francesco dopo nemmeno un mese di campionato, ha portato il secondo clean sheet consecutivo, senza subire nemmeno un tiro in porta, a prova della tenuta stagna della difesa rossoblù.
 
L’atteggiamento della squadra è certamente cambiato rispetto alla passata stagione, consegnando il palleggio agli avversari e disponendosi a protezione della propria area di rigore. Ma le idee da sole non si applicano e necessitano di interpreti che diano loro vita.
A favorire una rapida ed efficace trasposizione del pensiero, dalla mente di Sinisa al rettangolo verde, è stato l’inserimento di Gary Medel nel cuore della difesa. Il cileno, che in estate sembrava coinvolto nell’operazione di svecchiamento della rosa, ha abbassato la propria zona di azione da mediano a difensore centrale, conferendo solidità a tutta la squadra e facendosi portare del nuovo credo.
 
Che il Pitbull non fosse un centrocampista di fosforo e che la sua vocazione fosse principalmente difensiva non era mai stato messo in discussione, ma anche per un mediano di copertura il passaggio dalla linea mediana a quella arretrata non è uno trasferimento scontato. Operare da difensore centrale significa camminare sul filo senza la rete di sicurezza: se inciampi non hai nessuno alle spalle che possa salvarti. Cambiano compiti e riferimenti. Medel, nel corso delle sua ormai lunga carriera, non è la prima volta che occupa la posizione di difensore centrale, avendo già prestato servizio nella guardia arretrata principalmente in nazionale. Ma un conto è prestarsi in situazione di emergenza, un altro prendere fissa dimora nella propria area di rigore. Inoltre, con il Cile, Gary ha spesso ricoperto il ruolo di centrale in una difesa a tre, che per un centrocampista rappresenta un passaggio più graduale, dato che ripercorre uno dei più consueti movimenti che un mediano si trova a svolgere nel corso di una partita: scivolare in fase di non possesso fra i due centrali. Invece, dopo il tracollo con la Ternana, Medel ha preso i gradi di guida dei pretoriani davanti a Skorupski come se fosse semplicemente il mestiere di una vita.
 
Prima di gridare al miracolo e di fare completo affidamento sul Pitbull come centrale difensivo per tutta la stagione, occorre pazientare un momento e compiere alcune valutazioni. La prima incognita è di natura fisica: Medel ha saltato quasi interamente lo scorso campionato per via del susseguirsi di infortuni. Se realmente i problemi muscolari non dovessero ripresentarsi sarà compito di Mihajlovic compiere un’ulteriore valutazione tattica.
Nel caso in cui ci sia l’intenzione di improntare le prossime trentacinque partite di Serie A sul mantra del “prima non prenderle”, e di conseguenza trascorrere diverse ore da qui a maggio in trincea, schierare costantemente Medel come uno dei due centrali potrebbe alla lunga presentare il debito dei centimetri. Con il suo metro e settantuno, il cileno, faticherebbe ad opporsi in maniera efficace ai tanti centravanti che privilegiano il gioco areo. In questi termini sarà essenziale la giusta alternanza con Soumaoro, centrale puro dalla totale affidabilità, ben più portato per caratteristiche fisiche al duello ad alta quota.
 
In attesa dei verdetti delle prossime giornate Mihajlovic si coccola il suo nuovo leader difensivo, che per determinazione ed applicazione rispecchia perfettamente l’indole del proprio allenatore. E chissà che, a trentaquattro anni compiuti, Gary Medel non abbia trovato il nuovo ruolo in grado di permettergli di competere in Serie A ancora per qualche primavera.
 
 
Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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