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Il Resto del Carlino – Mihajlovic, un anno dopo il trapianto di midollo osseo
Stamane, su “il Resto del Carlino”, si parla di Mihajlovic: non solo come allenatore, ma anche come persona, come lottatore. Ad un anno dal trapianto di midollo osseo, per sconfiggere la leucemia, M. Vitali racconta di come Sinisa ci abbia messo solo 12 mesi per tornare in forma e ruggire.
Lo scorso anno abbiamo trovato un Mihajlovic colpito dalla Leucemia e col fisico asciutto, impegnato, esattamente il 29 ottobre del 2019, a sconfiggere la malattia del sangue che lo martoriava in quel periodo, con il trapianto di midollo osseo. Erano giorni, quelli, dove il leone lottava coraggiosamente all’Istituto di Ematologia del Sant’Orsola, alle prese con cicli infernali di chemio, anche se non in silenzio, come ha poi rivelato lo stesso mister, raccontando come abbia avuto alcuni sfoghi contro medici e infermieri nei momenti più cupi.
A 24 giorni di distanza dal trapianto, il 22 novembre, Mihajlovic lascia l’ospedale per potersi comunque godere la sua nuova vita, contrassegnata dal pallone e dalle passeggiate all’aperto, poiché “quando si sta chiusi per tanto tanto tempo in una stanza di ospedale si apprezza tutto il valore di una boccata d’aria”. Oltre a quello, il tecnico è tornato a godersi anche degli eccessi, più che perdonabili, di un uomo che, come dice l’articolo, non ha mai amato le mezze misure.
Il suo anno post-trapianto è stato pieno di sfumature rossoblu, con la società felsinea che ha confermato la sua fiducia al mister dal primo giorno della malattia e che Sinisa ha ricambiato non mollando mai il timone della sua squadra, dando molta fiducia anche al suo staff. Dopo il trapianto, già da dicembre, Mihajlovic è tornato a guidare in pianta stabile il Bologna da Casteldebole direttamente dalla panchina, sul campo. Da quel giorno a questa parte, non è stato tutto rose e fiori: dopo il clamoroso settimo posto in classifica, conquistato espugnando l’Olimpico nel match con la Roma, con un Barrow on fire, la squadra si è progressivamente impantanata, firmando in post-lockdown un dodicesimo posto in classifica e sfumando così i sogni europei.
Alla ripresa della nuova stagione, Sinisa si è ritrovato con un altro intoppo per la sua salute: a fine agosto la notizia della sua positività al Covid-19, in un momento del tutto sbagliato, quando la squadra iniziava il ritiro e aveva bisogno del suo mister, mancato anche l’anno prima per la scoperta della leucemia. Ma dopo il tumore, Sinisa non teme più niente ed è riuscito a sconfiggere anche il virus che attanaglia il mondo, tornando immediatamente sul campo a dirigere la squadra. Ora il Bologna si ritrova al terzultimo posto con l’organico ridotto al minimo, ma ricordo di come dagli ultimi posti, nella stagione 18/19, Sinisa sia riuscito a portare la squadra al decimo posto. Chissà, magari questo pessimo risultato spronerà Mihajlovic e il Bologna a risollevarsi.
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