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Il Rosa del Calcio – Katia Serra di Valentina Cristiani

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A tu per tu con KATIA SERRA di Valentina Cristiani

 

La nostra giornalista Valentina Cristiani, questa settimana ha intervistato Katia Serra, ex calciatrice professionista, attualmente commentatrice Rai, ma non solo. Katia si racconta a 1000 cuori a 360 gradi, parlando anche del Bologna e delle sue “battaglie” vinte con l’AIC. Ammettendo che il suo desiderio più grande è quello di tornare in panchina ad allenare una squadra professionistica maschile.

Katia, la tua passione per il calcio coincide con la tua data di nascita, raccontaci un po’.

“Sin da piccola calciavo in continuazione tutto ciò che mi passava sotto tiro, un istinto che ho sempre avuto dentro, nel Dna. Quante sfide con mio fratello! In salotto o in terrazza ogni momento era buono per giocare. O a scuola con i compagni”.

 Quali sono stati i momenti salienti della tua carriera da calciatrice in Italia?  
“Ho tanti bei ricordi! Difficile fare una scelta…Lugo (prima Coppa Italia), Modena (primo Scudetto), Foroni Verona (esordio in Nazionale), Lazio (Champions League), Roma (ultima squadra italiana) ma ogni squadra mi ha lasciato qualcosa”.

Nel 2007 sei stata premiata con l’ “Oscar del Calcio” come migliore calciatrice, che ricordi hai di quella stagione?

“Al di là del campo, era un periodo in cui in tanti mi chiedevano la mia maglia da gioco così ne feci fare tante, le ho vendute e il ricavato l’ho dato in beneficienza. Considera che le nostre squadre non vendono la divisa da gioco così era l’unico modo per accontentarli”.

L’esperienza spagnola si è rivelata un grande arricchimento, sia in campo che fuori, per te.
“Si..perchè ho toccato con mano una cultura diversa, ho imparato lo spagnolo, ho finalmente giocato da professionista, ho ampliato le mie conoscenze calcistiche e perchè sono partita da sola, senza conoscere nessuno e senza conoscere una parola”.

 

Hai collezionato 25 presenze in Nazionale ed un gol. Qual era il modulo in cui prediligevi giocare?

“Date le mie caratteristiche ero adatta per un 4-3-3 ma in quei periodi non si utilizzava quasi mai, purtroppo. Ho giocato molto nel 3-5-2, un modulo a mio avviso inadatto per le calciatrici e che non mi piaceva. Mi trovavo meglio nel 4-4-2.

Quali erano le tue caratteristiche tecniche? C’è una calciatrice che gioca attualmente che ti assomiglia?

“Ero veloce, calciavo con entrambi i piedi, il cross era la mia specialità, fornivo molti assist grazie a una buona visione di gioco. Col tempo ho imparato anche la fase difensiva. Difficile dirlo, ciascuna ha proprie peculiarità! Forse un mix tra Gabbiadini e la giovane Bonansea….non saprei…”

Vedendo diverse partite, nei diversi Campionati, ci sono dei giovani talenti che ti hanno colpito e che consigli agli addetti ai lavori di guardare con particolare riguardo?

Mi piace Thiam del Sudtirol, Falco del Lecce, Belotto dell’Albinoleffe, Pettinari del Crotone, Zaza dell’Ascoli, Paghera della Virtus Lanciano, Fossati dell’Ascoli e tanti altri..”

Ora sei commentatrice Rai per il calcio femminile, Lega Pro e Coppa Italia maschile, l’unica donna a fare la voce tecnica in questo tipo di calcio. Che esperienza è, e soprattutto che caratteristiche occorrono per fare questo lavoro che ogni settimana ti porta in giro per l’Italia?

“Un’esperienza divertente che mi consente ancora di “vivere” la partita. E’ fondamentale aver giocato ad alto livello, avere una rapida capacità di analisi, documentarsi, una dialettica chiara e un’alta concentrazione”.

Sei stata anche allenatrice dell’U14 femminile Campione d’Italia. Se ti domandassero ti tornare ad allenare, accetteresti? Ti senti pronta per allenare una squadra maschile?

“Ci penserei molto seriamente, ma dovrebbe essere una proposta basata su un progetto. Non sono in cerca di pubblicità e, se tornerò in panchina, lo farò nel calcio maschile. Sono convinta che una donna in uno staff tecnico possa essere un valore”.

Sei una professionista, determinata, che, con costanza e studio, ha ottenuto vari patentini e ricopre diversi incarichi: Laureata in scienze motorie, Allenatore Professionista UEFA A, Consigliere Federale e Consigliere AIC. Come fai a gestire tutto? Quali sono le difficoltà maggiori? 

“Quando sei una donna che lavora in ambiti fuori dall’ordinario la sensazione di precarietà ti accompagna sempre: essere donna è uno svantaggio!  Ci vuole elasticità mentale, molta pazienza, capacità organizzativa e tanta energia. La passione è quella che ti spinge anche a superare le discriminazioni e ti trasmette la forza per combatterle”.

Quali sono le battaglie vinte fino ad oggi dall’AIC per migliorare le condizioni delle atlete? Quali sono invece i prossimi passi da effettuare? 

“Tante! L’abbassamento del vincolo, la sottoscrizione degli Accordi Economici e la loro tutela, le liste suppletive di dicembre concordate, l’esecuzione delle delibere CAE, l’obbligo della presenza dell’ambulanza nei campionati nazionali, l’assegno di liquidazione infortunio intestato direttamente alle calciatrici, il gettone di presenza per le convocazioni in nazionale A, l’indennizzo dell’infortunio subito in nazionale ripartito al 50%, ecc… L’obiettivo futuro prioritario è togliere il vincolo (esiste solo da noi e in Grecia), bloccare i ripescaggi per avere una serie A più competitiva e convincere le società professionistiche ad avere il settore femminile, magari partendo dalle squadre giovanili”.

Come si fa per iscriversi e che vantaggi si ottengono? 

“In tante squadre ci sono delle Rappresentanti Aic che si occupano delle iscrizioni coordinandosi con me. Ma se siamo scoperti, basta contattarmi (facebook, twitter, e-mail, sito, ecc..) e darò tutte le indicazioni”.

Perché, a tuo avviso, il calcio femminile in Italia è meno seguito rispetto a quello di altri Paesi come Germania e Stati Uniti? C’è ancora una mentalità troppo chiusa?

“I motivi sono molti e tutti sullo stesso piano: la Federazione non ha un progetto di sviluppo e non investe risorse così non si crea un prodotto appetibile, l’Italia è un paese che non ha il coraggio di credere in idee nuove, il concetto di donna è troppo legato all’estetica, la donna atleta non viene considerata una lavoratrice così, a una certa età si abbandona perchè manca la prospettiva”.

Cosa consigli per dare maggiore visibilità al calcio femminile? Tre motivi per guardare una partita di calcio femminile?

Copiare dagli altri sport femminili (nel basket canestro più basso, nella pallavolo rete più bassa per esempio): giocare in campi di dimensione più ridotte aumenterebbe lo spettacolo! Far Play, gesti tecnici e una competitività sana non condizionata dai soldi sono i primi che ho pensato”.

Come giudichi il girone d’andata del Bologna? Chi hai visto sottotono?

“Un andata sufficiente, con Pazienza e Motta in cima alla lista nera. Le partenze di Ramirez e Gilet sono state delle perdite troppo importanti”.

In che reparto, a tuo avviso, occorrono i rinforzi?

“Dovendo limitarmi per la poca disponibilità economica, direi in porta e a centrocampo”

Qual è un giocatore (o più..) che “ruberesti” ad altra squadra per vederlo con la maglia rossoblù?


“In primis va sfoltita la rosa per consentire a Pioli di lavorare in condizioni migliori! Vorrei rivedere Mudingayi e Viviano…in fondo non giocano…ci proverei seriamente”

 Dulcis in fundo, un saluto ai nostri lettori ed un augurio per il 2013…

“Auguro un 2013 ricco di soddisfazioni per i Colori Rossoblù! Con simpatia, un abbraccio. Katia”

 

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