Bologna FC
Intervista a Marilyn Antolini, capitano del Bologna femminile
La stagione del Bologna femminile sta andando a vele spiegate, e altrettanto bene sta facendo il capitano rossoblù Marilyn Antolini, centrocampista offensiva classe 1998, che ha iniziato a giocare nel Bologna quando era ancora una ASD, passata poi al Riccione e rientrata da due stagioni in rossoblù. Dopo un infortunio che l’ha tenuta lontana dal campo a lungo, quest’anno si sta ritagliando una parte da protagonista. Abbiamo intervistato la numero 10 rossoblù ripercorrendo brevemente la storia della sua carriera e il punto della situazione ad oggi.
La prima volta che venni a vedere una partita del Bologna Femminile (2018) ti vidi giocare molto bene ma palesemente fuori ruolo. Mi spiegarono delle diverse assenze e la necessità di retrocederti in difesa. Le qualità erano abbastanza evidenti, ma mi dissero che in quel momento, non avevi ancora troppa continuità. In questi anni hai lavorato su questo aspetto oppure è qualcosa che è migliorata con l’età?
«Sì, sicuramente ero ancora troppo “piccola” e non ero ancora entrata bene nell’ottica giusta. Con gli anni ho lavorato molto su questo aspetto e mi sento cresciuta, ma ovviamente ancora non del tutto».
Da Bologna sei poi andata a Riccione, quanto è stata importante la parentesi in Romagna per la tua crescita sia calcistica che personale?
«L’anno a Riccione per me è stato quello più significativo e più importante dal punto di vista calcistico. Lì ho ritrovato la voglia di crescere ancora di più e mi sono sentita rinascere, calcisticamente parlando. Da quel punto di vista è stata la svolta di tutto, mentre a livello personale è stata l’esperienza più bella. Lì ho trovato persone, dirigenti e compagne, che porterò sempre con me e con cui tutt’ora ho ancora un bel legame».
Tornata “a casa”, se così possiamo dire, oggi ti ritrovi non solo parte centrale del progetto, ma addirittura con la fascia da capitano al braccio. Pensavi potesse succedere quando te ne sei andata?
«No, onestamente non me lo aspettavo. A volte tornare a casa non è così semplice, ci è voluto un po’ per riguadagnare la fiducia, ma sono molto contenta che chi aveva dubbi si sia ricreduto e mi abbiano dato, e continuino a darmi, tutta la fiducia del mondo. Da parte mia spero di averli ripagati allo stesso modo, e di continuare a farlo giorno dopo giorno».
Hai vissuto il Bologna sia come ASD che come parte della società di Saputo. Al netto della differenza di capitale potenzialmente impiegabile, che ovviamente aiuta l’attuale club ad essere maggiormente professionale e ambizioso, cosa è cambiato in modo più importante tra le due esperienze?
«Sono cambiate tante cose perché in generale il calcio femminile si è evoluto. Ora c’è molta più attenzione in questo ambito e le società, non solo il Bologna, hanno più fondi da investire. Ma sicuramente se non ci fossero state le persone che per anni hanno gestito l’ASD e che hanno gettato delle solide basi per il movimento del calcio femminile a Bologna, adesso saremmo sicuramente molto più indietro».
Senza parlarne troppo forte, anche se in BFC Week ne avete parlato in modo molto più esplicito di noi, quest’anno per il Bologna femminile ha un grande obiettivo, che ovviamente richiede una concentrazione totale in ogni partita. Sentite il peso del fatto che ogni sbaglio potrebbe costare caro, o l’entusiasmo per i buoni risultati supera ogni pensiero negativo?
«Sicuramente essere prime in classifica è una grande soddisfazione ma anche un grande peso, perché un passo falso potrebbe abbassare la nostra concentrazione e il nostro “mood” e, ovviamente, tutte le altre squadre sperano in questo. Noi però cercheremo sempre di rialzarci se questo dovesse succedere e a spronarci a lavorare ancora molto di più per ottenere l’obiettivo che tutti noi ci siamo prefissati».
Qual è l’arma in più di questo Bologna che ad oggi ha messo a segno solo risultati positivi in campionato e che sembra poter continuare su questa strada?
«Quest’anno la voglia di ottenere qualcosa e raggiungere un obbiettivo parte da ognuno di noi, e tutti ci crediamo all’unisono, a partire dai dirigenti, passando degli allenatori per finire con noi ragazze. Quest’anno ci hanno messo a disposizione tutto quello che era possibile e necessario e ci sono tutti i buoni propositi per fare bene».
Quali pensi siano il miglior pregio e il peggior difetto della Marilyn che possiamo vedere nel rettangolo verde?
«Credo che il mio miglior pregio sia il fatto di non mollare mai su nessuna palla fino alla fine della partita, mentre un mio difetto è essere troppo altruista».
In questa stagione hai già segnato già 12 gol, ti aspettavi di aver un impatto così importante in chiave realizzativa? Qual è l’obiettivo personale, ammesso che tu ne abbia fissato uno?
«Per ora sono arrivata a quota dodici e sinceramente nemmeno me li aspettavo, ma queste reti non vengono certamente solo grazie a me, ma sono da attribuire al lavoro di tutta la squadra. Il mio obbiettivo personale è di fare più goal possibili e di cercare di aiutare la squadra ad arrivare più in alto possibile. Vedremo fino a dove sarà possibile arrivare».
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