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10 anni per un grande Bologna – Inzaghi e la sconfitta con il Frosinone

Come siamo arrivati al ritorno in Europa del Bologna? Oggi ripercorriamo l’arrivo di Inzaghi e la sconfitta con il Frosinone.

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Calciomercato Filippo Inzaghi (© Bologna FC 1909)
Filippo Inzaghi (© Bologna Fc 1909)

Come detto nelle prime tre puntate di questa breve rubrica che ci accompagnerà fino a giugno, il Bologna che torna in Europa ha radici lontane. Sono stati diversi i momenti significativi negli ultimi dieci anni, momenti che hanno via via portato al presente così come lo conosciamo oggi.

Dopo aver concluso la terza stagione con Donadoni al comando, a Casteldebole c’è voglia di cambiamento. Il rapporto tra Donadoni e la piazza non è dei più idilliaci, inoltre sul campo il Bologna non ha mostrato segnali di crescita in tre anni dal ritorno in Serie A.

Si decide quindi per il cambio in panchina, anche se gli anni a venire diranno che forse Donadoni poteva fare ben poco di più con le rose a disposizione.

Filippo Inzaghi in panchina

La società si mette subito alla ricerca del profilo più adatto a sostituire Donadoni, il quale saluta a fine maggio, nonostante avesse ancora un anno di contratto. Bigon dopo diversi giorni di riflessione sceglie di puntare su Filippo Inzaghi. L’ex bomber del Milan, infatti, dopo il primo anno in rossonero, si era reso protagonista dell’incredibile cavalcata con il Venezia. Nel 2017 infatti aveva guidato i lagunari nel ritorno in Lega Pro fino alla promozione in Serie B, mentre l’anno dopo sempre con il Venezia aveva conquistato i playoff fermandosi solamente in semifinale. Il lavoro svolto da Inzaghi non era quindi passato inosservato. Detto fatto, Bigon decide di affidare al giovanissimo tecnico la panchina del Bologna, con l’intenzione di aprire un nuovo ciclo di crescita.

Il primo passo da svolgere dopo l’ingaggio di Inzaghi è quello di migliorare la rosa dello scorso anno con qualche innesto di qualità, vista anche la partenza di Verdi in direzione Napoli. In quell’estate sotto le due torri arrivano Mattias Svanberg dal campionato svedese, Lukasz Skorupski nello scambio di portieri che porta Mirante alla Roma, Mitchell Dijks dall’Ajax e Diego Falcinelli dal Sassuolo nello scambio con Di Francesco. Infine, Bigon opta per acquistare dal Copenaghen l’attaccante paraguaiano Federico Santander. Mattia Destro, infatti, aveva perso la brillantezza e il fiuto con il gol dei suoi anni migliori. La speranza di tutti era che un ex bomber come Inzaghi potesse ‘’rivitalizzare’’ l’attaccante marchigiano.

Al termine della sessione estiva Bigon si disse molto soddisfatto della rosa costruita, affermando che quella fosse la «squadra dei miei sogni».

Un girone di andata disastroso

La prima stagione di Inzaghi al Bologna sembra partire nel migliore dei modi con la vittoria in Coppa Italia per 2-0 sul Padova (reti di Dzemaili e Dijks) e il conseguente passaggio del turno. Tuttavia, in campionato il Bologna parte malissimo con tre sconfitte (SPAL, Inter e Genoa) e un pareggio (0-0 con il Frosinone) nelle prime quattro partite. Dopo il primo mese tormentato, il Bologna trova due vittorie in tre partite battendo prima la Roma al Dall’Ara per 2-0 e poi l’Udinese 2-1. Nonostante le due vittorie in pochi giorni, però, la squadra di Inzaghi comincia a registrare problemi in difesa (18 reti subite nelle prime 12 giornate) e anche in fase offensiva.

Da dicembre in poi, infatti, il rendimento del Bologna è un disastro completo. La squadra di Inzaghi incassa 4 sconfitte nelle ultime 6 giornate del girone di andata, tra cui quella pesantissima in casa della Sampdoria dove il Bologna viene superato 4-1. Le lacune della squadra sono sotto gli occhi di tutti, e soprattutto viene messa in mostra l’inesperienza (e anche la poca umiltà) di Filippo Inzaghi. L’ex tecnico del Venezia dà l’idea di non avere le redini della squadra e di non sapere trovare rimedio al disastroso rendimento del suo gruppo (un gruppo costruito già in maniera sbagliata in estate, ndr).

La società decide di continuare a dare fiducia ad Inzaghi. Esonerarlo al termine del girone di andata avrebbe voluto dire ammettere di avere sbagliato la scelta più importante dell’estate. A gennaio, però, il club mette a segno due colpi di mercato che si riveleranno fondamentali in chiave salvezza. Sotto le due torri approdano in prestito Nicola Sansone e Roberto Soriano (entrambi di proprietà Villareal).

Il girone di ritorno riparte da Ferrara: il Bologna affronta la SPAL al Paolo Mazza il 20 gennaio. La sblocca Palacio al 24’ e la partita sembra indirizzarsi sui giusti binari per i rossoblù. Al 64’ però Kurtic pareggia la sfida e il Bologna torna a casa con un solo punto.

L’appuntamento da non sbagliare è fissato sette giorni dopo, quando al Dall’Ara arriverà il Frosinone.

Bologna-Frosinone: la svolta dell’era Saputo

La partita che va in scena al Dall’Ara il 27 gennaio del 2019 è una di quelle che sotto le due torri verrà ricordata per molti, moltissimi anni. La gara che, con il senno di poi, ha segnato la vera e propria svolta dell’era Saputo. La sfida tra Bologna e Frosinone è a tutti gli effetti uno scontro salvezza: i rossoblù sono terzultimi, la squadra allenata da Baroni è penultima. Entrambe le squadre faticano enormemente a vincere e a segnare. Il Dall’Ara decide di dare ancora supporto alla propria squadra e la curva è come sempre sold-out.

Passano appena 13 minuti che però la gara si mette subito in salita per la squadra di Inzaghi: brutto fallo di Mattiello (arrivato in estate in prestito dall’Atalanta) su Cassata. Banti estrae senza pensarci il cartellino rosso. Il Bologna si ritrova con un uomo in meno dopo nemmeno 15 minuti. È l’episodio che cambia la partita (e le sorti della stagione). Il Bologna non reagisce, al contrario va in panico. In nemmeno dieci minuti il Frosinone si rende protagonista di un uno-due che stende la squadra di Inzaghi: prima con Ghiglione al 18’, poi con Ciano al 21’. Nella ripresa lo spartito della gara non cambia. Il Frosinone trova prima il 3-0 al 52’ con Pinamonti poi chiude la partita al 75’ con Cianodopo un errore madornale di Pulgar.

Vedendo la squadra perdere in quel modo contro la penultima in classifica, il Dall’Ara inizia a riempirsi di fischi. I tifosi non ci stanno, abbandonano lo stadio e si riversano in Via dello Sport pronti a contestare la squadra, l’allenatore, ma soprattutto la società. Si chiede un cambio immediato, non solo in panchina, ma anche nei confronti di chi la squadra in estate l’ha costruita. Ancora, si chiede un deciso cambio di passo e di mentalità. I tifosi invocano il Presidente, che quel giorno è presente in tribuna e assiste allo spettacolo disastroso della sua squadra. I tifosi chiedono un faccia a faccia con Saputo. Il patron canadese, visibilmente arrabbiato, ci mette la faccia e promette un cambiamento prima davanti ai tifosi poi in conferenza stampa al termine della partita.

Il giorno dopo viene comunicato l’esonero di Filippo Inzaghi. Dopo una serie di riflessioni, la società chiama Sinisa Mihajlovic (già tecnico del Bologna nel 2008) e decide di affidare al tecnico serbo l’impresa della salvezza. Filippo Inzaghi lascia i rossoblù con soli 14 punti conquistati dopo 21 giornate.

Oggi, a distanza di più di cinque anni, quella partita viene ricordata ancora come il vero spartiacque dell’era Saputo. Da quel momento, infatti, sono cominciate le prime avvisaglie di un cambiamento di mentalità nel club. Un cambiamento portato proprio da Sinisa Mihajlovic, che oggi starà sorridendo nel vedere il suo Bologna in Champions League.

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