Bologna FC
Tanto cuore e tanta testa: Joey Saputo e il Bologna, una gestione differente
Joey Saputo, quarto proprietario più ricco in Italia, vede finalmente il suo Bologna diventare grande: dieci anni di gestione oculata, ma che sta pagando

«La squadra non è solo quella che vedete in campo: dal magazziniere alla signora che lava i panni, fino ai giocatori e allo staff amministrativo. Siamo una famiglia, il nostro motto è “We Are One” e lo dimostriamo ogni giorno». Di solito, parole del genere, le sentiamo pronunciare da membri della squadra, o dal mister. A Bologna, queste parole le pronuncia Joey Saputo.
Basterebbero solo le sue di parole, appunto, per descrivere cosa è oggi il Bologna. Ma, è giusto spenderne anche qualcuna in più proprio per il magnate italo-canadese. Perché Saputo, nei suoi dieci anni di militanza alla guida del club, è stato perennemente in discussione: come tutti, pagava i risultati. Ma oggi, la realtà è completamente ribaltata, e potrebbe diventare sempre più bella.
Saputo, una proprietà virtuosa…”sul lungo”
Qualche giorno fa sui canali social di Calcio e Finanza è comparsa una classifica stilata da Forbes sulle dieci proprietà più ricche nel mondo del calcio italiano. Al primo posto? La Famiglia Hartono, proprietaria del Como, con 43,9 miliardi di patrimonio. Una cifra assurda solo a pensarci. Dietro di loro troviamo Dan Friedkin, proprietario della Roma, con 7,7 miliardi, e a seguire Rocco Commisso, con 6,4 miliardi. Al quarto posto la famiglia Saputo, con 4 miliardi di patrimonio. Cosa racconta questo? Che negli affari, Joey Saputo e famiglia ci sanno fare. E lo stanno dimostrando anche con il Bologna: dopo anni nel fango, ora la luce è cristallina e lo dimostra la prima chiusura di bilancio in utile, prevista al 30 giugno 2025.

Joey Saputo (© Bologna FC 1909)
Certo, gli introiti della Champions e le cessioni remunerative della scorsa estate sicuramente influiscono. Ed è ancora più sorprendente, ponendo l’attenzione su questo, che il Bologna sia ancora in lotta per la massima competizione europea e addirittura per la Coppa Italia. Questo ha un solo significato: uomini giusti, al posto giusto. Non è scontato, anzi: quello che è stato più criticato a Saputo sono state le scelte, oltre che i “pochi investimenti”. Ma, anche qui, non è esattamente così: 289 i milioni investiti dall’italo-canadese nel lasso di tempo in cui ha preso le redini. Aumenti di capitale su aumenti di capitale all’inizio, e una quadra che non arrivava. In questi anni ’20, invece, le scelte sue e dell’Amministratore Delegato Claudio Fenucci ha finalmente portato dividenti: da Giovanni Sartori alla promozione di Marco Di Vaio. Da Thiago Motta a Vincenzo Italiano. Passando per una rivoluzione sul mercato che ha portato la disputa della Champions League sotto le Due Torri.
Bologna, il futuro non può che essere roseo
Ora, forse qualche detrattore di Joey Saputo c’è ancora – perché si sa, per quanto tu faccia bene, non potrai mai piacere a tutti. È innegabile, però, che finalmente la semina stia portando frutti, per citare Vincenzo Italiano. Si è sempre criticato di lui, probabilmente, il “poco investimento”, ma la realtà parlava di aumento di capitale ogni stagione, e quei soldi servivano al Bologna per andare avanti. Quei soldi erano il patrimonio citato sopra. In pratica, quei soldi non erano guadagnati dal suo investimento, ma “rimessi”, fino a quel momento. Però Joey ha sempre dimostrato di non vedere il Bologna come mero investimento, ma di vivere emozioni per la squadra e la città: sia nei momenti negativi, sia nei momenti di gioia, come le ultime due stagioni.
La verità è che Joey Saputo può spendere, è vero. Può spendere, ma con intelligenza: come detto, con uomini giusti al posto giusto. E non si è mai tirato indietro nel farlo, appunto, perché anche gli aumenti di capitale sono state spese, appunto. Oggi il presidente del Bologna è raggiante nel vedere la sua squadra arrivata finalmente in alto, a giocarsela con i più grandi. E l’intenzione è quella di diventare anch’essa sempre più grande, tanto da poter rendere ancora più roseo il futuro, sia in campo e sia negli investimenti. O, più che roseo, sempre più Rossoblù.
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