Bologna FC
Joey Saputo: «Il segreto del Bologna? “We Are One”, siamo una famiglia»
Mentre il Bologna continua a crescere, il suo presidente ha l’onore di poter raccontare la storia del club rossoblù: ecco le sue parole

Il Bologna sta vivendo un’ulteriore stagione da protagonista, alimentando sogni e ambizioni che fino a pochi anni fa sembravano irraggiungibili. Al centro di questa crescita, oltre al lavoro di Vincenzo Italiano e della squadra, c’è una figura fondamentale, dal quale provengono le radici di tutto il progetto: Joey Saputo. Il patron rossoblù, sempre più presente per sostenere la sua squadra, ha voluto prendere la parola per ribadire il suo impegno e condividere la sua visione per il futuro del club.
Dalle prospettive sul mercato agli obiettivi stagionali, fino alla crescita strutturale della società, le parole di Saputo, rilasciate a OMNI Television delineano un Bologna in continua evoluzione, con il desiderio di consolidarsi tra le realtà più ambiziose della Serie A. Ecco le sue dichiarazioni.
Le parole di Joey Saputo sul suo Bologna
Sabato, dopo la pausa nazionali, il Bologna – attualmente quarto – riparte dalla trasferta contro il Venezia, penultimo in classifica. Presidente Saputo, come si sta al quarto posto in classifica?
«Si sta bene, però devo dire che la stagione è ancora lunga. Abbiamo un campionato abbastanza tosto da finire, con grandi partite contro squadre che lottano anche loro per la posizione in Champions. Devo dire che essere quarti in questo periodo dell’anno ci rende tutti contenti, però dobbiamo ricordarci che la stagione non è ancora finita».
Ovviamente la stagione è ancora lunga, ma se le avessero detto ad agosto che a marzo, a nove giornate dalla fine, il Bologna sarebbe stato tra i primi quattro, ci avrebbe creduto?
«Devo dire la verità, abbiamo avuto tanti cambiamenti. L’anno scorso è stata un’annata incredibile, non pensavamo mai di arrivare dove siamo arrivati. Con i cambiamenti che abbiamo fatto, i giocatori venduti, il cambio di allenatore, l’arrivo di Vincenzo Italiano, che ha esperienza nei campionati internazionali… Quando c’è un cambiamento è sempre un po’ difficile. Devo dire che non abbiamo iniziato la stagione come avremmo voluto, ma essere dove siamo adesso ci rende molto contenti. Abbiamo lavorato duramente per arrivarci, quindi forse sono un po’ sorpreso, ma il lavoro fatto ha dato i suoi frutti».
Joey Saputo sui cambiamenti della scorsa estate, tra allenatore e i vari giocatori:
«Non abbiamo cambiato, è stato Thiago Motta a decidere di partire. Ho fatto di tutto per tenerlo, perché avevamo costruito una base solida e volevo continuare. Ma lui ha deciso di andarsene. Fortunatamente, siamo stati in grado di trovare un allenatore come Vincenzo Italiano, che ha continuato a lavorare con noi per costruire la squadra attuale».
Le è dispiaciuto che Thiago Motta abbia deciso di lasciare?
«Dispiaciuto per il modo in cui è stato fatto, più che per la sua partenza in sé. Non ho apprezzato come si è svolto il tutto, sia da parte della Juventus che di Thiago stesso. Sono una persona molto passionale e presente, e credo che questo sia un valore aggiunto per il Bologna. Ma alla fine, questa è la vita. Abbiamo trovato Vincenzo Italiano: un allenatore con i valori giusti e questo per noi era fondamentale».
Sull’esonero di Thiago Motta alla Juventus:
«Non sono dentro la Juventus, quindi non so cosa sia successo nello spogliatoio. Mi dispiace per lui, perché è un grande lavoratore, il primo ad arrivare al centro sportivo e l’ultimo ad andarsene. La pressione in un club come la Juventus è enorme, e loro non puntano solo al quarto posto, ma a vincere il campionato. Mi fa tristezza per lui, perché lo conosco personalmente e so quanto ci tenga. Anche se mi ha lasciato come mi ha lasciato, mi dispiace comunque».
Tornando al Bologna, il club ha cambiato tanto, anche alcuni pilastri della squadra, ma ha sempre trovato il modo di tirarsi su egregiamente. Di chi è il merito?
«Il merito va a tutti. La squadra non è solo quella che vedete in campo: dal magazziniere alla signora che lava i panni, fino ai giocatori e allo staff amministrativo. Siamo una famiglia, il nostro motto è “We Are One” e lo dimostriamo ogni giorno. Anche se alcuni giocatori sono andati via, la base rimasta è solida e unita. L’unità è la forza del Bologna».
Tra le società di Serie A controllate da proprietà nordamericane, il Bologna è tra le poche ad avere successo. Lei si è trasferito in Italia per seguire il club. È questo il segreto del successo?
«Mio padre mi dice sempre che il successo del Bologna dipende dal fatto che ci sono ogni giorno. Non credo sia l’unica ragione, ma sicuramente aiuta. Alcuni proprietari stranieri arrivano e vogliono cambiare tutto senza capire la cultura italiana e del calcio in Italia. Io ho sempre cercato di farmi rispettare prima a livello societario e poi sul campo. Ho detto sin dall’inizio: “Datemi 10 anni e porterò il Bologna in Europa”. Ci siamo riusciti».
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