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Katia Serra: “Il Carpi sta pagando per i suoi errori” – 3 mar

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316 presenze in Serie A coronate da 70 gol, 151 presenze in Serie B confezionando 58 reti, 25 presenze nella Nazionale italiana femminile segnando 1 gol; queste sono solo alcune statistiche che delineano la proficua carriera di Katia Serra, ex calciatrice, vincitrice di “MIGLIOR GIOCATRICE Oscar del Calcio 2007” e attualmente commentatrice per la Rai. Si è concessa ad un’intervista esclusiva a 1000cuorirossoblù in cui rivela le sue impressioni su Bologna, Carpi e tanto altro.

Quali erano le sue caratteristiche tecniche? C’è qualche giocatore in cui si rivede?
Inizialmente ero un esterno d’attacco, facevo della velocità la mia miglior qualità, successivamente sono diventata un esterno di centrocampo, anche perché ho subito, durante la mia carriera calcistica, ben 6 operazioni che mi hanno tolto tanto. Potevo vantare di un cross piuttosto preciso in corsa, utilizzando entrambi i piedi e per questo io giocavo indistintamente sia a destra che a sinistra. In tanti mi hanno detto che assomigliavo tecnicamente a Beckham.

Che differenza riscontri tra calcio femminile e maschile?  Che idea si è fatta del calcio attuale?
Ce ne sono tante di differenze, stanno tutte nella gestione dello spogliatoio, negli aspetti psicologici, nei diversi livelli di forza e potenza che determinano anche il modo in cui si sviluppa il gioco, sotto un profilo tattico. Tecnicamente non ci sono differenze significative. Quello femminile è uno calcio che parte da una base fisiologica, diversa tra uomo e donna, per cui le azioni sono meno intense e meno veloci, c’è anche meno contatto fisico, c’è grande fairplay e grande rispetto sia per la terna arbitrale che per le avversarie.

Dal 2005 collabora con l’AIC (Associazione Italiana Calciatori) lottando per far acquisire dignità e parità di opportunità al movimento femminile. Quali sono le battaglie vinte fino ad oggi dall’AIC per migliorare le condizioni delle atlete? Quali sono invece i prossimi passi da effettuare?
Ne sono state vinte tante. Quelle meno recenti sono; il “vincolo”, per il quale non potevi cambiare squadra senza il permesso della società per tutta la carriera, è stato ridotto a 25 anni, anche se stiamo lottando per farlo scendere ulteriormente a quota 18, come già succede in tutto il mondo tranne che in Italia e in Grecia. Il “vincolo” è anticostituzionale, a mio parere, perché dal momento che diventi maggiorenne puoi decidere qualsiasi cosa, tranne la squadra in cui giocare. Un altro traguardo importante è stato la distribuzione del risarcimento per infortunio a metà tra calciatrice e società, mentre prima veniva dato l’80% alla società. Un tempo, l’assegno di liquidazione dell’infortunio veniva intestato al presidente mentre ora siamo riusciti a farlo arrivare alla diretta interessata. Noi calciatrici siamo considerate dilettanti, non abbiamo diritto alla maternità, non abbiamo assicurazioni legate all’INPS, non maturiamo la pensione e inoltre il rimborso economico che ricevevamo era solo annuale, quindi se la società falliva non avevamo nessun appiglio a cui fare riferimento per recuperare i fondi. Con il fondo di garanzia e la possibilità di firmare contratti pluriennali (che entreranno in vigore in Luglio, con l’avvio della nuova stagione), per le ragazze si apriranno prospettive importanti. Stiamo parlando solo di campionati nazionali, quindi Serie A e B, ma è stata un’importante risultato che cambierà la carriera di molte persone. Purtroppo questo mondo non riesce ancora a concepire e sostenere che il calcio diventi una professione anche femminile, ma l’Associazione si sta mobilitando nella direzione giusta. Purtroppo, in Italia, nessuna donna che pratichi sport è una professionista a causa della legge n. 91 del 1981, e ci auguriamo di poterla cambiare.

Focalizziamo l’attenzione sul processo di maturazione del Bologna, cominciato un anno e mezzo fa circa con lo sbarco dell’americano Tacopina a braccetto con il canadese Saputo. Molte cose sono cambiate sia in campo che nelle tasche societarie. Quali sono le sue sensazioni per il futuro?
L’avvento di Joey Saputo è fondamentale per la disponibilità economica, siccome il Bologna ora può vantare di avere una dirigenza, non solo con i soldi, ma con grosse capacità organizzative e manageriali a lungo termine. Il popolo rossoblù non può che essere strafelice di aver trovato colui che ha salvato la società dal fallimento sicuro e colui che ha la possibilità di far rivivere le emozioni che il passato ha regalato.

Ora torniamo al presente; nel caso di vittoria contro il Carpi i rossoblù chiuderanno definitivamente i conti salvezza e condanneranno l’avversaria ad un sofferente finale di stagione. La situazione si è capovolta rispetto la gara d’andata. Che è successo alla squadra di Castori?
Questa squadra ha pagato l’inesperienza di una matricola che ha messo piede nella Serie A per la prima volta e, anziché continuare con il nucleo storico che aveva regalato una promozione importante, sono stati fatti arrivare troppi stranieri di scarso livello e di scarsa qualità che non hanno nemmeno attaccamento alla maglia e all’ambiente. Dopo aver preso coscienza dell’errore commesso, la società ha rimediato richiamando Castori, che era stato esonerato senza meritarselo, e sono stati riportati in squadra degli ex importanti che erano stati ceduti. Se il Carpi avesse fatto fin dall’inizio questa scelta, oggi sarebbe in una posizione in classifica un po’ meno preoccupante.

“Se non si fossero abbassate le traverse il Bologna sarebbe ancora in B”;  è d’accordo con le parole del Patron del Carpi Bonacini?
Non sono d’accordo con questa dichiarazione. Chiaramente il Bologna ha avuto un po’ di fortuna durante i playoff, però la promozione è stata più che meritata e non è giusto attaccarsi ad un discorso del genere.  Non è stata sicuramente una stagione facile, ne cambio societario è stato perso parecchio tempo per fare certe scelte, come il tardivo esonero di Lopez. Noi se siamo in serie A è solo perché abbiamo dimostrato i requisiti per salire, la fortuna ci ha solo sorriso in un momento di bisogno. 

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