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Klas Ingesson: Il gigante buono che non si è mai arreso

Il ricordo di un campione: Klas Ingesson, conosciuto come “il taglialegna”, che ha lasciato a Bologna un ricordo indelebile.

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Tifosi del Bologna
Tifosi rossoblù (©Damiano Fiorentini)

Oggi Klas Ingesson avrebbe compiuto 56 anni. Invece, tra poco più di un mese, ricorreranno i dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 29 ottobre 2014. Ingesson è stato un uomo straordinario, non solo per le sue doti calcistiche ma anche per la sua forza di volontà e il suo carattere.

Il Taglialegna che sapeva giocare a calcio

Klas Ingesson, noto a molti come “il taglialegna”, si autodefiniva così per via del mestiere che aveva praticato in gioventù e che considerava come parte integrante della sua identità. «È quello che so fare: la taglio e poi la consegno a chi sa costruirci un mobile pregiato», diceva, esprimendo così la sua umiltà e il rispetto per il lavoro. Ma Ingesson sapeva fare molto di più. Innamorato del calcio fin dalla giovane età, iniziò la sua carriera nelle giovanili dell’Odeshogs IK, la squadra della sua città natale, prima di essere chiamato, a sedici anni, dall’IFK Göteborg, uno dei club più prestigiosi del calcio svedese. Fu qui che Ingesson crebbe calcisticamente, affermandosi come un talento promettente.

L’inizio di una carriera

Il suo viaggio calcistico lo portò poi in giro per l’Europa: tre stagioni di successo in Belgio con il Malines, seguite da esperienze meno fortunate nei Paesi Bassi con il PSV Eindhoven e in Inghilterra con lo Sheffield United. Tuttavia, fu durante i Mondiali del 1994 che Ingesson raggiunse l’apice della sua carriera internazionale. La Svezia conquistò un prestigioso terzo posto, perdendo la semifinale contro il Brasile. Di quella squadra, Ingesson era una colonna portante, avendo già partecipato ai Mondiali del ’90 in Italia e a Euro 92, dove la Svezia arrivò fino alle semifinali. Durante l’avventura statunitense, Ingesson giocò tutte e sette le partite, dimostrando al mondo le sue straordinarie capacità.

Dotato di un fisico imponente, Klas si era specializzato nel ruolo di mediano, con la licenza di avanzare e di diventare un pericoloso specialista sui calci piazzati. Ma, a renderlo prezioso, non erano solo le sue abilità tecniche; era anche il suo cuore, il suo impegno totale per la squadra, la sua capacità di dare sempre il massimo. Fu questa dedizione che lo rese una figura amata e rispettata da tutti coloro che ebbero la fortuna di giocare al suo fianco, ma anche e soprattutto dai tifosi.

Klas Ingesson: L’arrivo in Italia e l’amore per Bologna

Nel novembre del 1995, Ingesson approdò in Italia, al Bari. Rimase nel capoluogo pugliese per tre stagioni: dalla difficoltosa retrocessione in Serie B, alla rinascita con la successiva promozione, fino al ritorno in Serie A, dove divenne capitano. Eugenio Fascetti, suo allenatore, lo descrisse come «qualcosa di più di un grande giocatore. È una grande persona. Un uomo raro, nel nostro mondo».

Nel 1998, Klas fu chiamato dal Bologna, voluto da Carlo Mazzone, appena subentrato come allenatore, e dal suo amico Kennet Andersson, con cui aveva condiviso la prima stagione a Bari. Ingesson lasciò un ricordo indelebile a Bologna, nonostante vi fosse rimasto solo due stagioni, disputando 96 partite e segnando 9 gol tra campionato e coppe.

La malattia che fermò Klas Ingesson

Ma la sua carriera da calciatore fu solo una parte della sua vita. Dopo il ritiro, Ingesson intraprese la carriera di allenatore, ma fu allora che il male si manifestò. Nel dicembre 2008 gli fu diagnosticato un mieloma multiplo. Ingesson affrontò la malattia con lo stesso coraggio che aveva sempre mostrato in campo. Cadde due volte, ma si rialzò altrettante, ironizzando sulla sua condizione nel titolo della sua autobiografia, “È solo un piccolo cancro”. Quando la malattia lo stava già devastando, Ingesson guidò il suo Göteborg alla vittoria in Coppa di Svezia. Si spense nella sua casa la mattina del 29 ottobre 2014, a soli 46 anni. Klas Ingesson se ne andò senza lasciare nulla di incompiuto, perché, come amava ripetere, «un taglialegna non è mai soddisfatto se non ha fatto per intero il suo lavoro». E Klas, nel calcio come nella vita, il suo lavoro lo aveva sempre fatto fino in fondo.

Fonte: Più Stadio

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