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L’altro spogliatoio: il Venezia di Soncin e le difficoltà ereditate da Zanetti

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Dopo essere stato arbitro imparziale della lotta Scudetto, il Bologna va al Penzo di Venezia nella giornata in cui i Lagunari con una sconfitta o un pareggio potrebbero salutare la Serie A dopo appena un anno dalla promozione. Sarà la terza partita sulla panchina veneziana di Andrea Soncin, promosso dalla Primavera a seguito dell’esonero di Paolo Zanetti: una scelta fatta nell’ottica di provare a dare una sterzata al livello mentale piuttosto che per apportare un vero e proprio cambiamento tecnico. Soncin era stato parte dello staff di Zanetti durante la passata stagione, quando il Venezia conquistò la promozione in Serie A.

Soncin è subentrato in una situazione disperata: il Venezia veniva da una lunga serie di sconfitte e con sole quattro partite da giocare deve provare un vero miracolo. Il nuovo tecnico ha deciso così di perseguire la via già tracciata da Paolo Zanetti: 4-3-1-2 o 4-3-3 e una squadra con un atteggiamento mutevole, con la formazione che muta il suo atteggiamento a seconda dell’avversario. I Lagunari, infatti, hanno diversi centrocampisti che hanno grande qualità nel palleggio e nel controllo dei ritmi di gara, ma spesso si sono adattati a giocare un calcio reattivo dove hanno interpretato la gara soprattutto in ripartenza.

Un atteggiamento camaleontico, grazie a cui il Venezia è riuscita a lungo a stare sopra la zona retrocessione. Tuttavia, il calo di energie e di entusiasmo ha fatto crollare tutte le sicurezze della squadra veneziana che si è trovata improvvisamente fragile dietro e non più in grado di prendere in mano le redini del gioco. Il calo di uno dei maggiori protagonisti del bel girone di andata, lo statunitense Busio, ha rovinato in maniera irrimediabile il rendimento del Venezia.
In avanti, Henry e Okereke, a lungo orfani di Johnsen, non sono stati più in grado di trovare la via del gol con continuità e solo qualche inserimento dei centrocampisti è riuscito a sbloccare la situazione. A farne le spese è stato soprattutto Aramu, che non è più riuscito ad essere decisivo tra le linee. Solo recentemente con la Juventus, colpita anche all’andata, l’ex Torino si è trovato a colpire con libertà tra le linee. Merito anche di Soncin, in grado di rimettere proprio il numero 10 al centro della manovra e renderlo l’uomo fondamentale. Una soluzione probabilmente trovata troppo tardi, col Venezia ormai a pochissimi punti dalla retrocessione.

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