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L’altro spogliatoio: l’Hellas Verona di Eusebio Di Francesco

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Seconda partita casalinga di fronte al proprio pubblico per il Bologna. Al Dall’Ara l’ospite della terza giornata di campionato è il nuovo Hellas Verona di Eusebio Di Francesco. La squadra gialloblù arriva da due sconfitte che, inevitabilmente, hanno già messo sulla graticola il tecnico abruzzese sul quale inevitabilmente pesano i fallimenti con Sampdoria e Genoa nelle ultime due stagioni. Sconfitte che hanno avuto tratti caratteristici molto simili, in particolare una certa fragilità difensiva, che traccia una linea di discontinuità rispetto alla gestione Juric, giacché proprio una solida retroguardia aveva garantito ai veneti una più che tranquilla doppia salvezza.

LINEA BALLERINA – Di Francesco ha cominciato la sua nuova esperienza, consapevole di non poter rivoluzionare in una sola estate un sistema perfettamente funzionante come quello costruito da Juric. I due moduli 3-4-2-1 o 3-4-1-2 sono stati il punto di partenza di questo inizio di stagione. Quello che però ha messo in grande difficoltà Di Francesco è certamente il cambio dell’interpretazione del modulo ereditato dal tecnico croato. La sua linea difensiva, a differenza di quella dell’attuale tecnico del Toro, sta mutando: da una linea difensiva che marcava a uomo, quasi a tutto campo, i giocatori avversari più avanzati, al momento il terzetto gialloblù alterna fasi di marcatura a uomo, a fasi di difesa a zona. Un sistema ibrido e piuttosto complicato, che ha bisogno di meccanismi di squadra perfetti. Non è un caso che almeno uno dei gol subiti in questo inizio di stagione è arrivato da un movimento sbagliato, che ha spalancato la via del gol al Sassuolo. Nonostante le voci di un passaggio ad una linea 4 che difenda a zona e ricalchi più da vicino il suo modo di pensare al calcio e alla fase di possesso o non possesso sempre adottato dal tecnico. L’ex Roma dovrebbe invece convincersi a puntare ancora su uno schieramento con una difesa a 3, e rimandare ancora l’eventuale rivoluzione.

CENTROCAMPO E ATTACCO – Anche per questa giornata il Verona non avrà a disposizione Miguel Veloso, capitano e regista della squadra. Tuttavia, a centrocampo il Verona con la presenza di Tameze più Ilic, che dovrebbe sostituire Veloso come playmaker, il Verona sembra comunque aver trovato la quadra. Nel 3-4-2-1, sugli esterni di centrocampo agiranno quasi sicuramente il rientrante Faraoni e il serbo Lazovic, sempre importantissimo per la fase offensiva veronese. Più avanti, a fare da collante tra centrocampo e attacco ci sarà la coppia di trequartisti Caprari-Barak. I due hanno compiti ben definiti: Caprari agisce su tutto il fronte d’attacco, in un ruolo più simile a quello della seconda punta, mentre Barak fa da vero e proprio uomo di raccordo, grazie alla sua capacità di partire palla al piede e ribaltare l’azione con grande velocità. A entrambi il tecnico abruzzese chiede di attaccare l’area di rigore, negli spazi creati dal moto perpetuo di Giovanni Simeone, voluto dal tecnico che lo aveva avuto lo scorso al Cagliari. Una necessità questa dell’Hellas che nasce dalla scarsa vena offensiva di tutti suoi centravanti. Lo stesso Simeone è abilissimo a lottare, svariare per il fronte d’attacco, fare grande movimento senza il pallone e attaccare la profondità per allungare le difese avversarie, ma non è un grande finalizzatore della manovra. Così per sfruttare al meglio le proprie trame di gioco, il Verona ha bisogno di riempire l’area di rigore con più uomini possibili: gli esterni e trequartisti come Caprari e Barak, uomini abili in zona gol pur non essendo veri bomber.

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