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L’inaDieguato – Alino come Beppegol? – 25 Gen

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Era luglio, trascorrevo le vacanze alla casa per ferie Onarmo a San Vigilio di Marebbe. Insieme con altri amici di Bologna, tutti pazzi per quel Bologna (mai stato in serie B, competito), attraversavamo le strade della bella cittadina altoatesina gridando slogan decisamente incomprensibili per i ladini. “Conti, ricorda che Beppe non si vende” era il più gettonato. Ma la Gazzetta dello Sport gelò i nostri entusiasmi. Doveva essere un giovedì quando uscì il titolo peggiore per chiunque come noi tifasse rossoblù. Savoldi alla Juventus! Una mazzata. E subito a leggere tutto d’un fiato l’articolo, con le testa che scoppiava per via dell’unico pensiero: “No, non è vero, non può essere così”. Lui, Beppe gol, il nostro idolo, era stato raggiunto all’hotel Savioli di Riccione. E aveva offerto un brindisi di fronte all’importante trasferimento. Non ce ne facevamo una ragione: addio al bomber che, sia pure in una squadra non da scudetto, riusciva a vincere il titolo di capocannoniere. Addio all’attaccante che si arrampicava in cielo, che danzava sul pallone, che tirava i rigori con un’andatura dinoccolata. Che si faceva persino scippare gol dai guardalinee. No, Beppe no! In pensione proclamammo tra noi il lutto nazionale. Ma… a volte le preghiere vengono ascoltate. Il giorno dopo il trasferimento si complicò. Non se ne fece nulla. Savoldi tornò a essere il finalizzatore principale di un Bologna che annoverava tra le sue fila Bellugi, Roversi e Cresci dietro; Bulgarelli e Pecci in mezzo; Ghetti all’ala. Un Bologna da amare. Perchè vi ho raccontato questo aneddoto? vi starete chiedendo. Forse perchè, in una stagione traballante, fatta di dubbi e di paure, Alessandro Diamanti rappresenta una delle poche nostre certezze. Lui che doveva andare in Cina e che alla fine rimane qui. Ed è davvero sconcertante che la società, a sette giorni dalla fine del mercato, anzichè provare a rafforzarsi… avesse ceduto il suo pezzo migliore. Specchio dei tempi, dell’improvvisazione, dell’autolesionismo. Dirigenti forse non si nasce ma neanche ci si improvvisa… Diamanti va. No, resta. Evviva Diamanti, allora! E’ il nostro condottiero. Incarna la speranza, con i suoi colpi di genio, la speranza di poter vivere attimi di gioia. Attimi: solo di quelli il tifoso del Bologna fa collezione.

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