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L’Oremus e le ragioni del cuore

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Al cuor non si comanda, buttare il cuore oltre l’ostacolo, se il cuore è uno zingaro, 1000cuorirossoblu e Bologna nel Cuore,così abbiamo fatto pure un pò di pubblicità e siamo a posto. Perchè quando parli di cuore, in senso di affetto, non esiste elettrocardiogramma che regga: o ce l’hai o è meglio fare senza e vivere di rimessa sperando che il cuore di qualcun altro Ti raccatti, cosa che  non accade spesso;  ecco perchè la solitudine cresce in questo disperato mondo. Oremus.

Sabato era nata un’emergenza, anche questa di cuore in senso assoluto: squadra in bilico, Mister in una semi “crisi mistica”, occorreva portare preghiere e affetto a chi probabilmente si sentiva smarrito e aveva bisogno di un abbraccio emozionale  dalla propria gente. Casteldebole alle 14.30 di sabato sembrava di essere sulla piattaforma nr 1 della Stazione Centrale. Persone come formiche che s’incrociavano e si salutavano non con la tipica frase “Ciao quando parti?” ma con “Ciao quando aprono?”, che si riferiva ad un  misterioso e fantomatico cancelletto che immetteva in un camminamento che, dopo un paio di ghirigori ghiaiosi, permetteva l’ingresso nel campo centrale di allenamento del Centro tecnico. Ore 14.45 i quasi 500 presenti iniziavano ad entrare in una sorta di processione all’interno del Centro Tecnico per la “funzione” fuori programma, lasciandosi dietro alle spalle il cancelletto e iniziando tutti i cori che quella improvvisata Santa  Messa poteva esprimere. In lontananza un commosso Pioli si batteva il cuore e ci segnava tutti con l’indice destro, perchè il sinistro col resto della mano era nel tascone del tutone a ravanare gli ” amenicoli” per un gesto scaramantico;  Don Stefano era evidentemente commosso nel vedere tutti quei parrocchiani alla funzione prefestiva del sabato, cosa assolutamente inaspettata tant’è che prese la sua squadra di chirichetti e la portò al limite del recinto, per un abbraccio ecumenico con la tifoseria dei fedeli che iniziarono ” a cappella”  una sequenza di salmi pro squadra e Don Stefano e un rosario di improperi contro la Curia e l’Arcivescovado, rappresentato ovviamente dalla presidenza. Al culmine di questo motto di ritrovata fede, si svolse la classica partitella fra diaconi e accoliti, con i secondi che giocavano col doppio sacrestano-portiere per ruotare tutti gli effettivi della rosa.

M’incamminai fuori dal recinto col fedelissimo Stecas a fianco, per recuperare la strada di casa, deciso a recarmi in Cattedrale (Il Nostro Dall’Ara) il giorno dopo con almeno un’oretta di anticipo rispetto al mio solito orario, per recuperare il preziosissimo libercolo domenicale (la richiesta veniva dal Nostro  Daniele), in distribuzione presso le principali entrate, che aiutava Noi fedeli a recitare le formazioni, senza quegli imbarazzanti silenzi che avrebbero potuto modificare il senso del prepartita.

Ma come ogni tradizione che si rispetti, al mio arrivo nei pressi della Sacra Basilica nel profluvio di musica fuoriuscente dalle canne d’organo e dagli altoparlanti, del prezioso libercolo non rimanevano che gli scatoloni con cui erano stati trasportati appena fuori dalla sacrestia. Memore dell’afflato ecumenico del pomeriggio precedente, mi misi a chedere con la mano tesa appena fuori dal cancello copie del prezioso libello. In ordine recuperai due copie del libelllo di 4 domeniche prima, 3 copie di un house organ immobiliare e un sacchetto di carta unta, che aveva avvolto un panino con la mortazza. Pazienza. mi dissi, mi sarei seduto nella navata-curva a Noi riservata e avrei seguito dal tabellone posto in alto lo scandire delle formazioni.

Che fosse una domenica dedicata alla fratellanza ecumenica era scritto a caratteri cubitali, anche perchè la squadra di Padre Francesco Guidolin, il “prete” per i più, ci veniva a fare visita, preannunciando così l’avvicinarsi del periodo dell’avvento.

La partita, che sarebbe potuta durare un amen se i Nostri attaccanti  avessero avuto una maggiore efficacia in zona goal, si sviluppò con gioia e fratellanza a tal punto che, in un impeto di generosità infinita, Diamanti, solo davanti alla porta, espresse tutto il suo altruismo scaricando il pallone alla sua destra servendo Gilardino che incredulo s’impappinò sul pallone, facendo così sfumare una fra le più palesi occasioni da goal. Oremus.

In campo era Tutto un prodigarsi gli uni verso gli altri, soprattutto dopo il gol felsineo, perchè alla fine del match non fossero accaduti dei permali e a qualcuno dei contendenti non rimanesse l’amaro in bocca: ecco perchè al 73, vincitore del premio “Bontà Infinita 2012”, Mathias “faccia d’Angelo” Abero, che non si dicesse che i Bolognesi sono gretti e inospitali, aveva lasciato libero Di Natale (e vedrete quando siamo nei pressi della settimana Santa, verso Aprile, se non capita la stessa cosa a Pasqual) che aveva ringraziato e infilato l’incolpevole Agliardi. Ite missa est, andate in pace.

 

Auguro la pace del cuore ai Nostri 32 guerrieri e al loro Comandante supremo, perchè nei momenti più difficili e tristi è il coraggio che ribalta i destini più negativi e perchè, ricordate sempre, “non esiste notte tanto buia da impedire al sole di risorgere“. Forza ragazzi, Noi siamo e saremo sempre con Voi, buttate sul panno verde il cuore e se per una domenica il premio “Bontà Infinita 2012” lo vince la squadra avversaria, non ce ne avremo a male. Parola.

 

 Scritto sulle note di “Wake Me up when September Ends ”  dei Green Day

 

Dedicato a Stecas, uomo profondo e amico assoluto.

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