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La Repubblica – Il nuovo geometra del centrocampo, così Schouten ha convinto Sinisa

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<<Per i ritmi inglesi potrebbe fare fatica ad adattarsi, ma per quelli Italiani, più lenti, si troverà a suo agio>>. Così si era espresso sull’olandesino la scorsa estate Piet Buter, il talent scout che scoprì Manè e van Dijk oltre al nostro Jerdy, penna di Simone Monari.

La cosa che più ha colpito Buter di Jerdy, è che il giovane olandese non sia di certo uno a cui piaccia perdere tempo: giocate in verticale piuttosto che retropassaggi o appoggi in orizzontale. Da ragazzino faceva l’ala sinistra sognando di diventare il nuovo Van Persie. Già allora di estimatori ne aveva tanti, fra questi Henk, lo zio che fu centrocampista del Feyenoord negli anni ’50-60 oltre che in quel Excelsior da cui il Bologna ha prelevato il nipote l’estate scorsa.

Missione Sinisa. Schouten è stato un acquisto di Bigon, voluto e seguito per un anno, acquistato per un paio di milioni, impacchettato e consegnato ad un Mihajlovic che non lo conosceva e che per praticamente per tutto il ritiro estivo non ha potuto valutarlo: Sinisa seguiva gli allenamenti via pc a causa della sua malattia, Schouten a quegli allenamenti non c’era a causa di un infortunio patito nei primi giorni in alta quota. Aggiungiamoci che Sinisa è un istintivo e quel ragazzone un po’ macchinoso, una volta visto, non l’entusiasmava. Però l’allenatore serbo è anche uno che sa cambiare idea e le ultime partite confermano il trend.

In un reparto in cui le scelte non mancano, Jerdy, facendo a spallate, si sta ritagliando il suo posto nell’undici titolare. Vuoi perché è il più regista del gruppo, un interno tessitore alla De Jong, <<per alcuni aspetti è migliore di Frenkie, è più potente anche se meno agile>> conclude Buter.

 

 

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