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La Repubblica – L’altalena di Joshua: qual è il vero Zirkzee?

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Dalla diramazione delle formazioni, nel pre-gara veronese, l’uomo più atteso era uno: Joshua Zirkzee. Motta aveva deciso di schierarlo titolare per la prima volta dopo la grande prestazione del 5 febbraio a Firenze. Il destino ha voluto che, nella sua partita migliore, il numero 11 abbia anche sofferto di un infortunio, il quale lo ha tenuto fuori in quello che sembrava essere il suo momento migliore, dove stava macinando minuti e prestazioni convincenti. Stava finalmente trovando quel barlume di continuità che sembra essergli sempre mancato nella sua giovane carriera, a causa di problemi fisici, ma anche per un “killer instinct” dentro l’area che non è proprio nelle sue corde, ma che con il tempo si era sicuri sarebbe venuto fuori. 

Queste ultime partite, al rientro dall’infortunio e dopo aver gradualmente ritrovato il campo, sembravano la fotocopia di quelle due settimane a cavallo tra gennaio e febbraio, con un Joshua che a Bergamo entra, incanta i tifosi e imbambola gli avversari, mentre la settimana dopo subentra nello scontro con il Milan e prova ad accendere la luce nell’attacco Rossoblù, non riuscendoci del tutto ma mostrando ancora una volta che le sue qualità possono far la differenza se sfruttate a dovere. Motta in conferenza stampa, prima della partita di Verona, a specifica domanda aveva confermato il fatto che il 21enne amava più la finezza della giocata rispetto all’attacco della porta, e che questo aspetto, per una punta, era assolutamente da migliorare, ma comunque Zirkzee aveva e ha tutti i mezzi per farlo. Convinto di questo, l’italo-brasiliano decide di affidare a lui le chiavi dell’attacco Rossoblù al “Bentegodi”, ma i risultati sono tutto il contrario di quelli sperati: Joshua viene ingabbiato dai difensori avversari, quei palloni che arrivano tra i suoi piedi non vengono giocati al meglio dall’olandese, che riesce a trovare un solo tiro in porta nel primo tempo. La sua partita, e quella del Bologna, non prosegue nei migliori dei modi, anzi, e il “dopo” è sempre fatto di commenti e riflessioni, inevitabile lui sia al centro dell’attenzione.

Qual è il vero Zirkzee? Quello che entra e spacca le partite, o quello visto a Verona? Ovviamente la risposta non si trova in tre partite, e sicuramente Joshua non è la copia sbiadita vista venerdì sera. L’olandese è un ragazzo che ha tutte le carte in regola per diventare un campione, riprendendo le parole del suo allenatore, e se ne sono accorti tutti: ancor prima il Bologna, quando ha deciso di investire su di lui, per far si che diventasse il futuro della squadra. Sicuramente questa partita ha confermato le parole di Motta, il ragazzo deve migliorare in fase realizzativa, perché il suo ruolo porta a quello, al gol. Questa partita però avrà sicuramente messo benzina sul fuoco nel ragazzo, che non è mai stato uno che si tira indietro nel lavoro sul campo, e se Thiago decide di schierarlo, per la sua dottrina, abbiamo la conferma. Il tempo c’è, è dalla sua parte, e su di lui le speranze sono rimaste invariate. Domenica arriva la Juventus sotto le Due Torri, per un match che vorrà dire tanto sia per una e sia per l’altra squadra: per un Arnautovic che farà di tutto per recuperare, per un Sansone che vuole sicuramente riprendersi la maglia da titolare, chissà che non sia la serata di Zirkzee. D’altronde, è nelle grandi partite che si vedono i grandi giocatori.

Fonte – Simone Monari, La Repubblica

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