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Le Due Metà: Alberto Gilardino – 27 apr
Campione del Mondo, una Champions League, una Supercoppa UEFA e una Coppa del Mondo per Club. Ah, dimenticavo: nono nella classifica dei migliori realizzatori della Serie A. Alberto Gilardino, con la sua magica esultanza, è stato una sentenza, un’istituzione ovunque abbia giocato, da quando iniziò a muovere i primi passi fino all’apice della sua carriera. Nasce a Biella, nel 1982, ed è lì che inizia a tirare i primi calci ad un pallone. Passa poi al Piacenza, a 18 anni dove, in Serie A, inizia a macinare reti. La parentesi Verona è sfortunatissima: acquistato per una cifra parecchio importante, di fatto non inizierà mai la stagione, venendo coinvolto in un incidente stradale che gli causerà la frattura dello sterno.
Ma è nel 2002 che arriva la prima vera svolta del Gila: Prandelli lo vuole al Parma, Lui accetta e, in quella occasione, ha anche la possibilità di calcare per la prima volta i campi internazionali. 23 gol in campionato, che però non bastano per la Champions League. Nel 2003/2004 il primo incrocio con quello che sarà il futuro: nei playout il Parma affronta il Bologna, ed è proprio l’attaccante biellese che realizza la rete che stende i felsinei.
Tre anni ad altissimi livelli che potevano significare solo una cosa: la chiamata di un top club. È il Milan che crede in Lui, decidendo di sborsare una cifra importante per metterlo a disposizione del tecnico. Qui troverà la prima marcatura in campo europeo ma la finale di Champions, vinta dai rossoneri, Gila non la disputerà, e qualcosa sembra già incrinarsi. Un declino, soprattutto a causa, negli ultimi mesi, di Pato, che verrà sistematicamente preferito all’attaccante, fresco di vittoria ai Campionati del Mondo. Un periodo buoi, quello che vede concludersi il 2007 (calcisticamente parlando) e che Gilardino descriverà come il peggiore della sua carriera. Nonostante questo, però, sono quasi 40 gol in poco meno di 100 partite, in 3 anni, ed è su questo aspetto che bisognerebbe porre maggiormente l’attenzione.
Pantaleo Corvino, con una sapiente mossa di mercato, si aggiudica il giocatore, approfittando anche della situazione non propriamente felice: Gilardino a Firenze diventerà l’idolo delle folle, abbattendo record su record e mettendo in mostra una forma pazzesca. Poi, a gennaio 2012, la cessione al Genoa, che anticipa quello che sarà il suo futuro.
Estate 2012. Il calciomercato è agli sgoccioli e, su qualche notiziario sportivo inizia a rimbalzare la voce di una possibile trattativa del Bologna proprio per Alberto Gilardino. Inizialmente sembrava una di quelle classiche chiacchiere messe lì per qualche strano motivo ma, con le ore che passano, la situazione diventa sempre più veritiera. Il Bologna acquista dal Genoa Alberto Gilardino in prestito con diritto di riscatto, e si assicura uno dei migliori attaccanti italiani degli ultimi 20 anni.
Primo biglietto da visita la doppietta alla Roma, rimontata e battuta all’Olimpico. Non basta però: e allora altri due gol al Catania, a fine settembre: 5 gol nelle prime 5 partite disputate. Durante l’annata raggiunge le 400 presenze in Campionato e sigla il gol numero 3000 della storia del club rossoblù. 36 presenze e 13 reti in campionato. Il riscatto sembra essere inevitabile ma così non è, quando alla guida di un club c’erano personaggi poco raccomandabili, incapaci di mantenere la parola data.
Tornerà al Genoa, dove verrà subito ritenuto incedibile (eh, beh, sai mai) da Preziosi: con la maglia del Grifone i gol saranno 15 a fine stagione. Poi sarà Guangzhou, Fiorentina, Palermo, Empoli, Pescara e Spezia, club nel quale milita tutt’ora.
L’esultanza, il modo in cui sapeva (perfettamente) stare in campo, la freddezza sotto porta: Gilardino è diventato un mito, un idolo, un esempio da seguire. E sono fiero di averlo visto indossare la maglia del Nostro Bologna.
In occasione di Bologna – Milan, per Le Due Metà, Alberto Gilardino.
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