Bologna FC
Lettera Aperta ad Albano Guaraldi
Come si comincia una lettera rivolta al Presidente del Bologna?
Egregio Sig.Guaraldi?
E spettabile, serve in questi casi o si può sorvolare?
Che fatica, non sono portato per queste cose.
Eppure, ho troppa voglia di parlare al nostro azionista di maggioranza.
E non si parla più di maggioranza relativa, da luglio 2012 Guaraldi ha il 51%, quindi non ho nemmeno bisogno di coinvolgere altri soci nella lettera, posso concentrarmi solo su di lui.
Non si preoccupi Presidente, ho sotterrato l’ascia di guerra.
Le vorrei solo parlare, come si fa tra persone civili, di come lei sia riuscito, in tanti piccoli modi, a sperperare il grande vantaggio che le veniva dato dalla sua posizione.
Il suo arrivo, insieme alla cordata di imprenditori assemblata in un lampo da Consorte, fu preceduto da due anni e mezzo devastanti, in cui il Bologna era rimbalzato fra mille avventure, per lo più incredibili, neanche fosse Indiana Jones.
Prima le pittoresche salvezze, grazie a tre eroi, Di Vaio, Milito e Peluso, poi l’amicizia col caro Moggi, che già aveva manifestato grande affetto per noi qualche anno prima e per finire una sana gestione, che in un paio di stagioni (intendo estate/autunno) ci ha portato a tre punti di penalizzazione per mancati pagamenti e, alle soglie dell’inverno 2010, a un simpatico quasi-fallimento, che sarebbe stato il secondo in meno di 20 anni.
Lei, in tutto ciò, era entrato come figura di secondo piano, perchè il capobranco, da tutti riconosciuto come leader incontrastato della cordata di imprenditori, era stato da subito il re del caffè; ma il caso ha voluto che Zanetti partisse col piede sbagliato, sia con qualche dichiarazione (e vacanza) di troppo, sia nel rapporto personale coi soci minori e, dulcis in fundo, nella scelta, come braccio destro, del nome più sgradito ai tifosi, causa alcuni avvenimenti di qualche mese prima.
Fatto sta che, dopo il breve interregno di Pavignani, è arrivato il suo momento.
Libero di fare e di decidere, con una maggioranza all’inizio relativa, ma con un bel gruppetto di soci fidati a supportare le scelte, capitanati dal vice presidente Setti.
Che ne dice se adesso passo al tu, un pò perchè a volte col lei quasi non si capisce con chi sto parlando e poi perchè, col passare delle righe, sta aumentando la confidenza, non crede?
Bene, dicevamo che sei diventato Presidente del Bologna in aprile 2011 e in quel momento ti è capitata l’unica vera sfortuna di questo biennio, e cioè il lungo sonno (chiamiamolo così che è meglio) delle ultime 8 partite di campionato.
50 giorni allucinanti, causati da un appagamento appoggiato a parole anche dal mister, da uno spogliatoio che sembrava la foresta vietnamita e da varie ed eventuali, vedi storia del pass invalidi e rinnovi di contratto gestiti un pò così.
Ma tu proprio non c’entravi, e infatti l’inizio del mercato, nell’estate del 2011, fu quasi una liberazione per tutti.
Venivamo da tre anni sciagurati, c’eravamo salvati per un soffio prima dalla B e poi dal fallimento e ripartivamo con un Presidente e un gruppetto di soci che ci sembravano come medici al capezzale di un moribondo.
Avevamo la certezza di essere stati miracolati, sapevamo di non avere un magnate alla guida, ma dentro di noi pensavamo che tutto sarebbe stato fatto con la massima trasparenza (il Bologna come un libro aperto era fra le prime promesse di Consorte) e che, in attesa di un futuro migliore (speranza eterna del tifoso bolognese), ci saremmo dati un assetto e avremmo impostato un programma.
Perchè tutti lo sanno, anche i neofiti del calcio, che un programma coerente e mirato è alla base di ogni squadra che non navighi nell’oro (vedi il “simpatico” quartiere di Verona che ci fa compagnia dal 2001).
Credimi, non siamo un gruppo di zitelle isteriche.
Al contrario, siamo i tifosi più abituati al mondo a perdere, e se possibile a perdere male, come ho spiegato meglio in racconti precedenti. .
Le ultime generazioni non hanno vinto scudetti, hanno in bacheca (ma si parla ormai dei quasi cinquantenni come me) una misera Coppa Italia mezza rubata (e per il Bologna rubare è il colmo) e ricordano come anni magici quelli delle promozioni o quelli in cui abbiamo perso per un soffio la finale di Coppa Uefa o la qualificazione in Champions (sempre perso comunque, ci mancherebbe).
E vuoi mai che farti la guerra fosse la nostra massima aspirazione, dopo aver avuto una sfilza di Presidenti, negli ultimi 40 anni, da far accapponare la pelle?
Certo che no, ovviamente.
Anzi, ti garantisco che l’aver preso Bagni, un pò matto, ma profondo conoscitore di calcio e uomo capace di scovare talenti sconosciuti, rispecchiava in pieno le nostre aspirazioni.
Ti sei chiesto perchè c’erano tanto piaciuti i mesi di Porcedda, pur finiti miseramente come sappiamo?
Perchè il direttore sportivo Longo aveva dato l’impressione di muoversi sul mercato come piace a noi, cercando giocatori affidabili (vedi Perez), buoni prospetti di B (vedi Morleo e Cherubin) o giovani talenti ancora sconosciuti (vedi Ramirez).
E allora com’è possibile che in meno di due anni, con in mezzo un campionato da nono posto con 51 punti, tu sia diventato il male assoluto del Bologna?
Provo di spiegartelo.
1) A noi non piace sentirci inferiori agli altri.
Non fraintendere, non parlo di vittorie (e quando mai?), parlo di orgoglio, di mentalità, di senso di appartenenza alla città e di amore per la maglia e per i nostri colori.
Per noi il Bologna è una bandiera da sventolare sempre a testa alta e, per fare un esempio, non ci può consolare, dopo una sconfitta in casa con una grande, il buon incasso, quando magari lo stadio era riempito per metà da tifosi ospiti.
Noi, che vorremmo sempre lo stadio rossoblù, in quei casi siamo incazzati e i nostri dirigenti devono parlare tenendo conto non solo delle casse (quella soddisfazione, scusateci, la lasciamo a voi), ma anche di chi, da sempre e nonostante tutto, in questa passione mette tempo, anima e cuore.
E soldi, tanti soldi.
2) A noi non piacciono le deviazioni in corsa.
Una cosa che ci entusiasmava, di questo nuovo progetto, era la condivisione del problema.
C’era un malato gravissimo, il BFC, al cui capezzale siamo corsi tutti.
Dico ‘siamo’, perchè avete chiesto anche il nostro aiuto, con le quattro associazioni dei tifosi.
E tantissime persone, toccate nel vivo dei sentimenti, hanno contribuito, versando almeno cento euro, che in certi casi, aggiunti al costo dell’abbonamento, rappresentano davvero tanti soldi.
Quali erano le vostre promesse?
Partecipazione e trasparenza.
Un rappresentante delle associazioni avrebbe potuto partecipare alle riunioni del CdA, per entrare nel merito delle scelte societarie e per evitare che potesse ripetersi un Porcedda-due.
E invece lunghi mesi sono passati e, dopo aver raccolto a inizio 2011 i soldi dei tifosi (880mila euro?), non si è ancora pensato di aprire le segrete stanze e di equiparare un nominativo, eletto a maggioranza dai tifosi azionisti, ai soci che, pur avendo, in alcuni casi, investito singolarmente nel Bologna meno soldi rispetto alle associazioni, partecipano regolarmente al CdA.
Non voglio entrare nei meccanismi societari e nelle modalità in cui si poteva (o si potrà) gestire questa cosa, ma, come si può ben capire, la totale trasparenza per noi tifosi equivale a correttezza, per cui si è persa finora una buona occasione per coinvolgerci davvero e per avere il nostro appoggio incondizionato.
Fino a maggio 2012 la colpa è stata anche delle associazioni, che non si erano organizzate al meglio, ma ora una vostra apertura sarebbe davvero gradita.
3) A noi non piacciono le cose poco chiare.
Quando non capiamo bene, iniziano a sorgere sospetti e a quel punto, o le spiegazioni sono comprensibili, oppure tutto ci sembra un castello di carte in balia del vento e non ci fidiamo più.
Non è stata chiara del tutto, ad esempio, la storia delle buste di Viviano.
Per cosa era famoso, nell’ambiente calcistico, Pedrelli? Per la sua precisione.
Inoltre, alla luce di quanto è successo dopo, comprese le dichiarazioni di alcuni protagonisti della vicenda, sembra che l’Inter non volesse Viviano e che sarebbe stata ben contenta di darcelo fin dal giorno dopo, nonostante l’esito delle buste.
E quindi cos’è successo? Qualcuno lo sa?
Resta il fatto che la storia dell’errore è stata presa un pò così, col sorriso ma neanche tanto.
Non è stata chiara neppure la storia del licenziamento di Bagni.
Aveva parlato troppo? Non si era comportato correttamente?
Non si è ancora capito bene, ma di sicuro il nostro mercato, da quel momento a oggi, ha dato l’impressione evidente di inseguire continuamente i problemi, senza risolverli.
Spesso ci siamo mossi con troppa fretta e senza pensare che nel calcio non si può mai andare per tentativi, perchè poi il moltiplicarsi dei tentativi porta al famoso record di 33 giocatori in rosa e alle tensioni finanziarie, tanto di moda.
Per chiudere un buco in difesa siamo andati a cercare Loria.
Per tamponare la cessione del portiere titolare abbiamo ballato per sei mesi, in una telenovela senza lieto fine che tutti conosciamo.
Per sostituire Mudi, abbiamo preso Guarente e Pazienza, ma abbiamo dovuto aspettare che Perez tornasse in forma per avere un barlume di diga a centrocampo.
Per sostituire Marchino, avevamo scelto Acquafresca, investendo anche parecchi soldi, per poi dirottare all’ultimo secondo, dopo la cessione di Gaston, su Gilardino.
E per fortuna che Gila è arrivato, ma in questo modo non puoi non essere d’accordo sul fatto che tutto sembra improvvisato e soprattutto non fa risparmiare, anzi.
Noi potremmo anche condividere le cessioni, ci mancherebbe.
Ad esempio, quella di Britos (peraltro gestita da Bagni) a mio parere è stata sacrosanta.
E potremmo capire anche quella di Ramirez, se non fosse stata condita da un tira e molla infinito, durato due estati, che avrebbe stroncato Madre Teresa.
Ma non capiremo mai perchè Mudi è andato via per due spicci…perchè Gillet è stato venduto, sotto contratto, senza avere prima scelto un sostituto…perchè Belfodil, pur piacendo a Pioli, è stato lasciato al Parma per non spendere una cifra irrisoria rispetto al suo attuale valore… perchè abbiamo aspettato la fine della squalifica di Portanova e gli abbiamo ridato la fascia di capitano per poi venderlo un mese dopo a una diretta concorrente.
Potrebbe essere corretto vendere un giocatore di 34 anni con un contratto pesante se hai già una valida alternativa, ma qui subentra un altro problema (vedi punto quattro).
4) Vogliamo cessioni trasparenti.
Credimi, non ce la facciamo più a sentir raccontare che i giocatori vanno via perchè sono brutti e cattivi, o vogliono andare in un’altra squadra, o spaccano lo spogliatoio.
Lo so, siamo un pò testardi in questo, ma i tifosi, giusto o sbagliato che sia, ragionano sempre con la propria testa.
Noi abbiamo detestato fior di giocatori in passato e succede tuttora, ma finchè qualcuno è ancora nel nostro cuore, o comunque non ha fatto nulla che ci faccia supporre una mancanza di rispetto per la maglia (l’unica cosa che conta per noi), non riusciamo a odiarlo.
Se un giocatore è sotto contratto e la società decide di venderlo, non raccontateci che voleva a tutti i costi andarsene, perchè, nel caso, i modi per trattenere un giocatore ci sono (Lotito docet).
Diteci che l’affare andava fatto, che era un’occasione, che avete già pronta la soluzione alternativa, ma non cercate di raccontare una cosa che accetteremmo solo se sentissimo il rifiuto a restare dalla viva voce del calciatore.
5) Non sopportiamo che dietro al Bologna si possa nascondere un business extra-calcistico.
Ecco, qui non vorrei avventurarmi in un terreno minato, anche perchè tutto è ancora in evoluzione.
Dico solo che un grande investimento, come quello del nuovo centro tecnico, non mi sembra consono alla nostra attuale situazione e non farebbe altro, in una fase così delicata, che peggiorare ulteriormente le nostre finanze già misere.
E penso anche che non ci fosse l’urgenza di fare acquistare al Bologna i terreni di un socio già durante l’estate scorsa, con tanto anticipo sull’eventuale inizio lavori.
Per riassumere, diciamo che un gruppo di persone, che ai nostri occhi aveva solo la funzione di salvare il Bologna e di traghettarlo verso acque migliori, ha cominciato a un certo punto a ispirarsi alla parte peggiore di tante vecchie gestioni.
E purtroppo ne abbiamo avute, di cattive gestioni, se ti può consolare sei in buona compagnia.
Basta così, ti ho tediato fin troppo, è giunto il momento di tirare una bella riga su quello che è stato, perchè ora è importante solo il futuro di una squadra che tutti amiamo.
Voglio pensare che i maggiori problemi di questi due anni siano stati l’inesperienza in un mondo di squali, le difficoltà mai risolte dovute al buco iniziale di bilancio, la paura di commettere errori che spesso porta a sbagliare due volte e la sensazione di onnipotenza data dalla buona classifica 2012.
Adesso però è il momento di fare alcune cose fondamentali.
Primo, rimettere Zanzi a fare solo il Direttore Generale, dove penso sia bravo e accaparrarsi per il prossimo mercato estivo un Direttore Sportivo esperto e stimato.
Questa è la mossa più importante, anche nell’ottica del rapporto coi tifosi, perchè a quel punto avremo una persona a cui, nel caso, indirizzare qualche invettiva e molleremo un pò la presa sulla dirigenza.
Secondo, raccontarci sempre la verità, bella o brutta che sia, compresa eventualmente la frase “non ne abbiamo, dobbiamo per forza comportarci così perchè al momento i soldi sono finiti”.
In qualche occasione ci incazzeremo, ma alla lunga il tifoso bolognese sa sempre apprezzare chi non lo prende in giro.
Terzo, dimostrare che i proclami iniziali, e cioè essere sempre pronti a vendere a chi si dimostri ben intenzionato, non erano solo di facciata.
Questo discorso non si riferisce alla trattativa estiva, forse condotta in modo anomalo anche dall’ipotetico compratore, ma al futuro.
Io vorrei sentir dire che gli eventuali compratori sono sempre ben accetti, perchè lo scopo nobile di Bologna 2010 era quello di riportarci più in alto possibile e non di affermare che il Bologna non è in vendita.
Se vuoi un consiglio, ora l’unica cosa da evitare, per appianare le tensioni e riallacciare i rapporti con la città, è un contatto coi tifosi.
Non funziona così.
Cerca solo di tenere unita la squadra, di appoggiare Pioli e di finire meglio possibile il campionato.
E poi prova di ripartire dagli ultimi tre concetti.
Vedrai che i tifosi cominceranno lentamente a cambiare idea, perchè se una cosa non ci manca è il fiuto, che ci fa riconoscere all’istante il momento in cui l’aria è davvero cambiata.
In bocca al lupo, Albano, a te e al nostro Bologna.
E te lo dico col cuore, credimi, perchè sul Bologna non scherzo mai.
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