Bologna FC
A fine mese in gruppo, Italiano e il Bologna aspettano Ferguson a braccia aperte
Una lunga intervista al numero 19 rossoblù, Lewis Ferguson. Lo scozzese è sempre più vicino al rientro dopo l’infortunio al crociato anteriore
L’attesa sta per terminare: Lewis Ferguson è sempre più vicino al ritorno in campo, per la gioia di tutti quanti. Il Capitano dei rossoblù, fermo dal 13 aprile dopo la rottura del legamento crociato anteriore nella sfida con il Monza, sta ultimando il percorso di riabilitazione. Un’estate intera passata a recuperare dall’infortunio: infiniti giorni passati all’Isokinetic, con in testa solamente l’obiettivo di riprendersi il suo Bologna.
La paura iniziale e le sensazioni odierne: le parole di Ferguson
Lo scozzese non si nasconde: subito dopo l’operazione c’era tanta paura riguardo il suo futuro da calciatore. Lewis ha vissuto un periodo molto complicato, probabilmente il più duro della sua vita.
«Subito dopo l’operazione non ti puoi muovere, non puoi camminare, sei impossibilitato a fare qualunque cosa. È stato difficile vivere una vita normale per uno come me, abituato ad allenarsi ogni giorno, a correre, a fare il mio lavoro. Per forza hai paura di non tornare quello che eri. Quando stavo in una posizione per troppo tempo sentivo male e in quei momenti ti vengono i pensieri peggiori. Ora però sto finalmente bene, mi alleno con il preparatore atletico Paolo Aiello, ho ripreso a correre e il ginocchio lo sento forte. Superato quel periodo duro inizi a recuperare fiducia, ricominci a muoverti e piano piano a ritrovare te stesso nei movimenti, a sentirti di nuovo un calciatore».
Grazie alla vicinanza della famiglia e della squadra, Ferguson è stato in grado di superare un grande momento di difficoltà. L’unione e la forza del gruppo è stata fondamentale anche fuori dal campo. «La mia famiglia mi ha aiutato tantissimo a superare questo momento, sono dei veri numeri uno. Ho una figlia di due anni, Lake, e non ero nemmeno in grado di giocare con lei. Il Bologna poi è stato fantastico. I compagni mi sono stati vicini: Ndoye, Ravaglia, De Silvestri, Zirkzee e Beukema, che è uno dei miei migliori amici. Mi sono venuti a trovare in ospedale dopo l’operazione e mi venivano a trovare a casa. Sam ogni giorno passava a casa o mi ci portava».
Il rimpianto per gli Europei e la Champions League
Una doccia gelata per Lewis: perdere l’occasione di giocare gli Europei con la sua Scozia e non poter contribuire fisicamente alla cavalcata per la Champions League.
«Per quanto riguarda la Champions League, sicuramente è stato difficile, ma ero contento di quello che avevo fatto. Sono stato presente in tutte le partite e mi sentivo di averle giocate molto bene, ho aiutato la squadra. Quando mi sono fatto male ero soddisfatto della mia stagione: era finita sì, ma il mio lavoro era stato ottimo. Invece, se c’è una cosa che un giocatore sogna è di poter rappresentare il proprio Paese in un grande evento. Quando i medici mi hanno detto che non avrei giocato per sei mesi, mi è crollato tutto addosso. Da quando ho ricordi, non ho mai visto la Scozia partecipare a un torneo importante. Io potevo andarci come giocatore, ma sono stato costretto a rinunciare. È stata la parte più difficile di tutto questo lungo percorso».
Un nuovo capitolo al Bologna: la nuova era di Italiano
Il grande rapporto con Thiago Motta e quello che ci sarà da costruire con Vincenzo Italiano. Lewis non ha ancora avuto l’occasione di farsi allenare dall’ex tecnico della Fiorentina, ma si dice fiducioso ed entusiasta.
«Thiago mi scrive ogni tanto per chiedermi come sta andando il recupero. Subito dopo l’infortunio mi chiamò, dopo la diagnosi anche. Un grande allenatore, mi ha dato l’opportunità di crescere qui per due stagioni, amavo giocare per lui. Abbiamo fatto un calcio fantastico, mi ha insegnato tanto e migliorato in tutto. In estate abbiamo cambiato allenatore e staff, abbiamo perso dei giocatori e ne sono arrivati molti altri, serve tempo a tutti. Al tecnico per portare le proprie idee, ai calciatori per adattarsi. Italiano è molto carico, quasi aggressivo, come il modo in cui giochiamo: alti, veloci, creiamo occasioni ma dobbiamo trasformarle in gol. Per me è difficile dare un giudizio, non mi alleno ancora con la squadra, lo farò tra un paio di settimane. Sono convinto che nel tempo miglioreremo».
Il dialogo con Italiano non manca: entrambi hanno condiviso lo stesso tipo di infortunio e Vincenzo punta molto sulla mentalità di squadra.
«Mi ha detto che da giocatore ha avuto il mio stesso problema. Mi ha raccontato la sua esperienza, il tempo impiegato per recuperare, le sue sensazioni. Ha la stessa mentalità vincente che avevamo l’anno scorso, è incredibile. Ricordo la vigilia di ogni partita, prima di andare in campo pensavo: “Noi questa partita la vinciamo”. Non importava se l’avversario era la Juventus, il Milan, la Roma o il Napoli. Era il feeling, la mentalità di ognuno di noi».
Il rientro è più vicino: le aspettative di Lewis e la voglia di tornare
Tanti mesi lontano dal campo, a soffrire con i compagni ma senza poter dare effettivamente una mano. Ferguson è pronto a tornare in mezzo al campo, il Bologna ha bisogno del suo leader, del suo capitano.
«In questo momento voglio soltanto tornare in campo. Non so nulla riguardo la questione della fascia da capitano, vedremo cosa succede. Per me conta solo essere me stesso: che io sia capitano o no, sono la stessa persona, rispetto tutti allo stesso modo. Attendo solamente il ritorno in campo, la Champions League in particolar modo. Per l’Aston Villa non ce la faccio, chissà se per il Monaco…»
Questo Bologna non si pone limiti, dalla Champions League al campionato. L’obiettivo è quello di fare una strong season e poi si vedrà.
«Abbiamo qualità, una squadra forte. Niente è impossibile, anche se con questo non sto dicendo che raggiungeremo gli stessi traguardi dello scorso anno, il livello era davvero molto alto. Il reale obiettivo è finire tra le prime otto in classifica. La Coppa Italia ci piacerebbe vincerla, anche se certamente è difficile e devi battere buoni team. In Champions abbiamo avuto un inizio difficile, possiamo però andare a prendere punti su ogni campo: l’obiettivo è raggiungere i playoff. Bisogna fare 8-9 punti per entrare nei playoff, è la Champions League e non ci sono squadre facili. L’Aston Villa è forte, la Premier League la guardo e la sogno. Giocare in Premier League resta il mio sogno, non so quando ma voglio arrivarci. Le partenze di Calafiori e Zirkzee non mi hanno sorpreso: sono felice per entrambi. Tornando a me, il mio sogno rimane quello di tornare a giocare con i miei compagni, e basta»
«Non mi ero mai infortunato. È stato il periodo più lungo della mia vita, molto triste. Sto bene adesso, le gambe sono finalmente uguali, i muscoli pure. Ci sono, felice di essere a Bologna. Sto tornando».
Fonte: Corriere di Bologna, Guido De Carolis
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nino
14 Ottobre 2024 at 9:38
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