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Lezioni di Italiano – Quando la panchina lunga ti aiuta a pareggiare

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Samuel Iling-Junior (© Bologna FC 1909)
Samuel Iling-Junior (© Bologna FC 1909)

Quando la palla a girare di Iling Junior si è depositata alle spalle di Audero, abbiamo tirato tutti un mezzo respiro di sollievo. Solo mezzo, dopo 70 minuti di affanni e complicazioni, in cui la squadra rossoblù sembrava lontanissima parente di quella spumeggiante e arrembante dell’anno scorso. Ma adesso è il momento di smetterla di fare questi paragoni, perchè il presente di questa squadra può essere differente da quello che stiamo vedendo, ma non sarà mai più quello della scorsa stagione. Pace.

I primi 45 minuti del Como

Cesc Fabregas dovrà ancora crescere nel ruolo di allenatore, ma il suo Como nei primi 45 minuti ha dettato il ritmo ad una partita che è parsa a senso unico. I lariani, con un mix di gioventù e vecchie glorie, hanno portato pericoli alla porta di Skorupski come una squadra esperta della nostra massima serie. E  se il primo loro gol è frutto di un’assolutamente involontaria deviazione di Casale, la seconda occasionissima del primo tempo è rimasta incollata al piede di  Cutrone. Palla fuori di un niente alla sinistra del nostro portiere polacco e grande sospiro di sollievo da parte di tutti i tifosi.

Ma così difficilmente si va avanti. Dall’altra parte del campo, confusione e poca determinazione, con Dallinga che deve ancora capire qual’è il suo ruolo e occorre che lo capisca in fretta. Su di lui sono riposte importanti aspettative per un attacco che non può appoggiarsi solo su Santiago Castro, per quella 50ina di partite che comporranno questa stagione.

Ma non è solo l’attacco che non ha girato: in difficoltà anche la difesa (con la prima di Casale, rivedibile) e un centrocampo che presentava un Aebischer, fra gli altri, poco appariscente. Michael era sicuramente stanco per le due partite giocate con la sua Nazionale (91 minuti contro la Danimarca e 76 contro la Spagna) e ancora non in piena forma. Ma un Aebischer così doveva poter rifiatare, per essere poi utilizzato in Champions, e sfruttare così la sua esperienza internazionale.

Un secondo tempo dove è uscita la panchina lunga: Fabbian, Castro e Iling Junior

Partiamo da una considerazione oggettiva. Poche squadre possono avere la qualità che oggi il Bologna aveva in panchina: Fabbian, Ndoye, Castro e Iling Junior hanno cambiato il volto della partita. Ma solo a partire dal 70esimo, dopo il palo pieno colpito con un missile da fuori area di Tommaso Pobega. Da lì è cambiata la partita, complice anche un calo fisico (e poi mentale) degli uomini di Cesc Fabregas. Un Castro indemoniato su tutte le palle, con il gol che riapre la partita e con il suo assist confezionato per il secondo gol.

Un Iling Junior dall’impatto devastante, con diversi cross e un gol molto bello a impreziosire i suoi quasi 39 minuti di presenza. E un Dan Ndoye che, nonostante fosse appena rientrato da un infortunio, ha dato parecchi grattacapi alla fascia destra lariana. Per Fabbian abbiamo già detto molto in questi mesi e non vogliamo ripeterci: il ragazzo è una certezza.

Il Bologna troppo brutto del primo tempo non poteva essere quello vero e ancora manca il nostro fuoriclasse, Lewis Ferguson; ma adesso il tempo degli esperimenti è finito. Queste apparizioni tremolanti devono lasciare il posto a “performance” di tutt’altra natura ed efficacia.

Mercoledì alle 18.45 arriva lo Shakhtar e la Champions League al Dall’Ara: si prega di alzare l’asticella, scordare il passato e dare un svolta concreta a questo inizio traballante. Ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare.

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