Bologna FC
Lezioni di Italiano – Resilienza e resistenza
Vincenzo Italiano abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo nelle prime 27 giornate, Champions League compresa. 47 punti ottenuti sul campo, non senza difficoltà, dovuti ai tanti infortuni patiti dal Bologna all’inizio di stagione

Difficile prevederlo, facile dirlo adesso, ma Vincenzo Italiano, signore di Casteldebole, ha conquistato il suo trono. Trono non fatto di impressioni e cose vacue, lasciato vacante da un altro”duca”, ma di trame di gioco e schemi concreti che oggi significano 47 punti oppure l’essere sesti nel campionato di Serie A.
Impossessarsi di quel trono aveva la sua difficoltà, perchè chi l’aveva appena lasciato, aveva raggiunto un sogno chiamato Champions League, mancante sotto le Due torri da circa 60 anni. Il confronto rischiava di essere complicato e rischioso, ma Vincenzo ha scollinato l’Appenino con la voglia di dimostrare che “il bene non esclude il meglio”. Con l’intelligenza di non sconvolgere quanto di buono fatto prima, ma di provare a migliorare quanto la stagione 2023/24 aveva raccontato. E così ha fatto.
Italiano: le iniziali difficoltà
Italiano, con ancora le valigie da disfare, fra luglio e ottobre, aveva dovuto inziare a fare i conti con i tanti infortuni. Citiamo il recupero di Ferguson, l’infortunio di Cambiaghi, i “lungo degenti” come Aebischer e El Azzouzi, il doppio infortunio di Holm e i vari infortuni di Orsolini, Pobega e Odgaard. Ma non dimentichiamo, per correttezza di informazione Pedrola e i fastidi di Dallinga, che ultimamente lo affliggono e le quattro giornate in cui non abbiamo avuto disponibile Ndoye, per acciacchi vari. Non abbiamo mai sentito il Mister lamentarsi di questo fattore apertamente, sapendo che anche le altre squadrea hanno avuto un numero di infortuni simili.
Dialogo e pazienza
E ha fatto di necessità virtù: ha aspettato pazientemente il rientro di Ferguson e Cambiaghi. Ha dato, appena possibile, fiducia a Dominguez, non smettendo mai di dialogare con ognuno dei suoi giocatori, facendo sentire ognuno di loro importante. Ha continuato a stimolare Ndoye a fine allenamento, a farlo calciare in porta, per ritrovare il feeling con il gol (ad oggi 6). Cosi facendo questa stagione è diventata una delle più prolifiche per l’attaccante svizzero.
In attesa di Ferguson, ha trovato la collocazione perfetta ad Odgaard in campo, ha fatto sentire importante Holm con una maglia da titolare. Questo nonostante l’Atalanta non avesse trovato i motivi per riscattarlo. Dialogo tanto dialogo, tanto allenamento e molta “trasparente” semplicità che ha permesso di coinvolgere tutti i suoi 26 componenti della rosa, nessuno escluso. E oggi, con il sesto posto raggiunto, la semifinale di Coppa Italia in tasca, Vincenzo ha vinto ogni scetticismo iniziale intorno a lui. E qualcosa ci dice, nel nostro intimo, che non è ancora finita.
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