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Corriere di Bologna – Marronaro: “A Bologna i sei anni più belli della mia carriera”
In vista della partita di lunedì sera a parlare è stato un doppio ex di Monza e Bologna: Lorenzo Marronaro, attaccante che oggi svolge il ruolo di procuratore sportivo. I rossoblù sono attesi da una trasferta importante per dare continuità alla vittoria contro il Lecce e continuare ad accumulare punti per risalire la classifica.
“Mi aspetto una gara molto piacevole – spiega Marronaro – domenica ero al Dall’Ara: ho visto un Bologna un po’ contratto dalla paura per la posizione di classifica che aveva, ma con quei tre punti ora entrambe le squadre sono fuori dalla palude che c’è la sotto. I punti pesano ancora ma Monza e Bologna potranno giocare un po’ più tranquille: mi aspetto di vedere anche belle giocare”.
I tre punti con il Lecce hanno fatto bene alla squadra felsinea: “Senza dubbio. Domenica ho visto due squadre tese e il Bologna ha sfruttato il vantaggio di giocare in casa e la maggior qualità rispetto a un Lecce spento e meno propositivo: il rigore mentalmente ha aiutato i rossoblù che si sono sbloccati e avrebbero potuto segnare anche il terzo gol. I salentini non hanno fatto nulla per ribaltare l’inerzia della partita contro un Bologna superiore”.
Da ex goleador Lorenzo capisce il peso di Arnautovic: “Pesa tanto avere un attaccante come lui. Non a caso ha ricevuto offerte da club di primissimo livello che aspirano a vincere trofei. Pensavo che quest’anno il Bologna riuscisse a stare a ridosso della zona Europa oppure ad entrarci ma forse è l’amore per questi colori che mi fa essere così positivo. Arnautovic è un grande attaccante, magari non essendo più giovanissimo ha bisogno di qualche ora in più per recuperare dalle botte e dalla fatica della partita, ma è capocannoniere e non è un caso”.
Sul lato biancorosso invece analizza le ultime partite: “Il cambio di allenatore ha portato energia e stimoli nuovi, ma non posso entrare troppo nel dettaglio: non vivo lo spogliatoio e rischio di entrare nelle dinamiche che da calciatore mi davano fastidio, ovvero chi giudica dall’esterno. Vedo un Monza totalmente cambiato sul piano mentale”. Grazie a Palladino. “Sono rimasto gradevolmente sorpreso dal suo impatto: ha fatto cose egregie. Ma forse c’era da aspettarselo: se una proprietà importante come il Monza, arrivata per la prima volta in Serie A, e un esperto come Adriano Galliani affidano la squadra a un tecnico della Primavera significa che hanno intuito di essere di fronte ad un predestinato”.
Marronaro rivive anche i suoi ricordi con le due casacche. “Segnai una doppietta contro il Bologna che stava retrocedendo in C, nel 1983. E due anni più tardi segnai al Monza con la maglia rossoblù. Al Monza mi prese proprio Galliani e fu lui poi a cedermi al Bologna”. Si esatto il primo Galliani dirigente del Monza. “Nell’intervista alla Gazzetta dello Sport che ne celebrava i 40 anni da dirigente ha detto che io fui il primo giocatore in assoluto che ha comprato. In quel Monza c’erano Galliani e Braida, che poi hanno vinto tutto al Milan, mi hanno espresso più volte la loro stima in allenamento. Tanti che posso svelare un retroscena: quando vinsi la classifica marcatori in B con il Bologna e Galliani era al Milan mi chiamò per portarmi lì”. E poi? “A quei tempi non c’era la Bosman, c’era ancora il vincolo: io gli dissi di parlare con il club. A Bologna stavo benissimo, ero reduce da una stagione i cui calciavo la palla e andava dentro: dopo quei 21 gol potevo fare anche il sindaco. Corioni rifiutò, peraltro quell’estate arrivò anche un offerta dalla Juventus per Maifredi che poi andò a Torino due anni dopo. Il rapporto con Galliani e Braida è proseguito da agente: ho lavorato spesso con loro, ma era un rapporto di amicizia vera. Basti pensare che a tutte le finali di Coppa Campioni del Milan io avevo l’invito e il viaggiavo nell’aereo delle famiglie dei calciatori, pur senza aver mai chiesto nulla”.
Il no ricevuto per il Milan prolungò la sua presenza in rossoblù per sei stagioni. “Anni meravigliosi, andammo anche in Uefa con Maifredi e Bologna mi è rimasta nel cuore. Tanto che sono di zona, vengo sempre al Dall’Ara: amo la gente di Bologna, domenica in tanti mi hanno fermato nel tratto dal parcheggio alla tribuna. Sono nato a Roma e cresciuto nel vivaio della Lazio, ma Bologna è diventata la mia città per lavoro, per il calcio, per la vita privata, per come si mangia. Sono stato da re anche a Udine ma le due città sono imparagonabili”.
Una chiosa sul momento di forma dei friulani: “L’Udinese è stata una delle prime società ad avere lo stadio di proprietà e si dice che quest’anno sia stato più coinvolto Giampaolo Pozzo, che fu anche mio presidente: non ne esistono più di quei presidenti vecchio stile, nel calcio dei fondi e delle proprietà straniere. Ma è cambiato tutto, compresi i rapporti personali. Con la squadra di Maifredi ancora almeno due volte l’anno: io Pecci, Pradella, Stringara e Poli. Nel calcio di oggi stanno tutti sui social e sul telefono: fossi un presidente, li eviterei”.
Fonte: Corriere di Bologna, Alessandro Mossini
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