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Amarcord – Il trio del mercato del 1988 del Bologna: Demol Aaltonen Rubio

Una delle storie particolari a tinte rossoblù è quella del mercato del 1988 del Bologna, quando arrivarono Demol Aaltonen e Rubio sotto le due torri

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A volte le storie rossoblù sono particolari, ormai lo sapete, e una è sicuramente quella del trio del mercato del 1988 del Bologna: Demol Aaltonen e Rubio.

In quegli anni ero ancora fuori dalle logiche dello stadio e del tifo in generale, ma il calcio mi piaceva già e, nel limite delle possibilità di un ragazzo di 9/10 anni dell’epoca, lo seguivo. Ricordo però abbastanza bene nomi e cognomi dei giocatori anche di quegli anni, e di come siano divenuti proverbiali nel bene e nel male.

Come detto, si parla della stagione 1988/1989. Il Bologna era tornato in Serie A e faceva un calcio interessante. Era il calcio champagne di Gigi Maifredi, e alcuni degli autori di quel successo erano calciatori del calibro di Nello Cusin, Renato Villa, Eraldo Pecci, Fabio Poli, Lorenzo Marronaro e Marco De Marchi, per dire i primi che mi vengono in mente.

Ma, come sempre, non è tutto oro quello che luccica. In quella stagione, dal mercato, arrivarono tre stranieri che sulla carta dovevano fare la differenza, ma che in realtà non incisero quanto ci si aspettava. Qualcuno li chiamerebbe “bidoni”, qualcuno “meteore”, altri, semplicemente, calciatori che purtroppo non sono riusciti a confermare quanto fatto precedentemente anche a Bologna.

Demol, un giocatore internazionale per la difesa del Bologna

Stephan Demol

Stephan Demol (fonte immagine: Wikipedia)

Partiamo dalla difesa, e quindi parliamo del belga Stéphane Demol.

Cresciuto nel Drogenbos, viene additato come uno dei migliori difensori belgi del momento. Per quattro stagioni è titolarissimo nell’Anderlecht, con cui vince tre Scudetti, una Coppa e una Supercoppa del Belgio. Nell’estate del 1988 arriva nel neopromosso Bologna di Corioni e Maifredi, che lo portano in Serie A.

Un azzardo? Apparentemente no, perchè ai Mondiali del Messico del 1986, il Belgio arriva quarto e Demol è uno dei titolari. E mostra un discreta classe. Il rischio appare calcolato.

Ma a Bologna non ci si ricorda di quella classe. Due reti su rigore e tante prestazioni incolore, lo allontanarono da Bologna, direzione Porto. E subito un nuovo Scudetto messo in bacheca. Poi cambia spesso squadra, vincendo ancora saltuariamente delle competizioni. L’unica stagione davvero infelice fu quella a Bologna.

Ritiratosi, diventa allenatore. Tra il 2006 e il Luglio 2008 è stato il vice del Commissario Tecnico della Nazionale belga. É purtroppo venuto a mancare prematuramente nel 2023.

Proseguiamo con il centrocampista proverbiale: Aaltonen

Mika Aaltonen

Mika Aaltonen (Fonte immagine: Wikipedia)

Inutile dirlo, Aaltonen è diventato proverbiale quale clamoroso bidone. Non è forse casuale che in questo affare si siano unire Bologna e Inter, due formazioni che spesso hanno regalato gioie da quel punto di vista.

Tutto nasce nel 1987 quando in Coppa Uefa l’Inter ospitò a San Siro il Tutun Palloseura, squadra finlandese della città di Turku. Aaltonen non sono fa una gran partita, ma nel secondo tempo fa partire una fucilata che congela Zenga ed tutta San Siro: 0-1 ed eurogol del finlandese. Sotto riportiamo il video. Il gol della vita, o quasi.

L’Inter poi passerà il turno vincendo in trasferta, ma Aaltonen ormai è segnato sul taccuino di Ernesto Pellegrini, allora presidente dell’Inter, che lo compra immediatamente. Però Mika non può venire in Italia, perché l’Inter ha già un centrocampo di livello, quindi viene girato al Bellinzona fino a fine stagione.

Nel campionato successivo però, neanche l’Inter dei record di Trapattoni non ha spazio per lui, che così viene girato al neo-promosso Bologna. In rossoblù raccimolerà ben 37 minuti giocati. Sì, non avete letto male: trentasette.

Ma Mika, sebbene dimostri di non essere al livello della Serie A, è un ragazzo intelligente e con la testa sulle spalle. All’Università riesce a dare vari esami alla Facoltà di Economia e Commercio, imparando benissimo l’italiano (che si unisce ad altre lingue che già padroneggiava).

Andatosene dall’Italia non ebbe grossa fortuna neppure all’estero e si ritirò prima dei 30 anni. Ma l’Università era il suo destino e non il calcio. Divenne un dirigente e stimato economista. Professore all’Università di Turku ha collaborato con il centro ricerche della “School of Economics and Business Administration” della medesima città.  Insegna anche al dipartimento di Scienze Tecnologiche di Helsinki ed è Direttore del “Progetto Strax”, che studia i macro-flussi economici. inoltre, è membro dell'”American Council for the United Nation’s University Millennium Project di Washington“, socio della “World Future Society” e fa parte dello “Speakers Forum“.  Insomma, potremmo benissimo dire: “Bidone a chi?!?”

Per l’attacco del Bologna, quello più forte di Zamorano

Ed eccoci all’attacco, alla terza ciliegina di quella stagione rossoblù. Eccoci a Hugo Rubio. Col senno di poi, basterebbe dire che venne preso al posto di Ivan Zamorano per fare capire quanto fu sbagliata quella scelta. Ma sarebbe forse ingiusto. Dobbiamo capire come maturò quella scelta.

Arrivati in Cile, i dirigenti del Bologna opzionarono Hugo Rubio, stella del Colo Colo ed idolo dei tifosi. Qualcuno addirittura si era spinto a soprannominato molto pretenziosamente “Maradona della Ande”. Contestualmente, venne opzionato anche un giovane sconosciuto ma con buon potenziale: Ivan Zamorano.

Alla fine vengono comprati e portati in Italia entrambi, ma solo uno dei due poteva fare parte della rosa di quell’anno. Il giovane sconosciuto con un fisico (allora) debole viene scartato. Il Bologna lo lascia e Zamorano va in prestito al San Gallo, in Svizzera, dove esploderà come uno dei top player di quagli anni.

Hugo Rubio, invece, diventa un attaccante del Bologna. In fondo era la scommessa più facile da vincere. E invece no. Rubio subisce un’involuzione clamorosa quanto inaspettata. Famoso per le sue scorrerie sulla fascia sinistra, a Bologna sembra un fantasma. Forse sarà anche colpa di un infortunio al ginocchio, ma la stagione si chiude con 14 presenze e zero gol. Rimandato in Cile, Rubio tornò in parte a mostrare le sue doti. Ritiratosi dal calcio è poi divenuto un procuratore.

Rubio e Zamorano con la maglia del Bologna

Rubio e Zamorano con la maglia del Bologna (Wikipedia)

Demol, Aaltonen Rubio: “l’anno in cui non siamo stati da nessuna parte”.

La fortuna aiuta gli audaci, dicono. E in effetti, il mix di sfortuna e incapacità di lettura dei tre acquisti stranieri, non riuscirono a rovinate la stagione del Bologna, che si salvò comunque grazie agli italiani. E al Sammarinese Massimo Bonini, per la precisione.

Quando vediamo degli acquisti poco fortunati quindi, pensiamo al passato. Onestamente io fatico a trovare un’altra stagione in cui venne fatta un’en plein del genere. Soprattutto perchè in quel momento storico, gli stranieri venivano acquistati per fare la differenza in maniera importante, visto che se ne potevano schierare solamente tre.

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