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Meteore Rossoblù – Geovani Silva, la stella carioca che non ha mai brillato

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“Con lui arriviamo sicuramente in Europa”.

Sarà stata questa la frase più gettonata nei bar di Bologna nell’estate del 1989. Una sentenza ripetuta allo sfinimento dai tifosi tra speranze e apparenti certezze, perché quello messo a segno dai rossoblù era davvero un colpo da maestri di calciomercato.

Dopo la parentesi sfortunata di Hugo Rubio la stagione precedente, sotto le Due Torri sbarca un nuovo talento sudamericano, questa volta dal Brasile: Geovani Faria da Silva.

Classe ‘64 originario della cittadina di Vitória, Geovani viene presentato dalla stampa come un centrocampista dal piglio offensivo, dotato di enormi qualità tecniche e una straordinaria visione di gioco. Vincitore del premio “giocatore dell’anno” in Brasile, titolare inamovibile nello scacchiere del Vasco Da Gama, oltre che da tempo nel giro della seleçao: il suo è un curriculum da predestinato, un fuoriclasse che avrebbe calcato i prati più prestigiosi del calcio mondiale.

Geovani decide però di cominciare la sua avventura europea da Bologna. Dal verdeoro al rossoblù: con un imponente sforzo economico (circa 9 miliardi di lire), il presidente Corioni riesce a strapparlo alla concorrenza, mettendolo immediatamente a disposizione dell’allenatore Luigi Maifredi. Con la sua classe sopraffina e la sua voglia di mettersi in mostra infatti, rappresenta la pedina mancante del centrocampo bolognese, orfano di un giocatore con tali caratteristiche dopo il prematuro fallimento del cileno Rubio.

Il campione carioca diventa così un trionfo di trattativa e scouting, che vale ai felsinei le prime pagine sui principali quotidiani nazionali e carica di grandi aspettative la stagione alle porte.

Com’è facile attendersi, Geovani viene accolto calorosamente in città. “Testimoni di Geovani”, così recita il divertente striscione creato dai tifosi, ansiosi di assistere ai suoi giochi di prestigio con la palla tra i piedi e speranzosi di ottenere un buon piazzamento grazie al suo apporto alla squadra.

Tuttavia, come il suo predecessore latino-americano, anche Geovani si dimostra ben diverso da quelle che erano le aspettative: lento e impacciato, si trova ad affrontare un campionato completamente diverso rispetto a quello brasiliano, non riuscendo a fare la differenza come in patria. La classe però non manca, a testimoniarlo è il suo primo sigillo in maglia rossoblù, arrivato all’undicesimo turno: una potente rasoiata da oltre trenta metri che fulmina sotto la traversa il portiere della Fiorentina Landucci.

L’apoteosi. Franchi ammutolito. “Il campione si è sbloccato e ora non lo ferma più nessuno”.

Non esattamente, dal momento che quello resterà l’unico vero sussulto del carioca alla corte di Maifredi. Al di là di altri due gol segnati su rigore (di cui uno in Coppa Italia), il riassunto della stagione di Geovani è tutto qui. 27 presenze e due gol, con numerose prestazioni al di sotto della sufficienza e contraddistinte da ritmi di gioco inadatti a quelli della serie A.

Se, per quanto offerto in campo, la stagione di Geovani può essere definita un flop, il suo nome è comunque ricordato con simpatia dalle parti del Dall’Ara. La leggenda narra, infatti, che il brasiliano fosse diventato tortellini-dipendente, prendendo diversi chili durante la sua permanenza a Bologna.

A dire il vero, già dal momento del suo atterraggio all’aeroporto Marconi, il 25enne è parso un po’ sovrappeso, suscitando qualche ilarità nel pubblico considerata poi la rinomata cucina del capoluogo emiliano. La conoscenza della sua vicina di casa – si racconta – non ha fatto che peggiorare la situazione. La signora Orianna era difatti una maga col mattarello, e questo ha garantito al campione scorte di pasta fresca da consumare al ritorno da ogni allenamento. Una manna dal cielo per la saudade do Brasil, un po’ meno per il Bologna, costretto a fare i conti con un Geovani letteralmente lievitato.

Un altro divertente aneddoto sul neo acquisto bolognese è dovuto alla sua apparente mancanza di senso dell’orientamento. Dopo aver sfruttato il “servizio” della spacciatrice di tortellini Orianna, Geovani decide di traslocare dalla casa offertagli dalla società in pieno centro, in via Santa Margherita, stabilendosi a Castelfranco Emilia. Una scelta che desta perplessità a Casteldebole e che gli provoca numerosi ritardi agli allenamenti poiché – sempre secondo voci di corridoio – tende a perdersi costantemente tra le nebbie invernali della pianura padana.

Tornando al calcio giocato, dopo la breve e fallimentare parentesi rossoblù, Geovani viene ceduto al Karlsruhe. I tedeschi rappresentano la sua ultima avventura nel Vecchio Continente: nel ’92 torna infatti al Vasco Da Gama, proseguendo la propria carriera in diverse compagini brasiliane fino al ritiro nel 2002. Purtroppo per lui, in un’intervista rilasciata nel 2007, ha affermato di soffrire di neuropatia, malattia che nel tempo ne ha limitato i movimenti corporei. Ciononostante, durante la degenza non ha mai perso l’ottimismo e la solarità tipica del suo paese, restando attivo sia nel mondo del calcio, sia in quello politico.

Meteora rossoblù in campo, guerriero nella vita: nel 2013 ha infatti vinto la sua partita più importante sconfiggendo la malattia e tornando a bazzicare i rettangoli verdi del suo paese.

A Bologna il suo ricordo è vivido nonostante l’insuccesso sull’erba del Dall’Ara. E comunque quell’anno i felsinei si classificano ottavi, guadagnando l’accesso alla Coppa Uefa.

“Con lui arriviamo sicuramente in Europa”: se qualcuno lo ha detto davvero, promessa mantenuta.

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