Bologna FC
Meteore Rossoblù – Il giovane guerriero – 17 Mag
Per lui era un sabato pomeriggio come gli altri quel 14 aprile 2012 a Pescara, un normale sabato pomeriggio di serie B… Pescara e Livorno si stavano affrontando come tante altre squadre in altre città d’Italia, lui non avrebbe dovuto giocare ma, a causa dell’infortunio di un suo compagno nel riscaldamento fu schierato a sorpresa dal primo minuto e gli amaranto, sorprendentemente, si trovavano in vantaggio per 2 a 0 sul campo della capolista. Era il trentunesimo del primo tempo, la partita scorreva via liscia, i giocatori del Pescara cercavano, sviluppando l’azione al limite dell’area avversaria, un modo per accorciare le distanze sostenuti dai loro tifosi che dagli spalti li incitavano in tutti i modi quando all’improvviso…il silenzio!!! Un silenzio assordante, di quelli che ti ghiacciano le ossa, in campo stava succedendo qualcosa e gli occhi di tutti erano rivolti verso il limite dell’area Livornese, anche gli occhi del dottor Paloscia, primario dell’unità coronarica dell’ospedale di Pescara ma quel giorno allo stadio come semplice spettatore, stavano guardando in quel punto e, non appena si rese conto della drammaticità della situazione non ci pensò un secondo a fiondarsi in campo per aiutare!!! Entrò nel rettangolo di gioco, si buttò sul ragazzo, ma non ci fu niente da fare, nel momento in cui l’ambulanza partì purtroppo aveva già capito.
Avevano già capito tutto anche gli altri 21 giocatori sul campo che, vedendolo cadere a terra, non riuscire a rialzarsi per tre volte nonostante gli sforzi e poi crollare definitivamente sul rettangolo di gioco per non rialzarsi più fecero fermare il gioco e si fecero prendere dalla disperazione, iniziarono a piangere non credendo ai loro occhi, non credendo che stava succedendo veramente, che stava succedendo a lui!!!
Capirono tutto i dottori delle due società che vedendolo immobile si fiondarono sulla linea laterale del campo pronti a scattare verso di lui non appena avrebbero avuto il permesso… il primo fu il dottore della squadra avversaria, della squadra del Pescara, partì col massaggio cardiaco, non voleva succedesse, voleva salvarlo!!! C’era un defibrillatore sul campo, ma non fu mai usato (un grave errore che forse contribuì alla perdita del ragazzo e per il quale 3 dottori sono finiti sotto indagine), tutti presi dal momento, tutti presi dall’agitazione, si pensava solo a fargli il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca aspettando l’arrivo immediato (almeno così pensavano) dell’ambulanza, che sarebbe partita a gran velocità verso l’ospedale. Il mezzo di soccorso però non arrivava, cosa stava succedendo? Durante le partite professionistiche dev’essere obbligatoriamente di presidio, come mai questo ritardo? Possibile che nessuno li avesse avvisati o che loro non si fossero accorti di niente? Una macchina dei vigili urbani, parcheggiata davanti al cancello di entrata la stava bloccando e, dato che non si trovavano i conducenti del mezzo, si dovette spaccare il vetro e spostarla a mano perdendo tempo prezioso per l’arrivo dei soccorsi e per la vita del giocatore… Quattro minuti, quattro interminabili minuti che, in situazioni normali sarebbero stati poca roba ma che, nella drammaticità di quei momenti sembravano infiniti e costarono caro…
L’ambulanza finalmente partì, Piermario era sopra, esanime, la folle corsa in ospedale, l’operazione, il By-Pass provvisorio, il coma farmacologico e, alle 16 e 45 la notizia: Piermario è morto!!! Il calcio si fermò, il Italia non giocò nessun campionato, all’estero vennero eseguiti minuti di silenzio e il Barcellona giocò col lutto al braccio in onore di Piermario Morosini, un ragazzo d’oro, un ragazzo di 25 anni con cui la vita era stata fin troppo cattiva ma a cui, alla fine, aveva regalato un sogno, la carriera da calciatore. E fu proprio durante la realizzazione di quel sogno, proprio mentre si trovava su quel rettangolo verde che una crisi cardiaca dovuta a una cardiomiopatia aritmogena lo portò via, troppo presto!!! Il Livorno ed il Vicenza ritirarono, in suo onore, la maglia numero 25, la gradinata dello stadio “Armando Picchi” di Livorno, la curva sud dell’Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo e la curva ospiti dell’Adriatico di Pescara vennero intitolate a lui, mentre il Vicenza gli intitolò il Centro Tecnico “Isola Vicentina”.
Questa tragedia colpì tutti, anche le persone a cui del calcio non importa niente, nessuno riuscì a stare indifferente dopo quanto era successo e il nome di Piermario iniziò a vivere sulla bocca di chiunque.
Piermario Morosini, giocatore generoso, di cuore, uno di quelli che non si risparmiava mai ed era sempre pronto ad aiutare gli altri, sempre allegro e col sorriso sulla bocca nonostante la vita gli avesse regalato più momenti bui che gioie che a volte mostrava con un velo di tristezza che ricopriva i suoi occhi, segnati dal suo passato… nato a Bergamo il 5 luglio 1986 a 15 anni perde la madre Camilla e, due anni dopo il padre Aldo. Rimasto orfano e con un fratello e una sorella disabili da crescere nel 2004 subisce il terzo grande lutto, il fratello si suicida e lui rimane solo con la sorella. Nel frattempo la carriera da calciatore inizia a prendere piede, il passaggio dall’Atalanta ad Udine, l’esordio in Serie A e in Coppa UEFA e il giro di prestiti che lo vede passare da Bologna, Vicenza, Reggina, Padova e, come ultima squadra al Livorno… l’amore con la sua fidanzata Anna Vavassori, giovane pallavolista bergamasca, che nasce e cresce, i due che progettavano un futuro insieme, le continue visite assieme, durante il giorno di riposo del calciatore, alla sorella Maria Carla, ora assistita dalla famiglia di Percassi, presidente dell’Atalanta e dall’Udinese e poi la tragedia…
La camera ardente venne istituita allo Stadio Armando Picchi di Livorno, preso letteralmente d’assalto dai tifosi granata quel giorno, mentre il funerale venne celebrato nella chiesa di Monterosso, in provincia di Bergamo, suo paese natale e, sulle note di “Non è tempo per noi” più di 10000 persone diedero l’addio a Piermario, giovane calciatore di grandi speranze che, dopo tanti sacrifici, stava vivendo uno dei suoi sogni, diedero l’addio a un giovane guerriero che non aveva mai smesso di lottare nonostante tutti i colpi bassi che gli aveva assestato la vita, ma sopratutto diedero l’addio a Piermario, giovane ragazzo pieno di sogni, con tutta la vita davanti e un futuro ancora tutto da costruire e vivere che, la vita, aveva deciso di portarsi via troppo presto dandogli il colpo definitivo dal quale non potè più rialzarsi dopo averlo fatto mille volte in vita grazie al suo coraggio e alla sua forza d’animo!!!
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