Bologna FC
Meteore Rossoblù – La più luminosa (Terza parte; Dal mondiale francese al ritiro) – 13 Gen
Finiamo il viaggio attraverso la carriera della Meteora più luminosa con questa terza parte, partendo dall’addio a Bologna fino ad arrivare all’addio al calcio giocato…
“Ah, da quando Baggio non gioca più, oh no no, da quando m’hai lasciato pure tu…Non è più domenica” Cesare Cremonini “Marmellata #25”
Alla conclusione del campionato 1997/98 l’allenatore della nazionale Cesare Maldini rispetta le sue promesse “Se a fine stagione sarà il migliore marcatore italiano lo convocherò” e lui, grazie ai suoi 22 gol si unisce, come giocatore del Bologna, alla squadra azzurra che convocata per la Coppa del Mondo di France 98 ma, durante il ritiro pre-mondiale, contrariamente a quando dichiarato il giorno del suo sbarco sotto le due torri, il giocatore trova l’accordo con l’Inter e si trasferisce a Milano ingolosito dalla possibilità di giocare la Champions League, tradendo la fiducia di migliaia di tifosi bolognesi ormai innamorati perdutamente del numero 10.
Durante il mondiale vive (nuovamente, dopo il periodo juventino) un dualismo mediatico con Alessandro Del Piero, che arriva però alla manifestazione da infortunato. Le prime partite è il Codino a giocare titolare in attacco al fianco di Vieri, sfornando gol e assist. Nella terza partita, contro l’Austria, subentra ad Del Piero e segna il gol del 2a0. Rimane in panchina negli ottavi contro la Norvegia mentre, nei quarti contro la Francia, subentra nuovamente al giocatore juventino andando vicinissimo al Golden Gol che avrebbe qualificato gli azzurri. Segna il primo rigore ma, a causa degli errori di Albertini e Di Biagio, la nazionale viene eliminata dai mondiali a favore dei padroni di casa. Nonostante l’eliminazione, durante questi mondiali, riesce ad ottenere 2 record diventando il miglior marcatore azzurro in questa competizione con 9 gol (assieme a Paolo Rossi e Vieri) e diventando l’unico azzurro ad aver segnato un gol in tre mondiali diversi.
Finito il mondiale francese inizia la sua avventura nerazzurra ma la stagione si rivelerà negativa per se stesso e per la squadra: gioca poco e spesso subentrando dalla panchina nonostante i quattro diversi allenatori (Simoni, Lucescu, Hodgson e Castellini), la squadra arriva ottava in campionato e perde lo spareggio UEFA contro il Bologna. Alla vigilia della partita di andata tra Bologna e Inter al Dall’Ara, il 17 gennaio 1999, il giorno del suo ritorno nello stadio di Bologna per la prima volta da avversario, acquista due pagine su “Il Resto Del Carlino” per scrivere una lettera a tutti i tifosi Rossoblù, ringraziandoli dell’amore a lui donato e scusandosi per come se ne era andato.
La seconda stagione a Milano, dopo l’arrivo di Marcello Lippi in panchina, si dimostra anche peggiore sotto il punto di vista personale, spesso in panchina arriverà a polemizzare pubblicamente con l’allenatore smentendo le voci sui suoi problemi fisici. Nonostante le poche presenze risulterà comunque decisivo per la stagione interista con la doppietta nello spareggio contro il Parma che qualifica la squadra alla Champions League.
Nell’estate del 2000, dopo un lungo corteggiamento da parte della Reggina, che gli avrebbe costruito la squadra attorno e gli avrebbe dato maglia numero 10 e fascia da capitano, decide di accordarsi con il Brescia dopo esser stato chiamato dall’allenatore Carlo Mazzone: sarà il capitano e numero 10 della squadra, avrà il posto assicurato, avrà un programma personale di allenamento e, da contratto, nel caso l’allenatore Mazzone venisse esonerato lui potrebbe ritenersi svincolato. Alla prima stagione con le rondinelle conduce con i suoi 10 gol la squadra alla qualificazione per l’Intertoto (perdendo in finale contro il Paris Saint Germain) e viene inserito tra i 50 pretendenti per il Pallone D’Oro arrivando venticinquesimo.
L’inizio stagione 2001/02 è fantastico, dopo 7 partite si ritrova capocannoniere con 8 gol ma, il 21 ottobre subisce una distorsione al ginocchio in seguito a uno scontro con Cristante nella sfida contro il Piacenza. Ripresosi rapidamente, una settimana più tardi subisce una nuova distorsione dopo un contrasto con il veneziano Marasco e, durante la semifinale di Coppa Italia contro il Parma si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio destro con lesione del menisco interno. Sembrerebbe la fine di una carriera ma, operato il 4 febbraio 2002 a Bologna, con un recupero lampo, torna in campo per le ultime tre giornate di campionato riuscendo nell’impresa di salvare la propria squadra scivolata, durante la sua assenza, negli ultimi posti della classifica, battendo oltretutto, nell’ultima giornata di campionato, il Bologna 3 a 0, e negando ai Rossoblù la qualificazione alla Champions League, in quel 5 maggio fatale non solo per l’Inter.
Gioca altre due stagioni nel Brescia, portandolo a qualificarsi un’altra volta per l’Intertoto e segnando, il 15 dicembre 2002 il suo trecentesimo gol da professionista contro il Perugia durante la prima stagione. Nell’estate del 2003, dopo il ritorno di Mazzone a Bologna, iniziano a girare voci anche di un suo ritorno ma, purtroppo, nonostante si arrivi molto vicini a questa ipotesi, il Codino decide di non cambiare squadra e rimane al Brescia. Nel dicembre 2003 annuncia il suo ritiro a fine stagione e, il 14 marzo 2004 segna al Parma il suo gol numero 200 in serie A. Nella penultima giornata di quel campionato segna il suo ultimo gol, il numero 205, contro la Lazio e, il 16 maggio 2004 a San Siro, nella cornice perfetta per l’addio al calcio del miglior calciatore italiano di tutti i tempi, gioca la sua ultima partita da professionista, uscendo 5 minuti prima del fischio finale venendo abbracciato da Paolo Maldini e ricevendo la Standig Ovation da parte di tutto lo stadio. Al termine della stagione il Brescia ritira in suo onore la maglia numero 10.
Il 4 agosto 2010, su proposta del presidente FIGC Giancarlo Abete e d’accordo col suo ex nemico ora Presidente del’AIAC Renzo Ulivieri viene nominato presidente del Settore tecnico della Federazione. Il 5 luglio 2012 acquisisce a Coverciano il patentino da allenatore di Prima Categoria UEFA Pro, acquisendo il diritto di allenare in massima serie. Il 23 gennaio 2013 lascia la carica di Presidente del settore tecnico della Federcalcio perché, il suo programma di 900 pagine presentato nel 2011 era rimasto lettera morta.
Nel dicembre 2013 si riavvicina clamorosamente ai colori Rossoblù dopo che il presidente Guaraldi lo contatta per proporgli di sostituire Stefano Pioli sulla panchina del Bologna a causa del scarso rendimento della squadra e dei giocatori che, non volendo più il tecnico lo pongono davanti a una scelta. L’accordo è trovato, come prima esperienza su una panchina l’ex numero 10 si accontenta di un ingaggio bassissimo che diventerebbe 0 nel caso la squadra retrocedesse ma, dopo la vittoria contro il Genoa, il presidente del Bologna cambia idea e conferma il tecnico Pioli sulla panchina della squadra mandando su tutte le furie il Divin Codino. È l’ultima volta che il nome della nostra meteora viene accostato ai colori Rossoblù e, a Bologna, torna solo ogni tanto per curarsi all’Isokinetic.
Fuori dal calcio ha aperto un centro della Soka Gakkai in un locale di sua proprietà e una sala riunione buddista a Thiene, mentre a Corsico ha inaugurato il più grande centro buddista d’Europa. È proprietario di un’azienda agricola in Argentina e, per 21 anni, dal novembre 1991 al settembre 2012, ha gestito un negozio di articoli sportivi a Thiene chiamato “Roberto Baggio Sport” chiuso poi a causa della crisi economica. Ha scritto una autobiografia nel 2001 chiamata “Una porta nel cielo” nella quale ripercorre la sua carriera, la sua fede buddista e i complicati rapporti avuti con gli allenatori negli anni.
È ambasciatore FAO, ha preso parte a numerose iniziative benefiche e, il 9 novembre 2010 ha ricevuto il Peace Summit Award, un riconoscimento assegnato annualmente da una commissione composta da Premi Nobel per la Pace.
È stato protagonista di numerosi spot pubblicitari (quello della Granarolo su tutti ma anche Ip dove balla il Tip Tap assieme a Signori e Wind, dove segna il rigore contro il Brasile e cambia la storia), gli sono state dedicate poesie, opere teatrali e canzoni (tra cui marmellata #25 di Cremonini e Lucio Dalla che gliene dedica una usando il suo nome come titolo), è stato oggetto di imitazioni satiriche ed è apparso in fumetti e cartoni animati tra cui Topolino, Holly e Benji o Sailor Moon, dove viene salvato dalla protagonista Bunny poco prima che un demone gli rubi il cuore.
Ogni tanto ripenso a quella stagione, alla stagione in cui lui vestì la maglia Rossoblù, ripenso a quelle partite, a quelle emozioni, sopratutto l’emozione di vederlo vestire quei colori, i miei colori, i nostri colori e mi sale alta la malinconia perché fu, come se, per un anno i desideri di un bambino si fossero avverati tutti in una volta, ma poi ripenso al finale, al suo tradimento, al suo passaggio all’Inter, e non ci riesco, non riesco a non odiarlo… Dicono che amore ed odio siano due facce della stessa medaglia, che si possa continuare ad amare qualcuno nonostante lo si odi, che l’odio sia la protesta contro l’impossibilità di amare e che sia il rimpianto dell’amore perduto… Beh, forse è davvero così, forse lo odio solo perché non lo posso più amare, lo odio così forte perché l’ho perduto nel momento in cui l’amavo di più e forse in realtà non ho mai smesso di farlo!!! La volpe schifa l’uva perché non ci può arrivare, perché non può farla sua, e io odio lui perché non lo posso più amare, non posso più incitarlo e non ho potuto più godere delle sue giocate!!!
Si, lo ammetto, mi convinco di odiarlo ma in realtà lo amo come l’ho sempre amato, come si ama una leggenda, un idolo che, dalla foto appesa nella tua cameretta, t’ha visto crescere e che per poco tempo hai potuto toccare e vedere dal vivo… ho sbagliato in questi anni a non chiamarlo più per nome, a parlarle di lui semplicemente chiamandolo “Lui” o coi suoi vari soprannomi ma, proprio come la nutella, posso chiamarlo in ogni modo possibile, ma resterà sempre “ROBERTOBAGGIO”, nome e cognome tutt’attaccato, perché è così che vanno chiamate le leggende, e tu rimarrai sempre una leggenda, la più grande, la più luminosa, e ha proprio ragione Cremonini, “da quando Baggio non gioca più…non è più domenica”!!!
Grazie Roby per quella stagione a Bologna e tutte le emozioni che ci hai fatto provare!!!
E con questa terza parte finisce il viaggio attraverso la carriera del più grande calciatore italiano di tutti i tempi, potete trovare le altre due parti a questi link:
-seconda parte: http://www.1000cuorirossoblu.it/news/59-bologna/19673-meteore-rossoblu-la-piu-luminosa-seconda-parte-dal-mondiale-americano-al-rossoblu-12-gen
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook