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Mihajlović: “Stimac pregò per la morte della mia famiglia. Non vedo l’ora di tornare a essere uno zingaro di m…”
Sinisa Mihajlovic, in vista dell’uscita del suo libro “La partita della vita”, ha concesso un’intervista al Corriere della Sera. Uno dei temi, ovviamente, la malattia: “Ammalarsi non è una colpa, succede. La verità è che non sono un eroe, parlavo così perché avevo paura. Chi non ce la fa, non è un perdente. Non è una sconfitta, è una malattia. Ora mi godo ogni momento, prima non lo facevo e davo tutto per scontato. La malattia mi ha reso un uomo migliore”.
Sull’offesa che lo ha accompagnato per tutta la vita calcistica, ovvero zingaro di m…: “Sono un uomo controverso, e ci ho messo del mio. Ma se faccio una cazzata, mi prendo le mie responsabilità. Oggi cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno. Gli applausi e l’affetto mi hanno aiutato molto, ma ora basta. Non vedo l’ora di tornare a essere uno zingaro di m…”.
Sugli errori commessi nella carriera da calciatore: “Da quando gioco a calcio ho dato e preso sputi e gomitate, oltre che a insulti. Mi ricordo un Lazio-Arsenal di Champions League nel 2000 con Vieira. Gli dico nero di m… Tre giornate di squalifica. Sbagliai e tanto ma lui mi aveva chiamato zingaro di m… per tutta la partita. Per lui l’insulti era zingaro, per me era m… Nei confronti di noi serbi, il razzismo non esiste”.
Sulla guerra nell’ex Jugoslavia: “Ho capito che stava succedendo qualcosa quando in finale di Coppa Nazionale, prima della partita nel tunnel che porta al campo, Igor Stimac, croato e mio compagno di stanza nelle nazionali giovanili, mi disse: “Prego Dio che i nostri uccidano la tua famiglia a Borovo”, che è il paese dei miei genitori”.
Sul primo incontro con la Tigre Arkan: “Quando giocavo nel Vojvodina, al termine di una partita combattuta, l’ho insultato senza sapere chi fosse. Quando arrivai alla Stella Rossa, mi invitò nella sua villa e pensavo volesse uccidermi. Invece fu gentile e mi lasciò il suo numero di telefono. Nei miei anni a Belgrado, l’ho frequentato per circa 200 sere all’anno”.
Fonte: Corriere della Sera
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