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Monday Night – Brian Clough, lo sceriffo di Nottingham – 5 apr

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Nottingham, Midlands orientali.

La Foresta di Sherwood, il fiume Trent, Robin Hood ed il perfido esattore delle tasse al servizio del malvagio principe Giovanni. Terra di leggende e mitologia. Boschi fatati e fuorilegge dal cuore nobile.

Beh, che anche il calcio da queste parti non fosse solo una lontana sfumatura popolare lo si poteva facilmente immaginare.

Allacciamoci le cinture e torniamo indietro di oltre un secolo e mezzo.

Novembre 1862, qualche miglia a sud dal centro cittadino. In un piovoso pomeriggio autunnale germoglia il mitologico Notts County,  la più vecchia squadra del mondo professionistico. Già, perché a differenza delle  due più anziane compagini di Sheffield (lo Sheffield FC e l’ Halam FC), i magpies oggigiorno giocano ancora in un campionato riconosciuto dalla federazione.

Andiamo avanti.

Nel 1888- al Royal Hotel di Piccadilly Gardens- il club partecipa attivamente alla fondazione della Football League, ed appena cinque anni più tardi alzerà al cielo  la sua  unica Coppa d’Inghilterra, prima di sprofondare in oltre un secolo di fetido anonimato. Se il palmares non brilla certo per prestigio, la sua influenza cromatica non è seconda a nessuno:  ad inizio Novecento infatti, la sua divisa a strisce verticali bianconere venne adottata ufficialmente dalla Juventus. Il neonato team piemontese era in cerca di un completo  più”professionale” e grazie all’intermediario britannico John Savage ebbe la possibilità di acquisire le magliette degli inglesi.

Una bella storia, di una squadra antichissima dalla tradizione ultra centenaria,  ma nulla che possa confrontarsi  lontanamente con quella dei “fratelli minori” del Forest.

Ora, se negli ultimi 110 anni un qualsiasi tifoso del Notts County seduto sulla Spion Stand di Meadow Lane, si fosse girato verso sud, avrebbe certamente visto l’imponente struttura del City Ground, casa del Forest. Sembra incredibile, lo so, ma i due stadi distano appena 275 metri. Tra l’uno e l’altro passa soltanto un timido corso d’acqua e nonostante la distanza per così dire “ geografica” sia minima, quella sportiva è di gran lunga  più marcata.

Praticamente due galassie opposte.

Attraversiamo il torrente e riavvolgiamo il nastro.

 Il Nottingham Forest  vede la luce appena tre anni dopo il Notts County, ideato dalla passione di alcuni ex giocatori di Shinty( uno sport gaelico simile all’hockey su prato).  Nel 1889 entra a far parte della Football Alliance– una sorta di seconda lega rispetto alla Football League – vincendola l’anno successivo. Intorno alla fine del ‘800 poi, si porterà a casa la prima F.A. Cup (  3 a 1 in finale sul Derby County) e si trasferirà definitivamente al “Ground” dove iniziarono a disputarsi le primissime partite con le reti dietro alle porte. Come i rivali cittadini, i primi anni di vita furono esplosivi salvo poi eclissarsi nell’oblio delle serie inferiori per decenni. Una seconda F.A Cup arriva nel 1957, quando il club aveva ormai varcato i novant’anni d’età; troppo poco  per guadagnarsi un posto fra l’olimpo pallonaro di sua maestà. Servirà ancora un altro ventennio di delusioni, prima che il mondo del calcio, anzi dello sport intero si capovolga completamente dalla parti di Nottingham.

Il 6 Gennaio 1975, al termine di una dolorosa  sconfitta  proprio contro il Notts County, la dirigenza del Forest opta per l’esonero del manager Allan Brown chiamando al suo posto l’autocandidatosi Brian Clough.

Brian vantava già un discreto curriculum (appena tre anni prima  aveva guidato il Derby County fino alla semifinale di Champions League, persa in maniera piuttosto polemica contro la Juventus) ma era reduce da due pessime annate. L’esonero da tecnico del modesto Brighton, ma soprattutto l’ammutinamento di  Leeds, dove la sua esperienza durò appena 44 giorni ispirando il libro di David Peace “maledetto United” , l’avevano deluso. Quasi avvilito.

Turbato e con tanta voglia di rimettersi in discussione, decise d’imbarcarsi in questa nuova avventura fregandosene  di dover scendere di categoria  e persino di dover guidare gli acerrimi rivali dei “suoi amati” Rams.

Nonostante i crescenti problemi con l’alcool, il suo calcio restava visionario e tremendamente innovativo per  gli standard dell’epoca.

Nella stagione ‘76-‘77 porta i Reds in Prima divisione, arrivando meritatamente terzo alle spalle di Chelsea e Wolverhampton.

L’anno seguente partorisce il primo, prodigioso, miracolo sportivo. Il suo impianto di gioco è talmente avvolgente da riuscire ad asfaltare completamente tutte le avversarie di massima serie, andando addirittura a  vincere la First Division con ben 7 punti di vantaggio sul Liverpool.  

Sarebbe già una storia impensabile così, ma dal miracolo alla leggenda il passo fu breve. Il suo football è vincente a tal punto che nella stagione 1978-79  riesce a metter tutti in riga persino in Europa: il 30 Maggio del ’78 sotto le luci dei riflettori dell’Olympiastadion di Monaco alza al cielo la prima, clamorosa, coppa dalle grandi orecchie, dopo aver battuto di misura gli svedesi del Malmo.

Pazzesco, ma non è finita.

Nel 1980 dopo l’ennesima cavalcata furente, bissa il successo continentale. Stavolta in finale c’è l’Amburgo, e davanti ai 52 mila paganti del Santiago Bernabeu di Madrid, il risultato non cambia. Uno a zero. Segna Robertson al ventesimo ed il Nottingham festeggia la seconda Champions consecutiva.

Un fantasy inventato dal miglior scrittore di sempre.

Un sogno durato tre fantastici anni. Progettato nei dettagli dalla coppia di amici Clough-Taylor. 36 mesi in cui quel dannato binomio ha fatto impazzire la classe operaia del Nottinghamshire, portando il Forest  dalla oscura periferia calcistica al paradiso terreno.

Poi si sa, una volta toccato l’apice il difficile diventa  mantenerlo. Da quella notte spagnola nasce inesorabilmente il  suo-loro lento declino. Il Forest festeggerà comunque ancora due successi in coppa di Lega prima di eclissarsi oltre il tramonto.

Prima il doloroso divorzio, seguito dall’improvvisa scomparsa dell’amico- osservatore Peter Taylor. Poi la tragica semifinale di F.A. Cup disputata ad  Hillsborough, contro il Liverpool( dove persero la vita 96 persone) furono alcuni degli elementi che segnarono per sempre il suo umore condannando Brian ad un lento crepuscolo. Il manager dei prodigi non riuscì a salvare la squadra che retrocesse nel Maggio del 1993.

Clough venne esonerato al termine di quella sfortunata stagione, lasciando la panchina del City Ground dopo 18 , lunghissimi, anni.

Nel 2004 si è dovuto arrendere ad un cancro allo stomaco nella “sua” Derby e dal 2008 la sua statua (finanziata dai tifosi) capeggia nel centro cittadino di Nottingham.

Su Brian Clough sono stati scritti libri,  girati film e documentari; non ho la presunzione di aggiungere altro. Ha riempito la bacheca del club con due Champions League, uno scudetto e due coppe di Lega. Ha stabilito un record probabilmente ineguagliabile: l’unica squadra a vincere più Champions che campionati nazionali.  Ha lanciato uno dei miei idoli giovanili (Roy Keane ) e solo per questo dovrei essergli  grato. Infine ha fatto molto, molto di più. Ha creato un precedente per tutti noi pallonari. Ha dimostrato che si può vincere con il lavoro, la passione  e la bravura senza per forza avere il portafogli pieno di sporchi rubli. Non possiamo far altro che sperare che da lassù possa sentire il nostro sentitissimo GRAZIE!

Ah, per la cronaca: se s’imbocca l’A 46 da Nottingham in direzione sud, verso Londra, la prima grande uscita autostradale è  solo dopo 27 chilometri; Sapete qual è?  Leicester … qualcosa vorrà pur dire!

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