I numeri e le parole ai tempi di Thiago Motta
“Oggi non siamo competitivi per la A, serve più qualità e per mettere più qualità dobbiamo investire”, questo il discorso lapidario, espresso da Thiago Motta, dopo la vittoria in rimonta contro l’Utrecht il 2 agosto. Un grido forte di allarme che giungeva dall’Olanda che coniugava un filo di preoccupazione e una forte determinazione per i suoi obiettivi, per la mancanza di un terzino sinistro e degli esterni alti sinistri, con Orsolini e Dominguez che non davano segnali chiari sul rinnovo, mentre su Schouten c’erano le prime avvisaglie dell’interesse del PSV (che di lì a poco ne acquisirà il cartellino). Per Arnautovic possiamo dire solo che è stato un capitolo a parte, in uscita.
Cosa è cambiato dal 2 agosto
Da quell’esternazione, forte e determinata, possiamo dire che è cambiato il mondo rossoblù: gli ingressi di Ndoye, Karlsson, Kristianssen, Calafiori e Saelemaekers (di questi ultimi tre manca solo l’ufficialità), hanno ridisegnato la squadra, la rosa e probabilmente la filosofia di gioco dell’allenatore italo brasiliano: un gruppo che poteva essere un attimo meno manovriero, ma capace di creare strappi e giocare in velocità, con la ricerca della profondità, grazie anche ad una batteria di esterni capaci di fornire grande tecnica (e aumentare l’imprevedibilità) agli schemi di attacco del Bologna.
Lo stato dell’arte odierno
Il mercato in poco più di 3 settimane, quindi, dall'”esternazione di Utrecht” ha virato decisamente su un progetto di rivoluzione già probabilmente “licenziato” e approvato da Saputo (anche se facendo i conti non è detto che un “mini rientro”, alla fine, non ci sarà), e in questo progetto mettiamo anche i “toni forti” usati da Claudio Fenucci, nel ventre dell’Allianz Stadium, ai microfoni di DAZN.
Una rivoluzione fatta di acquisizione di tanta qualità in molte parti del campo (dove gli interpreti sono stati Giovanni Sartori e Marco DI Vaio), ma che parte da un signor allenatore che non si lascia intimidire da nulla e nessuno e non le manda certo a dire, contagiando, in questo suo modo di essere, anche la dirigenza rossoblù.
E gli esempi, di quanto sopra scritto,in questo mercato non sono pochi:il declinare la possibilità dell’approdo a Bologna di Bernardeschi, il no espresso a più riprese su Doig e Terzic, “rei” per il conducātor rossoblù di aver più gamba e meno capacità di costruzione, rispetto ai suoi desiderata.
Chi parla e chi ascolta
Il verbo Mottiano, costruito sui risultati e non sulle “chiacchiere e distintivi”, ha dato legittimazione al nostro allenatore nell’interne stanze di Casteldebole, per cui, quando parla, si tende ad ascoltarlo e ad accontentarlo, visti i giocatori che stanno entrando dal cancello del Centro Tecnico, coerenti con il “Thiago pensiero” di gioco.
E se a Torino c’è stata una prova di forza espressa dalla sua squadra, nonostante il gruppo fosse ancora largamente imcompleto, c’è da dire che solo la vittoria è mancata, per un pasticciaccio di natura arbitrale. Ma andando oltre all’errore di Di Bello, la forza del gruppo guidato da Thiago è stata palese, come palesi sono le sue capacità assolute nel guidarlo.
(Fonte: Massimo Vitali – RdC)
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