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My dire My – Don Davide, ora pro Nobis – 21 Gen

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Sinceramente non ricordo, alla mia veneranda età con la memoria non arrivo fino a lì; figuratevi che faccio fatica a rammentare cosa è successo stamattina, provate ad immaginare poi se riesco a ricordare quello che è successo l’altro ieri e per di più al 26° del primo tempo, quando al Water Sport Centre Dall’Ara si stava giocando Canottieri Napoli contro Rari Nantes Bononia, con acqua dappertutto e campo ridotto ad una piscina a cielo aperto; e nonostante Giove Pluvio, i Nostri undici “pallanotisti” ben figuravano di fronte ad una delle pretendenti alla futura Champions League e tutto questo era di buon auspicio. Dagli spalti volava giù di tutto, verbalmente parlando, e forse il clima da guerriglia urbana invogliava lo strappo al bon ton. Forse. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato che Ballardini…….al 26simo……

Per provare a capire il mio stupore bisogna fare un passo indietro, di un giorno, e ritornare alla conferenza stampa di Sabato, pre partita di rossoblù contro azzurri. La sala stampa di Casteldebole sembrava una sacrestia con Don Davide che officiava e rispondeva alle domande dei “giornalisti” fedeli, con serafiche parole di conforto e speranza, in questo nostro momento di grande sofferenza; il suo era un autentico invito alla “pacificazione”, alla “reductio ad unum”, un ritorno al genuino concetto di fratellanza, in una commistione di profondo sentimento fra curva e squadra, lasciando alle spalle ogni livore separatista, riportando tutto sotto l’ottica di un’amorevole comunione d’intenti: la salvezza finale e il mantenimento della Serie A. Il Nostro Pastore insomma era un esempio di fulgida integrità morale e, con un tono rassicurante e curiale, dava di sè un immagine di moderno apostolo agonista, di parroco di altri tempi, con la parola “perdono” fra le labbra….

E poi …e poi…..vai Te a sapere che imboccate le scalette che portano al campo, Don Davide smettesse il clergyman e attingesse a piene mani dalle tasche raudi e bomboni e si trasformasse in un autentico capo ultras, fischiando a più non posso e sbracciandosi come un mulino a vento! Credo che a pochi sia sfuggita la scenetta, dopo il secondo goal di Bianchi, dove il Reverendissimo Mister era addirittura entrato in campo e, come una locomotrice, aveva “stantuffato” i suoi pugni verso il basso, accompagnando coi gesti il suo “Dai, Dai, dai”, verso il redivivo Rolly, che stava per essere canonizzato dall’ecclesia del tifo curvaiolo, per la seconda perla di giornata.

Ma in questi concitati momenti, in questo clangore di urla e incitamenti, nell’orgasmo cosmico di un match di rara intensità, anche un uomo pio  e devoto può smarrire la retta via e dimenticare i più sani principi, lasciandosi travolgere dalle torbide passioni animalesche che albergano in ognuno di Noi: così al 26°, in un momento di altissimo delirio emozionale, dai precordi del Nostro timorato di Dio, parte un “sacramento”, una espressione blasfema, insomma un “bestemmione”, udito e annotato quale infrazione dagli uomini della Procura Federale a bordo campo, che “procurano” la sospensione del Mister rossoblù per un turno, il prossimo, quello contro la Samp, lasciando la panchina al suo vice.

E allora mai come in questo caso potremo dire:”Venga il Tuo Regno (che di nome fa Carlo), così in campo come in panchina”.  Ora pro Nobis, Don Davide, ora pro Nobis e grazie per questo pareggio che sa di vittoria.

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