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Napoli-Bologna: il calcio all’improvviso

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La prestazione migliore dall’inizio della stagione forse no, viste le disattenzioni difensive e i gol presi, ma sicuramente la seconda dopo quella contro la Roma. I rossoblù hanno messo in campo quasi tutto per portare a casa un risultato importantissimo dal San Paolo, con Inzaghi che si è guadagnato la riconferma proprio grazie alla prova dei suoi ragazzi, che per l’ennesima volta hanno confermato di stare col mister.
Il piano partita di Inzaghi era chiaro già vedendo gli 11 in campo: difesa posizionale bassa, linee molto strette per non concedere spazi e interpreti molto alti per sfruttare le palle inattive. La scelta di riproporre De Maio e Dijks è stata dettata sicuramente per sfruttare al meglio i calci piazzati, che si sono rivelati decisivi nell’economia del match.

Come detto alla vigilia, il Napoli è una delle squadra che attacca meglio l’area avversaria, con ben 5 uomini ad occupare tutti i corridoi di gioco. Ancelotti ha scelto di far riposare Fabian Ruiz, proponendo dal primo l’ex Verdi. Simone, agendo nel mezzo spazio di sinistra, doveva lasciare spazio alle sovrapposizioni di Ghoulam, mentre sulla destra l’ampiezza era gestita da Callejon, con Mertens che occupava il mezzo spazio destro, con Milik unica punta. Gli azzurri, però, hanno trovato fin da subito delle difficoltà a proporre il loro calcio, sia per demeriti loro, che per la bravura dei rossoblù, e di Inzaghi, che ha preparato perfettamente il match. I ragazzi di Ancelotti si schiacciavano troppo sulla stessa linea, trovando maglie strettissime e poche soluzioni. In zona palla erano il più delle volte in inferiorità e la mancanza di profondità, visto il baricentro molto basso dei felsinei, ha tolto ogni tipo di imprevidibilità al Napoli. Quasi tutte le azioni dei partenopei, nascevano con una costruzione molto elaborata, ma si concludevano quasi per caso, proprio perchè Inzaghi ha scombinato i piani del suo mentore Ancelotti, che non è riuscito a trovare contromisure efficaci nel corso della partita.
Ho titolato “Il calcio all’improvviso” proprio perchè abbiamo visto cose che ci aspettavamo in estate, ma che i rossoblù non sono mai stati capaci di mettere in campo. La fase difensiva è stata quasi perfetta (il quasi è per la mancata uscita di De Maio e Pulgar sul tiro di Mertens), ma soprattutto abbiamo visto il Bologna giocare a calcio con il pallone tra i piedi. In primis i felsinei hanno messo sul prato del San Paolo più coraggio, partendo palla al piede anche dalla propria area, cercando un disimpegno più complicato ma più efficace; gli interpreti, poi, hanno finalmente giocato ai loro livelli. Il migliore è stato indiscutibilmente Poli, che è stato decisivo in ogni zona e in ogni fase di gioco, prendendo per mano il centrocampo dopo prestazioni non all’altezza. Poi è resuscitato Pulgar. Il cileno ha mostrato la tranquillità e la gestione dell’anno scorso, tornando quel giocatore interessante che potrebbe essere parecchio utile alla causa. E’ difficile comprendere la pochezza delle sue prestazioni in questo girone di andata, ma il Pulgar che conoscevamo fin dall’anno scorso, è il Pulgar del San Paolo: bravo e attento a chiudere gli spazi ai suoi lati, e veloce e intuitivo nel gestire il possesso di palla, dando i tempi alla manovra.
La manovra, appunto, che Inzaghi ha deciso di valorizzare proprio nella partita più difficile del campionato sulla carta (dopo quella di Torino contro la Juve). In fase di costruzione i difensori hanno sbagliato pochissimo tecnicamente, aiutati da un movimento costante che ha sorpreso il Napoli, soprattutto in fase di transizione. Più di una volta si sono concretizzate ripartenze interessanti dei rossoblù, con Santander che veniva in appoggio a Pulgar, che a sua volta verticalizzava per Palacio, con le due mezz’ali che puntavano la profondità. Questa attenzione al possesso palla come unica via per mettere in difficoltà il Napoli, Inzaghi l’ha ancor di più sottolineata mettendo Nagy al posto di Svanberg, affiancandolo a Pulgar per tenere il pallone più tempo possibile.

Ottime le intuizioni di Inzaghi, quasi perfetta la prestazione dei suoi ragazzi, peccato per quell’episodio finale con un non perfetto Skorupski sulla conclusione di Mertens. Ripartire da qui è d’obbligo, anche se ci si chiede come sia possibile un tale ritardo nel vedere del calcio vero. Forse mancava la consapevolezza, ma al San Paolo si sono viste cose molto interessanti. Meglio tardi che mai.

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