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Napoli-Bologna, Marino Bartoletti: “Tutti stanno ancora aspettando un guizzo dei rossoblù, per la salvezza servirà dare una scossa all’ambiente”

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Giunge al termine il 2018, anno avaro di soddisfazioni per i colori rossoblù. L’eco delle polemiche post Bologna-Lazio non accenna a placarsi, amplificato dall’“assordante” silenzio societario, che alimenta la fiamma del malcontento popolare, diventato ormai incendio. In un clima di forte tensione, i rossoblù chiuderanno il girone di andata a Napoli, con una sfida dall’esito (sulla carta) scontato. Per fare il punto sulle due squadre abbiamo contattato Marino Bartoletti, bolognese d’adozione e ospite fisso della trasmissione “Radio Goal” di Radio Kiss Kiss, che ci ha concesso un’intervista esclusiva (qui potete trovare la seconda parte) sul match delle 18 al San Paolo (e non solo…).

Dopo i due punti ottenuti contro Milan e Parma, è arrivata la battuta d’arresto contro la Lazio di Simone Inzaghi che, con il minimo sindacale, ha portato a casa l’intera posta in palio. Secondo lei, che cos’è cambiato rispetto alle precedenti partite?

“Come ha detto Inzaghi, quei due punti fanno il paio con qualche punto perduto prima. Ma non si può vivere di pareggi. Tutti stanno ancora aspettando un guizzo che purtroppo non è arrivato. C’è il rischio di chiudere il girone d’andata con una quota di punti abbondantemente al di sotto di quella richiesta per la salvezza, che resta difficile da raggiungere a meno che non avvengano cose molto importanti, in grado di dare una scossa d’ora in avanti all’ambiente. Sinceramente non so di chi sia la responsabilità e nemmeno come vanno suddivise le eventuali colpe”.

Il problema è rappresentato solo dal divario tecnico o c’è di più?

“Io sinceramente non credo che Inzaghi possa fare molto più di così. Certamente in qualche partita c’è stata un’abulia che ha lasciato perplessi. Bisogna però vedere se cercare di fare di più, nelle ultime partite, avrebbe comportato il rischio di ottenere di… meno. Certamente è una situazione molto complicata: io all’inizio dell’anno dicevo che il Bologna non può continuare a vivere nel limbo di un campionato senza stimoli, ma non mi auguravo che lo stimolo fosse il rischio della retrocessione, che a questo punto diventa molto concreta e da non trascurare”.

Dopo le partenze di Verdi e Di Francesco il Bologna ha perso qualità, oltre a buona parte delle certezze difensive, complice l’addio di Maietta. Quali potrebbero essere, secondo lei, i giocatori che attualmente mancano al Bologna?

“Guarda, sinceramente non invidio chi dovrà mettere a posto questa rosa, perché non saprei veramente da dove cominciare. Beppe Viola diceva che non si può vivere sempre con 37.1 di febbre, perché non si muore, ma non si sta neanche particolarmente bene. Il mio parroco, invece, diceva che quando hai sbagliato ad abbottonare il primo bottone della veste, diventa poi un problema abbottonare gli altri. Non so quali e quanti siano i bottoni da abbottonare, però ho l’idea che la veste vada rifatta in buona parte”.

Alla luce di questo, ha in mente qualche nome che potrebbe fare comodo al Bologna?

“Dirò una cosa abbastanza scoraggiante: poche volte ho visto aggiustare una squadra al mercato di gennaio, se non il Sassuolo qualche anno fa. Temo quindi che si dovrà proseguire con quelli che già ci sono: non riesco a immaginare dove poter mettere le mani. Potrei dirti una punta che nel girone di ritorno faccia 12-13 gol, ma non so se esiste in natura, né se la si può comprare. Secondo me è tutto il mood che va rifatto e questo non può che farlo l’allenatore”.

Questa punta da 13 gol nel girone di ritorno non potrebbe essere Santander, coadiuvato da una seconda punta di qualità come può essere Sansone, viste anche le difficoltà di Palacio?

“Naturalmente sì. Però che Palacio arrivasse a 36 anni lo si sapeva grosso modo già quest’estate. Continuo a non capire quale sia stato il progetto, da osservatore ottimista spero che ci sia e che qualcuno lo metta in pratica, prima o poi. Che poi Inzaghi ha solo qualche anno in più di Palacio, tanto varrebbe che si allenasse lui (ride, n.d.r.)”.

Dopo aver incontrato due persone per lui importanti come Gattuso e suo fratello Simone, ora Inzaghi si scontrerà contro un’altra persona fondamentale per il suo passato come Ancelotti. Che partita si aspetta che sarà quella tra i due, visto anche il forte carico di emozioni in gioco?

“Ancelotti è stato, per certi versi, anche il suo maestro. Il problema non saranno tanto le emozioni, ma il fatto che il Napoli ha una squadra fortissima, piuttosto arrabbiata e motivata, soprattutto dopo i recenti avvenimenti. Mi chiedo come questo piccolo carrarmato possa competere contro l’esercito nemico, e questo mi sconcerta e mi scoraggia un po’. Il girone d’andata è finito, dire che devono continuare a lavorare è legittimo, però non puoi neanche pensare che sia il punto che puoi raccogliere a Napoli a cambiarti la stagione. Bisogna riflettere su tante cose non belle viste nel girone d’andata e voglio sperare che quello di ritorno sarà fantasmagorico, ma lo faccio solo con il cuore, non con la ragione”.

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