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Bologna

“Ode a Federico Agliardi” di Diego Costa

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La Redazione 1000 Cuori ringrazia Diego Costa per la costante collaborazione, che si accresce oggi con questo articolo che va in controtendenza con quanto si legge e si sente sulla stampa ed in televisione. Un’ennesimo scritto di qualità e di spessore che va nella direzione del nostro sito che, come da logo, è “Sempre per Unire  Mai per Dividere”.


Ode a Federico Agliardi

Banti ha fischiato la fine da pochi minuti. La delusione è grande quanto lo è stato l’orgoglio di vedere in campo una squadra così. La reazione istintiva porta tutti nella stessa direzione. Al minuto 120, Federico, hai fatto un errore che in questo mondo di esseri perfetti è stato giudicato imperdonabile. Io stesso, lo ammetto, ho imprecato. Ma ho cercato anche una giustificazione, c’era Cambiasso a infastidirti. Poi, a mente fredda, rivedendo le immagini… Hai sbagliato. Federico, scrivo a te. Molti vorrebbero la tua testa. Molti auspicano l’arrivo di un altro portiere. Di sicuro – quando hai le spalle coperte – tu stesso esprimi il meglio. All’inizio di quest’anno ti ho difeso dall’ingiustificato astio di quelli che solo un anno fa invocavano te titolare e Gillet riserva. La verità è che tutti sbagliano, tu, Jean Francois, Viviano e gli altri. Sbagliano i difensori (che dire del tuo omonimo danese?), sbagliano i centrocampisti e gli attaccanti. Se sbaglia il portiere, però, si ritrova solo più degli altri. Del resto si ha l’uno: la solitudine dei numeri primi..

Sapessi Federico quanti prima di te sono stati i numeri 1 discussi, in maglia rossoblù… Vado a memoria: Santarelli, che per fortuna prendemmo Negri… Poi dopo Carburo, Vavà Vavassori, che era bravo, ma nelle partite importanti mancava un po’… e dopo di lui Amos Adani, Sergione Buso, eroe della finale di coppa Italia col Palermo, eppure bocciato (lui ogni tanto lo ricordava con dolore) per aver sbagliato una partita! E ancora Tarzan Mancini, Maurizio Memo, Zino Zinetti, Rossi e Boschin, amati e odiati. Il compianto Pazzagli tornò dopo aver vinto tutto, col Milan, ma anche lui finì sul banco degli imputati. Bianchi sopravvisse una sola stagione, in C con Cadè, se ben ricordo; di Cusin ho davanti agli occhi certe mattane (in uscita) ma anche quando si voltava verso la curva e mandava tutti a quel Paese. Meglio è andata ad Antonioli e a Pagliuca ma tra loro non dimentichiamoci di Sterchele, altro estremo ” mal sopportato”
Anch’io, pieno di adrenalina, martedì sera, “chiedevo la tua testa”, calcisticamente parlando s’intende. Poi ti ho pensato, là, al Meazza, seduto sulla panca dello spogliatoio, prima di fare la doccia, mentre ti sfili i guanti e li sbatti dove capita. 
Mi sono visto la scena. Ho persino messo idealmente un sottofondo musicale: “Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata…” Ho pensato a te, che sei un bravo ragazzo, che per impegno non sei secondo a nessuno… E a come ci si possa sentire anche il giorno dopo, quando i giornali titolano “Bologna gagliardo“. 
No, tutte quelle belve che sanno tutto e che non sbagliano mai, lì fuori, non lo sanno. Non lo sanno come ci si sente. Non sanno che il giudice più severo di sè stessi è la coscienza. Non puoi neanche goderti questo risarcimento morale, la consolazione. Perchè chissà quante volte avrai rivisto dentro di te il film di quell’attimo che fugge… e che vorresti avere il rewind e la pause… ma non ci sono. 
Caro Federico, questo volevo scriverti. 
Chi ha giocato a pallone, chi è stato in uno spogliatoio almeno una volta, questo stato d’animo l’ha conosciuto. Perciò volevo dirti che anch’io sono stato sopraffatto, nel momento esatto della beffa, dalla rabbia. Ma ora è tutto finito. Nel calcio si vince e si perde tutti insieme.
Non è una frase fatta. Non è retorica. E’ così.

Diego Costa


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