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Panagiotis Kone si ritira dal calcio giocato

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“Traversone di Garics…al volo! Che gol! Koné ha fatto un gol strepitoso!” .Questa la primissima reazione di Maurizio Compagnoni alla rete di Panagiotis Kone, in quel Napoli-Bologna che è passato alla storia non solo come uno degli exploits più significativi ed inaspettati dei rossoblù al San Paolo, ma soprattutto perché ha regalato alla serie A e a tutti gli esteti del mondo del calcio un gioiello di rara bellezza, che gli è valso l’inserimento tra i finalisti al Puskas Award come uno dei gol più belli dell’anno. E ci mancherebbe altro. Un gol alla Pinilla, un gol tanto incosciente da valerne la pena, un gol da cineteca, da playstation, uno di quelli che “se ci riprovi cento volte finisce in curva”. Sfida accettata, Bologna-Sampdoria, 1 settembre 2013. L’azione è identica a quella di Napoli, Garics serve un altro cioccolatino a Kone che non si fa pregare e scaraventa il pallone in rete, di nuovo, in rovesciata, deliziando tutti quei bolognesi che a Napoli non avevano avuto la possibilità di assistervi direttamente.

Si ritira oggi dal calcio (non disperate, ha già annunciato di voler intraprendere la carriera da allenatore) un giocatore che a Bologna non ricordiamo solamente per gol d’autore, tecnica sopraffina o gesti balistici, ma per la generosità, l’attaccamento alla maglia e la professionalità che – da sempre – ne hanno contraddistinto la carriera. Curioso come si possa passare dall’essere idolatrato dai tifosi a subirne le ire al termine di quella maledetta stagione 2013-2014 che segnò la retrocessione dei felsinei. Kone, diventato capitano della squadra una volta partito Diamanti, si presentò davanti al blocco di ultras chiedendo scusa e mostrandosi visibilmente affranto, sintomo di come quella maglia se la fosse cucita a doppio filo, nonostante tutto. Qualche anno dopo raggiungerà il suo amico e compagno Alino Diamanti in Australia, al Western United, ricomponendo quella coppia che in rossoblù aveva regalato innumerevoli gioie e fatto ammattire più di qualche difesa avversaria, ricordando sempre con piacere l’esperienza bolognese, non nascondendo mai un comprensibile rimorso e una dolce nostalgia per ciò che poteva essere, ma che non è stato, in termini di risultati sportivi.

Panagiotis Kone è stato questo per Bologna e per i suoi tifosi: un fedele accompagnatore in uno dei momenti più bui della storia rossoblù, un misto tra profonda classe, tecnica e – soprattutto – grande cuore, dote che, a Bologna, non passa mai in rassegna, a prescindere da impensabili gol in rovesciata. 

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