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PiùStadio – Tutti i britannici in rossoblù

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Nel vero segno dello slogan “We Are One”, il Bologna ha accolto alla sua corte una molteplicità di giocatori e membri di staff e società provenienti da ogni angolo del mondo. Come riportato sulle colonne di Stadio da Davide Centonze, dall’Olanda al Cile, passando per Brasile, Danimarca e Senegal, queste sono solo alcune delle etnie che attualmente sono in forza ai rossoblù, con la Serbia al “comando” delle truppe, insieme ad un argentino (Diego Gabriel Raimondi, ndr). Nonostante la multi etnicità rossoblù, mai nessun giocatore britannico ha vestito la casacca del Bologna salvo in un’occasione, in cui i fatti non andarono proprio nel verso giusto. Due sono i nomi che hanno tentato di portare al successo i felsinei, non scozzesi come il prossimo acquisto Hickey, ma provenienti sempre da oltre Manica.

Sotto le due Torri alla fine degli anni ’50, il calcio non regalava troppe soddisfazioni: il duo composto l’allenatore Anton Cargnelli e il direttore tecnico Pietro Genovesi non funzionava a dovere, allorché verso la fine del girone d’andata Renato Dall’Ara scelse di ripartire dal britannico Edmund Crawford. Pochissima esperienza internazionale per il nativo di Filley, conosciuto in Inghilterra per la sua carriera calcistica divisa tra Scarborought Town, Halifax Town, Liverpool e Leyton Orient, che contribuì però alla salvezza rossoblù, ripetendosi nella stagione successiva con un settimo posto finale che non gli valse però la riconferma.

Il secondo britannico, nato nella capitale ma ancora meno incisivo di Crawford, fu Percy Walsingham. Con il Bologna egli disputò solo qualche partita in Coppa Emilia, torneo istituito per supplire all’assenza del campionato causata dalla prima guerra mondiale, senza entusiasmare né società, né tifosi. Discorso diverso per le sue esperienze successive dove, con il Genoa, conquistò anche uno scudetto da protagonista nel 1915.

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