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Polvere di stelle: GIANCARLO ANTOGNONI- 31 mar

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II PUTTO DI FIRENZE

Si presentò sulla ribalta accarezzando il pallone con tanta morbida classe da far gridare al miracolo: il grande Rivera, che andava incontro al tramonto, aveva pronto l’erede. Una profezia che Giancarlo Antognoni non onorò mai del tutto, anche se attinse vertici assoluti di arte del pallone. In una cosa eguagliò senza dubbi l’illustre predecessore, e fu il ruolo di eterno discusso. Finché arrivò la conquista dell’alloro mondiale, nel 1982 in Spagna, a tacitare anche le voci contrarie più ostinate, suggellando una grandezza peraltro universalmente già riconosciutagli fuori dei confini. Giancarlo Antognoni era nato il primo di aprile del 1954 e lo scherzo al destino lo aveva fatto lui, divincolandosi alla vita con un fisico perfetto, armonico e potente insieme, nato per esaltare l’arte del pallone. Le prime fortune le trovò in Piemonte, ad Asti, dove proprio il 1° aprile del 1970,al compimento del sedicesimo anno, esordì in D nell’Astimacobi. Fu subito gol e fu subito spettacolo,per la natura1ezza della corsa e della battuta, per il lancio pulito e calibrato, per l’esplosiva violenza del calcio, soprattutto su punizione. Un regista nato. Di più: un interno completo. Se lo aggiudicò laFiorentina,pa gand ouno sproposito per i tempi, e non dovette mai pentirsene per via dell’amore che subito divampò tra il giovane “putto” del pallone e la tifoseria,ricambiato con una fedeltà a prova di bomba. Eletto giocatore simbolo del riscatto viola, rappresentò la ricchezza e il limite del club per lunghe stagioni, durante le quali la resistenza alle sirene miliardarie di grandi come Juventus e Roma fu determinata e incrollabile e pagata al prezzo di una povertà assoluta di conquiste:alla fine non restò in mano all’amatissimo idolo che una Coppa Italia, nel 1975. Poté consolarsi con l’affetto della folla (alla sua passerella d’addio, il 25 aprile 1989,quarantamila tifosi in piedi lo acclamarono commossi) e soprattutto con la maglia della Nazionale, consegnatagli a vent’anni da Fulvio Bernardini, Ct innamorato dei”piedi buoni” e fermamente intenzionato a farne la pietra angolare della ricostruzione azzurra dalle macerie di Germania ’74. Lunga fu la strada e irta di polemiche, fino al trionfo di Madrid, mancato nell’ultimo atto per l’ennesimo sberleffo della sfortuna, una distorsione alla caviglia rimediata in semifinale contro la Polonia. Il segno di un rapporto tormentato con la sorte. Nel 1978 una fastidiosa tarsalgia gli recise le ali ai Mondiali in Argentina, il22 novembre 1981 un terrificante scontro con un ginocchio del portiere genoano Martina gli frattura la tempia sinistra, per quattro mesi di stop. Il12 febbraio 1984 un contrasto con Luca Pellegrini della Sampdoria gli procura la frattura di tibia e perone:un anno e mezzo di fermo. Chiude la camera in Svizzera, due stagioni al Losanna, prima di tornare all’ovile viola come dirigente-bandiera. Nel suo pedigree,73 partite e 7 gol in azzurro, 57 reti in 341 presenze in Serie A.

Carlo Felice Chiesa

(Calcio 2000 n°16)

 

Foto di apertura: Antognoni in azione contrastato da Tardelli in un Fiorentina-Juventus.

 

Foto a lato: Un primo piano di Giancarlo Antognoni con la maglia della Nazionale Italiana.

 

 

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