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Polvere di stelle: NILS LIEDHOLM – 19 mag
IL BARONE
Rudolf Kock, selezionatore della Svezia vincitrice alle Olimpiadi 1948, sentenziò: «Una squadra con undici Liedholm sarebbe imbattibile». Nils Liedholm era nato a Valdemarsvik, in Svezia, 1’8 ottobre 1922. A dodici anni entrava nel suo primo club, il Jàmvàgsgatan (“la Strada della ferrovia”), in cui si praticavano vari sport. Un giorno Adalfsjar, maestro di calcio, prese in cura il lungo e segaligno Nils: «Mi faceva calciare scalzo: bagnava il pallone per renderlo più pesante, era il pallone di cuoio con il laccio, guai a colpire la palla da quella parte. Tornavo a casa con le caviglie gonfie e i piedi che sanguinavano.
Erano torture. Ma il maestro diceva che solo così potevamo acquisire il carattere che aiuta uno sportivo a superare il dolore». Nel 1943 arriva il primo club importante, lo Sleipner di Norrkóping. Tre stagioni in B, poi, dopo i primi rifiuti, il si al Norrkóping, il principale club cittadino, che gioca in A. È il 1946. In due stagioni, 40 partite e 22 reti, due titoli e l’esordio in Nazionale, a Copenaghen contro la Danimarca. Ma anche una vita durissima, nel dilettantismo svedese. Diplomato ragioniere, Liedholm lavora di giorno in uno studio di consulenza fiscale e alla sera corre al campo ad allenarsi. Arrivano le Olimpiadi 1948.
La formazione svedese fa piazza pulita, Liedholm gioca all’ala sinistra ma, come sostiene il suo Ct, potrebbe giocare ovunque. I giocatori sono assediati dalle offerte di club italiani. Gunnar Nordahi, il centravanti, parte per il Milan; l’anno dopo toma con la squadra in tournée e i dirigenti riescono a far firmare a Liedholm un contratto di 10 milioni. Nasce il Gre-No-Li. Sono anni da leggenda, il Milan dei punteggi da favola. Liedholm gioca alle spalle dei due connazionali: mediano, regista arretrato, centrocampista incursore, un “cervello” instancabile, per la straordinaria resistenza atletica (eccezionale il fisico, 1,83 per 82 chili) e illuminato dalla classe purissima. Due i suoi segreti: la passione per la preparazione fisica e la tavola di legno che pretendeva sempre sotto il materasso: «È il modo più semplice ed efficace per avere sempre, anche in età avanzata, il busto ritto». La sua classe era memorabile: «Una volta ebbi un applauso lungo cinque minuti, a San Siro: avevo sbagliato un passaggio dopo anni. La mia prima stecca nella Scala del calcio. Era tale la novità, che mi applaudirono tutti». Il Milan vince quattro scudetti e due Coppe Latina, tre volte arriva secondo. Col tempo Liedholm diventa il libero davanti alla difesa.
Lo chiamano “il Barone” per la classe del suo gioco e per l’aver sposato una baronessa piemontese. Nel 1958 la Svezia per il Mondiale in patria richiama i nazionali ostracizzati per l’impiego professionistico all’estero. Liedholm è il capitano, a 36 anni guida la Svezia in finale, dove porta in vantaggio i suoi, prima di cedere alla favolosa banda Pelé. In tutto, arriva a 23 presenze e 11 reti in Nazionale. Nel 1961 il presidente Rizzoli lo scongiura di continuare, ma lui preferisce abbandonare e dedicarsi all’allenamento. In rossonero ha giocato 359 partite, con 81 reti.
Guida i ragazzi del Milan, preludio a un’altra, gloriosa carriera, come allenatore, che lo vedrà pioniere della “zona” e vincitore di due scudetti storici: il decimo del Milan (1979) e il secondo della Roma (1983).
Carlo Felice Chiesa
(Calcio 2000 n°21)
Foto di apertura: La Svezia del 1958: in piedi Liedholm, Simonsson, Axbom, Skoglund, Gren, Parling. In ginoccho: Gustavsson, Svensson, Bergmark, Hamrin, Borjesson.
Foto al centro: La copertina del primo album edito dalla Panini di Modena ove troneggia la foto di Liedholm.
Foto in basso: Il francobollo emesso dalle poste Svedesi in suo onore.
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