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Polvere di stelle: SANDRO MAZZOLA – 17 feb

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IL FIGLIO DELLA GLORIA

A un certo punto, l’etichetta di figlio del leggendario Valentino divenne quasi ingombrante. Sandrino Mazzola era nato 1’8 dicembre 1942 a Torino, dove il padre era il leader della squadra granata destinata alla storia. Presto i genitori si separarono, lui restò col padre, facendo da mascotte nelle partite casalinghe. Quando l’aereo della squadra si schiantò a Superga aveva appena sei anni. Si ricongiunse alla madre, a Cassano d’Adda, e al più giovane fratello Ferruccio e cominciò presto a sentire il richiamo del sangue per la sfera di cuoio. I primi calci nella Milanesina, la squadretta dell’oratorio, e l’interessamento di Benito Lorenzi, compagno di Nazionale del padre, che fece “ingaggiare” Sandrino e Ferruccio come mascotte dell’Inter tricolore di Foni, furono l’anticamera del provino per i colori nerazzurri. A quattordici anni Sandrino entrò a far parte della grande famiglia, ma a diciannove si sentì snobbato dai tecnici e andò a Torino col patrigno, Piero Taggini, a chiedere invano un provino granata all’ex presidente Ferruccio Novo. Due mesi dopo, per protesta, Moratti mandava in campo la squadra ragazzi per la discussa ripetizione della partita con la Juventus, il 10 giugno 1961, concedendogli l’esordio, condito dall’unico gol (su rigore) dell’ 1-9 finale. Helenio Herrera mise gli occhi su di lui e lo convinse a cambiare ruolo: non più centrocampista di regia, ma interno di punta, a sfruttare le rasoiate del suo dribbling.

Un’altra presenza nella stagione successiva, poi il lancio in prima squadra. Scontento della lentezza di Maschio, il Mago lancia il ragazzino dal cognome esagerato e nasce una stella. I suoi dieci gol sono un viatico per il primo scudetto della Grande Inter e il mondo del calcio scopre che Valentino Mazzola ha lasciato un degno erede. Esile e agile, con uno scatto bruciante e un controllo di palla perfetto, diventerà celebre nel mondo per alcuni gol sensazionali: su tutti, il primo segnato al Vasas Budapest, in Coppa dei Campioni, 1’8 dicembre 1966, dopo aver scartato in un fazzoletto d’area cinque giocatori. Il 1° maggio 1963 esordisce in Nazionale, 3-0 al Brasile di Pelé. Capocannoniere nel 1965, un periodo di appannamento, in coincidenza col tramonto nerazzurro e con un calo fisico, prelude al cambio di ruolo.

Nel 1969-70 il ritorno alla base di Boninsegna lo arretra a centrocampo, Heriberto Herrera lo impiega da mezz’ala e i risultati sono eccellenti, anche se in Nazionale daranno vita a uno stucchevole dualismo con Rivera, sfociato nella “staffetta” di Messico 1970. Prima però, col titolo europeo nel 1968, aveva partecipato alla rinascita azzurra. Diventa il “boss” della squadra. Intelligente e scaltro, dotato di personalità in rilievo, è l’anima dell’Inter anche negli anni Settanta, in cui la sua classe e il suo senso del gioco rappresentano il fulcro della manovra. Dall’era Moratti a quella Fraizzoli, il suo palmares comprende 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Considerato il “padrino” nerazzurro, si ritira nel 1977, con 417 presenze e 116 gol in campionato e 70 e 22 gol in azzurro.

Carlo Felice Chiesa

(Calcio 2000 n°22)

 

Foto di apertura: Sandro Mazzola in maglia azzurra contro la Turchia. 

Foto a lato: Un primo piano di Sandro Mazzola con la maglia della Nazionale.

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