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Primavera, l’analisi del momento di crisi

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Fonte: Bologna FC

Cosa sta succedendo alla Primavera? Una domanda lecita che affligge molti appassionati di calcio bolognese e che, forse, meriterebbe una risposta. 

È doveroso premettere che giudicare il momento di una squadra meramente dai risultati è un esercizio che dà una visione indubbiamente parziale dei fatti. E il discorso aumenta ancora di più di importanza se la formazione in questione è una giovanile. L’obiettivo è e resta, come dichiarato dal responsabile del settore giovanile del Bologna Emanuele Marchetti, la crescita dei giocatori e non i risultati. In altre parole, una squadra giovanile, in particolare una Primavera, può dirsi soddisfatta qualora portasse un numero consistente di giocatori in prima squadra. 

Fatta questa fondamentale premessa, però, restano i risultati del campo e la classifica. La crescita psicologica dei giovani calciatori passa anche dai piazzamenti che vanno ad ottenere in campionato. 

Ma il penultimo posto in campionato non è un risultato accettabile. Il Bologna non può permettersi di retrocedere. Le ragioni vanno ad intersecarsi, innanzitutto, con il blasone che porta con sé la maglia rossoblù e poi, questo fondamentale, la crescita dei giocatori passa soprattutto dal confronto contro altre grandi realtà e, quindi, una mancata permanenza nel campionato Primavera 1 complicherebbe non poco la progettualità della società.

Un equivoco tattico

La riflessione da portare è legata al modo di stare in campo dei rossoblù. Andiamo a vedere qualche dato. I felsinei vengono da una striscia di sei gare consecutive senza vincere. Un momento complicato che può essere spiegato anche da una difficoltà evidente nel confrontarsi con determinati sistemi di gioco. 

Il 4-3-1-2 proposta da Mister Vigiani appare, ormai, pressoché un diktat. L’allenatore toscano l’ha adottato per la prima volta nella sconfitta contro il Lecce nell’11a Giornata. Da lì in avanti il sistema di gioco è variato solo in due occasioni, due momenti agli antipodi di una stagione che, finora, ha vissuto più di ombre che di luci: nella vittoria in casa della Juventus e nella rovinosa sconfitta subita per mano dell’Inter. 

Il tentativo, ammirevole, fatto dal tecnico è quello di creare un’identità di squadra ben definita anche per far fronte ad una problematica evidente: il Bologna paga una grave penuria di esterni offensivi. In rosa il Mukelenge, ala sinistra, può essere impiegato in quel ruolo naturalmente. Ma il francese, dopo un inizio di stagione da titolare, ha perso il posto con il cambio di modulo. 

Questa, al momento, incolmabile mancanza ha di fatto costretto Vigiani a virare sul famigerato 4-3-1-2 che, però, non sta dando i risultati sperati. Il Bologna subisce sempre e troppo da quelle squadre che attaccano con il tridente e i numeri lo dimostrano. 

Nelle ultime sei gare senza vincere i ragazzi di Vigiani sono riusciti a portare a casa il pareggio solo contro le squadre che giocavano con un attacco a due: il Cagliari, con il suo 4-3-1-2, e il Monza, con il suo 3-5-2. Nelle altre quattro partite, tutte terminate con una sconfitta, gli avversari si schieravano con il 4-3-3 o, solo nel caso del Lecce, con il 3-4-3.

La sofferenza patita dai terzini rossoblù è stata la Spada di Damocle che ha condannato i felsinei in questo periodo nero. In tre delle quattro sconfitte subite nell’ultima fase del campionato il Bologna ha terminato la gara con uno dei due terzini ammoniti. Segno inequivocabile della gestione complicata di una fase difensiva sempre in grande affanno sulle corsie laterali.

Andiamo a vedere un esempio recente. Il gol del 2-0 subito contro il Lecce pochi giorni fa. La rete è, innegabilmente, un colpo d’alta classe di Daka, ma è come nasce l’azione a dover preoccupare.

L’istantanea al momento del lancio di Burnete parla da sola. I due centrali, Diop e Svoboda, sono attratti magneticamente dal pallone e lasciano una prateria alle loro spalle. Baroncioni, giustamente, non è in linea con i compagni ma attende in copertura. Dovendo recuperare il centro dell’area scoperto, il terzino del Bologna non può accorgersi dell’arrivo di Daka alle sue spalle e quindi, quando arriva il cross, non ha il tempo di affondare l’intervento e si vede costretto a tentare un recupero in extremis vanificato dallo splendido stop a seguire dell’attaccante del Lecce. L’errore sta sicuramente nel tentativo di anticipare l’azione operato dai due centrali, ma ciò che risulta evidente è la difficoltà da parte del centrocampo bolognese di occupare il campo in fase difensiva. Una problematica, questa, su cui Vigiani dovrà riflettere perché la continua sofferenza pagata nelle ultime giornate non fa presagire niente di buono.

Problemi difensivi

Il Bologna è la terza peggior difesa del campionato. Dati alla mano, la squadra di Vigiani ha subito una mole di reti impressionante: 46. Solo Frosinone, 50, e Monza, 47, hanno fatto peggio. 

Ma ciò che fa più impressione è la frequenza. Fatta eccezione per la prima giornata, i ragazzi di Vigiani non hanno mai fatto clean-sheet. 

La spiegazione di questo dato non può essere imputata semplicemente ad una ragiona tattica, ma sta in un insieme di fattori. Alcuni giocatori non stanno rendendo come ci si aspettava, soprattutto fra difesa e centrocampo, e questo chiaramente complica il compito del tecnico. Nella prossima gara in programma, lunedì contro la Fiorentina, i rossoblù dovranno fare a meno di Baroncioni squalificato. Al suo posto dovrebbe giocare Kongslev, classe 2006 arrivato a gennaio. 

Il crocevia contro la Viola è fondamentale. Ormai sbagliare non è più concesso e il Bologna dovrà fare l’impossibile per uscire da questo turbine di risultati negativi. 

Perché retrocedere non è e non può essere un’opzione. 

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