Bologna FC
RdC – Bologna, errori a catena – 6 feb
Da adesso, ci sarà un prima e un dopo, per sempre. Perché quando scrivi un record negli annali, ci resta fino a quando non lo batti. E ovviamente nessuno ha voglia di batterlo, l’1-7 rimediato dal Bologna sabato sera, peggior risultato di sempre tra le mura amiche del Dall’Ara. Roberto Donadoni non voleva certo entrarci in questo modo, nella storia del club. Ora che è successo, per usare un linguaggio caro all’allenatore bergamasco, bisogna essere capaci di guardare avanti per non ripetere certe figuracce. Per riuscirci, però, non si può fare finta che non sia successo niente: gli errori servono soltanto se si è capaci di trasformarli in una lezione, se si è bravi ad imparare dalle mancanze. Vale per i giocatori, che quest’anno sono stati ripresi più volte (meritatamente) dal mister per le leggerezze commesse, ma altresì per il tecnico. Perché è vero che con il Napoli si poteva perdere comunque, e che sul piano “ideologico” è apprezzabile l’idea di provare a giocarsela a viso aperto, ma il catenaccio era probabilmente la soluzione migliore per cercare di impedire l’attacco azzurro. L’esempio chiave poteva essere quello del Palermo, chiuso per tutto l’arco della gara nel precedente turno di campionato, ma bravo (e fortunato) ad ottenere un punticino. In realtà il progetto tattico di Donadoni era già fallito dopo sei minuti, tra marcature non chiuse a dovere sul primo gol di Hamsik e la semplice impossibilità di reggere il confronto sul piano della velocità nel 2-0. L’impressione è anche che, nell’immediato, il condottiero felsineo non avesse la percezione precisa di quanto pesante sia stata questa sconfitta, ben oltre i numeri impietosi. Le parole, infatti, del timoniere petroniano ai microfoni nel post partita hanno sorpreso tutti; lui che per tanto tempo non ha voluto attaccare gli arbitri, l’ha fatto per la seconda volta consecutiva. Ma a differenza di Cagliari, è difficile pensare che Massa possa aver condizionato un 7-1. Puntare sul fischietto, come afferma Doriano Rabotti (Resto del Carlino), è sembrato piuttosto un modo per sviare l’attenzione dalla squadra e da se stesso. Ora resta solo il futuro da scrivere, senza trascurare il recente passato.
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