Bologna FC
RdC – Quando la panchina non ha “l’oro in bocca” – 30 ott
Domenica sera la partita è stata decisa da una sua prodezza. Parliamo di Stephan El Shaarawy, che fa da pendolare fra campo e panchina, vista la presenza in organico di Perotti, Defrel e altri giocatori fra cui l’allenatore, Eusebio Di Francesco, pesca a seconda della bisogna. Ma la Roma, squadra attrezzata per provare a vincere lo scudetto, l’altra sera aveva in panchina giocatori del calibro di Naingolan e lo stesso Perotti, giocatori dal valore di decine di milioni, capaci con una giocata di risolvere la partita. Il Bologna non è la Roma e la sua panchina è dotata di buoni giocatori, ma che fin qui non hanno particolarmente inciso nel momento del bisogno (salvo Okwonkwo a Sassuolo), eccezion fatta per il portiere, Da Costa, che da sempre ha dato prova di estrema affidabilità. “L’undici” amalgamato da Donadoni (Mirante, Mbaye, Gonzalez, Helander, Masina, Poli, Pulgar, Donsah, Verdi, Palacio, Di Francesco) ha dato prova di ben figurare anche contro le grandi (vedi Inter) e vincere partite come contro la Spal, il Genoa e Sassuolo. Mai come in questo caso il vecchio adagio “squadra che vince non si cambia” si addice al modus operandi del Mister, che nella continuità ha costruito questi recenti successi, scrive Marcello Giordano nel suo articolo odierno. Ma la coincidenza “sfortunata” di un massiccio numero di infortuni e il trittico ravvicinato di partite (di cui due fuori casa e con tutte squadre di alta classifica) ha imposto rotazioni che hanno messo in luce quelle che sono le reali potenzialità della panchina rossoblù: Krafth, De Maio (che non adora la difesa a 4), Nagy, Krejici, Petkovic non hanno modificato l’inerzia delle partite disputate e, se si fa eccetto del goal contro la Lazio, una volta andati in svantaggio non si è saputo invertire la rotta di marcia e recuperare i matches. Fondamentale quindi recuperare i giocatori che sono incappati in infortuni: col Crotone ci dovrebbero essere Palacio e Taider (12 titolare acclarato) e probabilmente Torosidis, poi la sosta farà rientrare tutti, forze anche quell’Avenatti che fino a qui ha patito più di tutti e che farebbe carte false per sedersi su quella panchina: figuriamoci se poi fosse una maglia da titolare.
(Photo Valentino Orsini)
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