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Remo Freuler, il “cervello” del Bologna di Thiago Motta

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Ultimo giorno di mercato nell’estate 2023: tutti, a Bologna, aspettavano un nome. No, non era la punta. No, non era un altro terzino. Era Remo Freuler. Lo svizzero è arrivato a Bologna in parallelo al viaggio compiuto nel senso opposto – a Nottingham – da Nicolas Dominguez, e con la sua ufficialità si è aperta una nuova era: il Bologna di Sartori e Motta. “Perché”, direte, “lo scorso anno?”. Vero, ma la squadra dello scorso anno non era stata costruita dai due in simbiosi, come in questa stagione. Entrambi sapevano che, persi due interpreti come Schouten e Dominguez nel giro di due settimane – e cioè il centrocampo titolare – serviva un vero e proprio “professore” in mezzo al campo, e chi meglio di colui su cui l’Atalanta di Gasperini (e Sartori) ha costruito i suoi maggiori successi? Ora si parla di “nuova Atalanta” per i risultati, ma questo è il Bologna: la costante? Remo Freuler. 

Senza riflettori puntati, ma ugualmente fondamentale 

Alla domanda su chi avrebbe visto con un futuro da allenatore, Thiago Motta non ha esitato a fare il nome di Freuler. Lo ha spiegato proprio Motta il perché sono sempre centrocampisti: «[…] Il centrocampista deve partecipare in tutte le situazioni. Deve pensare all’attacco e alla difesa, per questo può avere un vantaggio, anche se non è detto». Nel Bologna è proprio Remo che incarna l’essenza del pensiero Mottiano – offensivamente, con il gioco in verticale, in orizzontale, o in copertura, come schermo difensivo – e non poteva essere altrimenti. Da quanto è stato convocato la prima volta – alla quarta giornata contro il Verona – il classe 92’ è partito quasi sempre dal primo. “Quasi”, appunto: tralasciando la Coppa Italia (turnover, ndr.), il Bologna senza di lui ha fatto fatica contro Torino e Lecce. Attenzione: “fatica” si intende nel gioco, quello bello e pungente del Bologna. Magicamente, con l’entrata di Freuler in ambo le partite, i Rossoblù iniziano a giocare e a segnare: bingo. Per Motta sono tutti bravi i suoi ragazzi, è nella sua indole non elevare nessuno al di sopra del gruppo, ma sa bene chi fa tremendamente la differenza nel suo gioco, e uno di questi è certamente Remo Freuler. 

Se gira Remo, gira il Bologna

Non c’era bisogno di apprendistato: Freuler in Italia si è consacrato, e quando ha iniziato ad ingranare – non dopo molto – anche il Bologna ha alzato i giri del motore. Contro il Napoli, ma soprattutto a Milano contro l’Inter, detta i ritmi della squadra sia in fase offensiva e sia in fase difensiva, risultando determinante nelle due prestazioni dei Rossoblù. Non ruba l’occhio, ma non importa. Il cammino prosegue spedito anche in nazionale, per questo Motta lo gestisce contro Torino e Lecce, inserendolo quando ha voluto cambiare le carte in tavola del match, e anche grazie a lui la squadra viaggia fluida a Salerno, ritrovando fiducia. È con la Roma che va in scena una vera e propria lezione magistrale del “professore”: presenza costante nella prima impostazione, proprio da un suo movimento e da un suo filtrante nasce l’azione del primo gol (senza dimenticare Sam Beukema, ndr.) ma sempre da lui nasce anche l’azione del secondo gol, vedere per credere. In aggiunta, presenza costante anche dietro: in ogni percussione offensiva avversaria il Rossoblù era spesso quello con la maglia numero 8. Le statistiche di ieri bastano e avanzano: partita da 7,5 per lui. Tecnica, attitudine, esperienza: questo è Remo Freuler, e il Bologna lo sapeva.

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