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REPUBBLICA: “Guidolin: io, Pioli e il calcio” – 30 mar

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Riproponiamo qui le domande più interessanti fatte dal sempre bravo Simone Monari di Repubblica all’allenatore dell’Udinese, Guidolin in vista dell’incontro odierno contro i rossoblù di Stefano Pioli.

Francesco Guidolin, ha sentito? Pioli ha appena rinnovato, rimarrà sino al 2015. L’ultimo a stare quattro anni fu lei, dal ‘99 al 2003.
“Non posso che augurargli tanta fortuna, che possa riuscire a programmare”
Un verbo che s’usa spesso ma si pratica poco.
«Beh, dipende. A Udine, e l’ho detto spesso, stiamo portando avanti un certo tipo di lavoro, in un ambiente sano. A Bologna credo si possa fare lo stesso».
Lei due anni fa fece 1 punto in 5 gare, con 4 ko iniziali. Pioli quest’anno ha perso 14 partite, 5 nelle prime 8, 7 nelle prime 10. Entrambi siete rimasti in sella.
«Sono segnali in controtendenza, Bologna non è Udine, nel senso che le pressioni sono superiori, c’è il peso del glorioso passato che si sente; qui a Udine il lunedì è un giorno come un altro, a Bologna no, ma Bologna resta ugualmente un posto dove si vive sempre con grande equilibrio, senza quell’esasperazione che fa ormai parte, da tempo, purtroppo, del nostro mondo».
Molti sostengono che Pioli le assomigli.
«Non so se mi assomiglia, di sicuro mi piace come persona, per come parla, per il suo equilibrio, e come tecnico. Merita davvero di allenare in una piazza importante come Bologna».
Si dice che siate simili anche come filosofia di gioco. Bravissimi, è la vulgata, a spegnere quello altrui.
«Ah, le etichette. Certo, se questa è vera è un complimento. Ma credo ci sia anche altro».
Diciamo che lei non è un cultore del fraseggio.
«Beh, sì, il possesso palla non mi entusiasma, prediligo altro, in effetti. Mi piace la velocità di gioco, l’intensità».
In questo lei e Pioli siete effettivamente vicini.
«Ma la cosa che conta di più è conoscere benissimo la propria squadra, e dunque farla rendere al meglio. La Fiorentina, per esempio, ha certe caratteristiche, un tasso tecnico elevatissimo, è normale che giochi in quel modo. Dipende sempre dal materiale a disposizione».
Come si conquista il rispetto dei giocatori. Dice Mourinho che il giocatore di oggi capisce subito che allenatore ha di fronte.
«Vero, i ragazzi sono avanti. Capiscono anche i momenti di debolezza e quelli di forza di un tecnico. Conquistare la loro credibilità è questione, naturalmente, di capacità, di competenze, ma anche di coerenza, che non vuol poi dire per forza considerare tutti allo stesso modo».
Perché Di Natale non è Maicosuel.
«Esatto. Ci vuole un buon manico, bisogna essere molto attenti alle situazioni del campo, occorre secondo me molta sensibilità, un aspetto di cui si parla di rado e che invece è decisivo».
Pioli si è legato al Bologna fino al 2015 e forse si è precluso una grande squadra. Un cammino che ricorda il suo.
«Io quand’ero giovane pensavo spesso alla carriera, ad andare in una grande. Quella chance non è arrivata anche se ci sono andato più volte vicino, penso all’Inter ma anche alla Juve. Col tempo ho capito che forse ci sono cose che valgono di più, per esempio poter lavorare su un progetto in un ambiente perfetto per me come è questo di Udine. Pioli è più giovane di me di una decina d’anni, vedremo, magari l’occasione gli capiterà più avanti».
A Bologna, ma anche altrove, si parla tanto di modello Udinese. È proponibile qui?

«Certo, ma bisogna attivarsi e avere pazienza, perché l’Udinese è partita vent’anni fa. Occorre puntare su una forte rete di osservatori, su un gran lavoro di scouting, per acciuffare quei giovani stranieri che non sono ancora esplosi e hanno quindi costi contenuti. E non bisogna avere paura di lanciarli nel grande calcio. A Udine credo sia più facile che a Bologna, ma alla lunga anche Bologna saprà apprezzare un lavoro così».
Un suo caro amico bolognese ci ha detto: Francesco ha il rimpianto di non essere stato capito a Bologna, una città che ha amato tantissimo.
«No, rimpianti non ne ho, quando sono arrivato a Bologna le cose andavano molto male e in quattro anni abbiamo costruito tanto e sfiorato anche la Champions League. E poi io a Bologna sono stato bene, tanto è vero che ci ho vissuto un altro anno anche quando allenavo il Palermo, purtroppo non sono stato raccontato per quel che ero, che sono. Ecco quel che mi ha amareggiato, perché io ho sempre avuto i tifosi dalla mia in tutte le città in cui son stato. Ma ho comunque bellissimi ricordi, per i risultati ottenuti, per l’ambiente nel quale ho vissuto».
Domani che partita si aspetta?
«Il Bologna è in forma, gioca bene e ha risolto la questione salvezza con quel filotto di tre vittorie. Quindi non sarà facile. Ma in serie A partite facili, diciamolo, non ce ne sono «.

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